Capitolo 10

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PUNