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                            𝑨𝒎𝒆𝒍𝒊̀𝒆

«Allora? Come sta andando? Raccontami tutto ti prego, sto morendo d'ansia»
«Per ora tutto bene, il cibo è ottimo e Anna mi ha detto che secondo lei, gli sponsor hanno già deciso di contattare le reti televisive.»
«Sarebbe fantastico!» esclama e subito dopo, sento un colpo dall'altra parte della cornetta.
«Cosa stai facendo?» chiedo appiccicando il telefono all'orecchio.
«Aspetta un attimoTosh.. mpft ahaahah. Dai fermo!»

Oh.
Porca.
Troia.

Spalanco le palpebre appena sento degli schiocchi.
«Yuri.» asserisco sentendomi le orecchie andare a fuoco dall'imbarazzo.
«S-senti ti chiamo più tardi, mi raccomando fammi sapermh»
«Cristo santo!» attacco la cornetta prima che assista ad un porno telefonico.

Esco dal bagno e do una ravvivata ai miei capelli.
Da quello che ho capito, adesso suonerà un gruppo jazz.
Ma spero vivamente che nessuno mi chieda di ballare.
Dopo quello che è successo in quella cabina, mi devo ancora riprendere.

Dirmi quelle frasi nell'orecchio...
Idiota.
Crede sempre di tenere sotto controllo ogni mia reazione e per carità, da una parte è vero.
Ma ho cercato lo stesso di non demordere e di rispondere alle sue provocazioni con altrettante.
E il risultato è ottimo dato che da lì in poi, si è completamente ammutolito.

Per tutta la cena non ha fatto altro che lanciarmi delle occhiatacce cupe.
Come se ce l'avesse con me.
E io non ho potuto che trattenere dalle risate, facendolo imbronciare ancora di più.

Ma devo ammettere che mi infastidisce più del dovuto essere ignorata da lui.

Ritorno al tavolo che condivido con Rui, Anna, alcuni suoi collaboratori e John Herman, il quale mi tiene il broncio peggio di Rui.
Ma in fin dei conti non posso lamentarmi.
Ho già la tensione alle stelle per l'esito di questa serata, non sopporterei ulteriori bambinate.

«Ho detto di lasciare il dolce anche per te cara, vado un secondo a parlare con i collaboratori, a tra poco.»
Batto più volte le palpebre per la velocità in cui Anna ha parlato e annuisco mettendomi seduta.

Osservo a lungo il piatto davanti ai miei occhi e nonostante tutta quella panna sia invitante, ho lo stomaco chiuso.
Sbuffo allontanandolo da me e appoggio i gomiti sul tavolo.
«Non lo mangi quello?»
Alzo la testa e mi imbatto negli occhi di John.
È la prima frase che mi riserva, nonostante sia stato per tutto il tempo seduto davanti a me.
Scuoto la testa in segno negativo e lui ne approfitta per sorridermi e prendere il piatto.

«Mmh, questa panna è così soffice.» mugugna chiudendo le palpebre.
Evito di ruotare gli occhi e lo ignoro, guardando il brontolone alla mia destra.

Ha la braccia incrociate e la testa girata di lato.
Muove nervosamente un piede a terra e ogni tanto sbuffa.

Serro le labbra evitando di sorridere per il modo in cui è infastidito.
Sembra così docile.
Tipo un cagnolino in punizione.

Riporto gli occhi su di John e sussulto appena sento qualcosa toccarmi le labbra.
«Assaggia.» dice, con il cucchiaino pieno di panna spiaccicato sulla mia bocca.

Devono seriamente smetterla tutti quanti di spiattellarmi alimenti sulla faccia.

Mi allontano di scatto, ripulendomi subito dopo la bocca «Che diamine, John!» mi limito a guardarlo male, evitando di imprecare.

«Lasciatelo dire Herman, il tuo approccio fa cagare.»
Le palpebre di John si assottigliano e trafiggono colui che l'ha appena interpellato.

«Qual è il tuo problema, Kyruo?»
In tutta risposta, si limita a sorridere, ma conosco bene quel ghigno e non promette nulla di buono.

𝐂𝐎𝐂𝐎𝐍𝐔𝐓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora