Capitolo 26

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PUNTO DI VISTA DI DAVIS
Andavo a 180 kilometri all'ora.
Ero preoccupato per tutte quelle chiamate perse di mia madre.
Ogni tanto lanciavo un'occhiata furtiva all'orologio ed ogni minuto che passava ero sempre più nervoso.
Povero mio padre.
A quest'ora lo starà torturando.
Devo arrivare immediatamente a casa, altrimenti non oso immaginare cosa potrebbe accadere.
Non appena arrivai in villa, trovai tutte le luci accese.
Brutto bruttissimo segno.
Spensi il motore e deglutii a fatica mentre coraggiosamente dirigevo la mia mano verso lo sportello della Lamborghini .
Non appena lo raggiunsi feci un respiro profondo e l'aprii di scatto uscendo.
Alzai lo guardo e ammirai l'imponenza della mia villa.
" Ok, puoi farcela Davis!"
Dissi a me stesso cercando di auto convincermi.
Entrai e sentii la tensione nell'aria.
Era quasi palpabile.
Mi diressi verso l'ingresso e vidi mio padre che saliva le scale e mia madre che correva dietro di lui.
" John torna subito qui! "
Sbraitò lei.
Mio padre la ignorò e continuò a salire le scale.
" Non ti permetterò di ignorarmi! "
Urlò a pieni polmoni lei.
A quel punto mio padre si girò di scatto verso di lei.
" Lasciami in pace Lizzie! Mi hai rotto! Nostro figlio è grande e grosso, può tornare a casa a qualsiasi orario! Non sopporto questa tua mania di avere il controllo su di lui! Lascialo in pace! Non capisci che se continui così prima o poi scapperà e andrà a vivere da solo e magari deciderà anche di non venire a trovarci più? È veramente questo quello che vuoi? "
Urlò mio padre, mantenendo una postura autoritaria.
" No "
Disse debolmente mia madre prima di scoppiare a piangere.
A quel punto l'espressione di mio padre si addolcì visibilmente e scese le scale raggiungendola.
" È solo che lui mi avvisa sempre del suo orario di ritorno! Lo chiamo ogni ora perché sento costantemente il bisogno di sentire la sua voce, e oggi non mi ha risposto a nessuna chiamata e sono preoccupata.
Quando è uscito non ci ha nemmeno detto dove andava. I-Io non voglio che scappi da noi e che non venga più."
Disse mia madre singhiozzando.
" Secondo te non mi risponde perché ha deciso di scappare e di non tornare mai più? "
Chiese mia madre a mio padre guardandolo con quegli enormi occhi color argento pieni di lacrime.
Quegli stessi occhi che avevo io.
" Mamma sono qui "
Intervenni io, facendo capolino nel salone d'ingresso.
I miei si voltarono di scatto verso la mia direzione.
Mia madre si staccò dall'abbraccio di mio padre.
Si avvicinò dalla mia parte con le lacrime agli occhi.
Si tolse una scarpa con il tacco e urlò
" Lurido figlio di una puttana! "
Prima di lanciarmelo dritto in fronte.
" Cristo! Ma sei pazza? Potevi cavarmi un occhio!"
Urlai toccandomi la fronte dolorante.
" Io ti ho fatto ed io ti distruggo Davis! "
Urlò prendendo l'altro tacco pronta per lanciare un altro colpo.
Indietreggiai impaurito.
" Mamma calmati ti prego! "
Dissi con voce tremante per la paura.
Lei spalancò i suoi occhi color argento per la pura ira.
Diavolo sono così inquietanti!
Adesso capisco perché quando mi arrabbio Grace ha così tanta paura.
" Mi stai chiedendo di calmarmi? È dalle 3 che ti chiamo come una disperata e tu non mi hai risposto! Mi chiedi seriamente di calmarmi? Dammi una sola motivazione per cui debba calmarmi! Si può sapere dove diavolo sei stato? "
Mi urlò avvicinandosi pericolosamente a me.
Diavolo e adesso cosa le dico?
Sono ufficialmente nella merda.
" Sono stato con la mia ragazza"
Dissi tutto d'un fiato, chiudendo gli occhi e aspettando l'altro colpo di tacco.
A quel punto calò il silenzio nella villa.
Pensai: 'Sono già morto per caso? È così il paradiso? Con questo silenzio?'
Poi sentii un rumore sordo e aprii di scatto gli occhi.
Mia madre era rimasta lì, a pochi centimetri da me guardando il vuoto.
Aveva lasciato cadere il tacco per terra, era stato quello il rumore che avevo sentito.
Restò così per qualche secondo.
Io la guardai impaurito.
" Lizzie amore, ti senti bene? "
Disse preoccupato mio padre avvicinandosi a lei.
Dopo quelli che sembrarono secoli, inchiodò lo sguardo al mio.
" Con la tua ragazza? "
Sibilò così piano che capii a stento.
Ma cosa diavolo le era successo?
Si era calmata di colpo.
Non l'avevo mai vista così.
Continuava a battere le ciglia incredula.
Poi si voltò dalla parte di mio padre.
" Davis ha la ragazza "
Sussurrò piano e incredula.
Mio padre annuì sorridendole.
" Si amore, nostro figlio finalmente si è fatto fidanzato. Non sei contenta? "
Disse mio padre fiero di me.
Mia madre continuò a guardare il vuoto.
" Davis ha la ragazza "
Continuava a sussurrare mentre si dirigeva lentamente verso le scale scalza.
Io e mio padre la guardavamo stupiti.
Era come se fosse sotto effetto di morfina!
Era stranissima.
Quando sparì al piano di sopra mio padre fece un respiro di sollievo.
" Accidenti! Cosa le è preso? "
Chiesi a mio padre.
Lui fece spallucce
" È solo molto stanca. È una giornata intera che si danna per te "
Io abbassai gli occhi mortificato.
" Figliolo, sei stato veramente con la tua ragazza oppure te lo sei inventato per farla calmare? Sono tuo padre, a me puoi dire qualsiasi cosa "
Mi chiese lui mettendomi una mano sulla spalla.
Io scossi la testa.
" No papà, dico sul serio. Ho veramente una ragazza. È una relazione seria "
Dissi con tutta la sincerità e la serietà che avevo.
Mio padre sorrise e mi abbracciò.
" Sono così felice per te! Finalmente hai deciso di metterti la testa apposto. Non sai da quanto tempo io e tua madre aspettavamo questo momento "
Disse accarezzandomi le spalle.
" Posso farti una domanda papà? "
Lui annuì.
" Certo figliolo, chiedimi tutto quello che vuoi "
" Ma cosa ci hai visto nella mamma? "
Lui fece una risata amara e mi invitò a sedermi.
" Voglio dire, oltre al fatto che è bellissima. Si mantiene molto bene per l'età che ha. Sembra quasi una mia coetanea. Voglio sapere cosa ti ha colpito di più in lei. "
Lui si mise comodo nel divano e per qualche secondo rimase con lo sguardo perso nel vuoto pensando ai vecchi tempi.
" È iniziato tutto molti anni fà. Io avevo 22 anni e tua madre solamente 16. A quei tempi ero davvero un bel giovane. Molte ragazze mi venivano dietro, ma io ero....come dire....una specie di stronzo. Usavo le donne esattamente alla stessa maniera in cui usavo i fazzoletti. Le prendevo quando ne sentivo la necessità e poi le buttavo. A quei tempi insieme alla mia comitiva avevamo pure una specie di regola che non andava trasgredita per nessuna ragione: non potevi scopare con la stessa ragazza più di una volta. Praticamente dovevamo sempre cambiare, era vietato scopare con la stessa ragazza più di una volta.
Io era una specie di bullo. La nostra vittima si chiamava Charles Parker.
Ricordo che quel giorno ero al Central Park con i miei amici. E fu lì che la vidi per la prima volta.
Era estate. Non dimenticherò mai come era vestita.
Aveva un grazioso vestitino floreale, delle ballerine rosse abbinate al colore del vestitino, e per finire un cappellino di paglia per proteggersi dal sole.
Era abbastanza alta per l'età che aveva.
Non ti nego che la prima cosa che mi colpì in lei, fu il suo magnifico fondoschiena, dato che era girata. Ma fù quando si voltò che rimasi spiazzato.
Aveva due lunghissime treccine bionde che le arrivavano fino alla vita.
Un dolce visino delicato con due enormi occhi color argento spettacolari. Ti giuro figliolo, ho pensato seriamente che fosse un angelo. Mentre io ero intento ad ammirarla, i miei amici avevano incontrato Charles e avevano iniziato a prenderlo in giro. Io non smisi di staccare gli occhi da lei. Mi ero praticamente incantato. Mi era impossibile staccare lo sguardo dal suo. Ad un certo punto Charles urlò perché un mio amico gli aveva pizzicato il braccio. A quel punto tua madre si voltò di scatto verso la mia direzione. Mi si bloccò il respiro non appena i suoi occhi color argento incontrarono i miei. Restò lì immobile a guardarmi per qualche secondo. Poi la sua espressione cambiò. Aveva la fronte corrugata, e gli occhi a fessura. Iniziò ad avvicinarsi verso la mia direzione con passo deciso. Accidenti pensai. Di sicuro stava venendo da me per dirmi di smetterla di fissarla. Ma con mio immenso stupore mi oltrepassò lasciando una ventata di profumo paradisiaco. Si diresse verso i miei amici prendendosela con il più grosso.
" Tu " disse puntando il dito contro il mio amico.
" Ma non ti vergogni? Prendertela con uno più debole di te! Sai cosa sei? Sei solo un vigliacco ecco cosa sei! Dovresti vergognarti e farti schifo da solo"
Disse decisa al mio amico. Restai a bocca aperta. Non mi aspettavo che quella meravigliosa ragazza avesse così tanto coraggio e così tanto potere di far venire i sensi di colpa. Continuò a rimproverare i miei amici, ma io non capii nulla. Rimasi lì ad osservarla sbalordito. Non credevo ai miei occhi. Quel meraviglioso angelo si trovava a pochi centimetri da me. Ad un certo punto i miei amici se ne andarono mortificati ed io rimasi lì a guardarla.
A quel punto lei gli accarezzò il viso.
" Charles tesoro, cosa ti hanno fatto? "
Spalancai gli occhi! Lei lo conosceva!
" Nulla, non ti preoccupare, mi hanno solo dato un pizzicotto innocuo sul braccio "
Lei sospirò.
" Non devi permettergli più di farti una cosa del genere "
Lui annuì.
" Grazie Lizzie, non so come ringraziarti "
Lizzie! Che nome angelico pensai.
Lizzie Lizzie Lizzie Lizzie Lizzie ripetevo nella mente. Era il nome più bello che avevo mai sentito dire.
Lei gli sorrise e gli diede un bacio sulla guancia.
" Di nulla Charles, ci vediamo mercoledì " disse lei prima di voltarsi dalla mia parte.
Mi si bloccò di nuovo il respiro quando il suo sguardo incrociò di nuovo il mio.
" E tu smettila di fissarmi. Non sono un quadro in esposizione "
Mi disse prima di andarsene, lasciando di nuovo quella ventata di profumo divino.
A quel punto mi voltai deciso dalla parte di Charles e lo tempestai di domande.
" Sapeva il tuo nome, la conosci? "
Chiesi esitante.
Lui mi annuì con velocità.
" Si, l'ho conosciuta in Chiesa "
Disse nervoso massaggiando si il braccio dolorante.
" Mercoledì dove vi dovete vedere? "
Chiesi guardandolo dritto negli occhi.
Ero bisognoso di sapere, ero deciso ad incontrarla un'altra volta.
" Il Mercoledì andiamo al centro anziani, mentre il venerdì andiamo a trovare i bambini all'orfanotrofio.
Lei è la responsabile di questi incontri. Si chiama volontariato. "
Disse in tono sarcastico.
Quindi è una tipa Santa?
Mi ricordo che in quel momento mi si formò un sorriso malizioso.
Mmm mi piacciono le Sante, sono le più porche a letto pensai in quel momento.
E sai figliolo? Detto in confidenza è proprio vero.
Tua madre se la cava abbastanza bene a letto."
Disse mio padre facendomi un sorriso perverso.
Chiusi gli occhi per il puro disgusto.
" Papà, non mi interessa la vostra vita sessuale. Preferirei che evitassi di andare troppo nel dettaglio, grazie."
Lui rise di gusto prendendomi in giro.
" Comunque "
Continuò lui riprendendo il discorso.
" Chiesi a Charles se potevo partecipare anche io a quelle attività, e mi diede una risposta positiva.
" Certo, può partecipare chiunque"
Mi ricordo che a quella risposta mi si illuminarono gli occhi.
Una volta saputo l'orario ed il punto di incontro ci andai.
Ti dico la verità tesoro, all'inizio è stato troppo noioso. Non frequentavo molto spesso la Chiesa. L'unica ragione per cui continuavo a farlo era tua madre. Era davvero magnifico vederla sorridere quando faceva felice i vecchietti o quando giocava con i bambini all'orfanotrofio. Quando vedeva i suoi bambini e i suoi vecchietti le si illuminavano gli occhi. Dava tutta se stessa per renderli felici e per aiutarli. Ha sempre avuto un gran cuore. La sua passione era così coinvolgente che è diventata anche la mia. Anche io adesso adoro rendere felici gli altri e aiutare chi ne ha bisogno. Tua madre mi ha reso un uomo migliore."
Disse con sguardo innamorato.
Senza pensare dissi:
" Cos'è l'amore papà? "
Mi uscirono le parole da sole.
Lui mi guardò serio e mi sorrise dolcemente.
" Figliolo, l'amore è il sentimento più forte del mondo. L'amore presenta due facce. Una rappresenta la gioia ed una rappresenta la sofferenza. Se questo tuo amore viene ricambiato risulta la cosa più bella del mondo, mentre se invece, il tuo amore non viene ricambiato soffri. Io non riescono a spiegartelo. Non esiste una prova scientifica, devi provarlo sulla tua pelle per poter capire di cosa si tratta esattamente. Quando ti svegli la mattina e la prima cosa che pensi è lei. Quando guardi in continuazione un oggetto che ti è stato regalato da lei, o un oggetto che la rappresenti quale può essere una foto ad esempio. Quando conti i secondi che mancano per incontrarla. Quando prima di addormentarti lei è il tuo ultimo pensiero e speri di sognartela. Ma l'amore come ho già detto prima non è solo positivo, c'è anche negatività a volte. È anche quando ti svegli la mattina pieno di lacrime che hai versato la sera precedente per lei. Quando guardi triste una vostra foto dove avevate un sorriso raggiante e faresti qualsiasi cosa per rivivere anche solo per pochi secondi, quel momento felice con lei. Quando dopo una lunga giornata che ti distruggi pensando a lei, conti i secondi che mancano per tornare a letto e non pensare più a lei anche se sai che sarà quasi impossibile evitarlo. Quando non hai voglia di mangiare, di parlare, di uscire. Quando ad un certo punto non hai più voglia di vivere senza di lei e non fai altro che pensarla e piangerti addosso. Quando l'unica cosa che ti fa andare avanti è sperare di sognarla e di rivivere nel sogno tutti i vostri momenti felici. "
Rimasi totalmente accigliato.
" Ma perché tutti vogliono amare? "
Chiesi curioso.
" Oh figliolo, lo sai qual'è il simbolo dell'amore? "
Io annuii.
" Le rose "
Risposi sicuro di me.
"Esatto"
Rispose lui.
Io alzai un sopracciglio confuso.
" E cosa centra?"
Chiesi impaziente di sapere.
" Non c'è rosa senza spine. Per poter riuscire ad amare bisogna prima soffrire "
Io spalancai gli occhi.
" Appunto per questo, non capisco perché tutti vogliono trovare l'amore "
Lui sorrise quasi divertito.
" Noti che l'argomento ti interessa parecchio. "
Io cercai di mantenere un'espressione seria.
" È pura curiosità, nulla di più "
Lui scosse la testa.
" Farò finta di crederci "
Disse facendomi l'occhiolino.
" Te lo spiego con l'esempio della rosa.
Ti ho già detto in precedenza che per poter riuscire ad amare bisogna prima soffrire no? Vedila in questa prospettiva. Vedila come se tu fossi una piccola formica e che il tuo scopo è quello di trovare l'amore. Ma per trovarlo prima devi scalare una rosa gigante piena di spine a volte anche più grandi di te. Durante la tua scalata incontri molte difficoltà. Una volta che ti sei arrampicato su per la rosa, una volta aver speso tutto quel tempo, una volta esserti ferito a causa delle spine a volte anche più grandi di te, che ti hanno causato ferite molto profonde, arrivi finalmente in cima e raggiungi i petali chiusi ed una volta arrivato lì te ne freghi delle ferite, te ne freghi del dolore che hai passato, l'unico tuo pensiero è quello di usare tutte le tue ultime forze rimaste per aprire quei petali. Ti sforzi, usi tutte le tue energie, non t'importa di soffrire, non t'importa di morire. Perché sai che una volta aperto quel fiore potrai posarti sul centro e recuperare le forze. Potrai finalmente goderti la sua morbidezza, potrai respirare il suo magnifico profumo, potrai rimanere lì fino a quando non si sarà chiuso con te dentro fino a quando non diventerai tu stesso parte della rosa. Ma a volte una spina potrebbe essere troppo grossa da superare, una ferita potrebbe essere troppo profonda per farti continuare il viaggio. Un colpo di vento potrebbe farti cadere proprio quando sei quasi in cima. I petali potrebbero rifiutare di aprirsi, la rosa potrebbe appassire. E allora ti ritroveresti solo, vicino ad una rosa morente, senza riuscire a pensare di poter scalare un'altra rosa perché sarebbe troppo doloroso. E allora decidi di stare lì, aspetti che arrivi la primavera, aspetti che arrivi un miracolo, aspetti una qualsiasi cosa possa ridar vita a quella rosa, pur sapendo che magari non sarà più bella come prima, ma resterà pur sempre la tua rosa"
Rimasi incantato e sbalordito dalle sue parole.
Quindi è questo l'amore?
"Accidenti come sei profondo questa sera "
Dissi ironicamente.
Lui sorrise e poi si alzò.
" Vado dalla mamma che a quest'ora si sente sola. "
Disse dirigendosi verso le scale.
Io andai dritto a farmi una doccia veloce e poi mi andai a coricare.
Accanto al mio comodino c'era la foto mia e di Grace.
Era la stessa che avevo regalato a lei e la stessa che ha un posto d'onore nella scrivania del mio ufficio.
Mi sono fatto fare una terza copia.
La prima è quella che ho in ufficio, la seconda la tengo nella mia Lamborghini è la terza è questa che ho sul mio comodino, proprio accanto al mio letto.
Lo so, sono pazzo.
La guardo tutte le sere prima di addormentarmi, ed è la prima cosa che guardo non appena mi sveglio.
Ora che ci penso, mi rimbombano alla mente le parole di mio padre riguardo all'amore.
Io a Grace la penso in continuazione. Conto sempre i secondi prima di incontrarla e guardo sempre la nostra foto.
Da quando mi ha lasciato non ho fatto altro che pensare a lei.
Certo, non piangevo tutte le sere, però quando mi veniva alla mente un ricordo in particolare, scoppiavo a piangere lo ammetto.
Avevo perso la voglia di mangiare, avevo perso la voglia di uscire, avevo perso la voglia di parlare.
I miei si erano preoccupati molto.
Per i primi tre mesi mi sono praticamente chiuso in me stesso, non avevo più nemmeno voglia di andare a lavoro e la cosa era abbastanza grave dato che io adoro il mio lavoro.
Ma adesso che è tornata non m'importa delle ferite e del dolore che ho subito.
Io sono deciso di affrontare questa rosa.
La scalerò.
Sono determinato ad arrivare fino in cima a questa meravigliosa rosa e farò di tutto per aprire i suoi petali per scoprirne ogni particolare e voglio stendermi su di esso, riposarmi e inspirare il suo meraviglioso profumo.
Io sono così confuso.
Forse mi sono innamorato seriamente questa volta.
Di Grace.

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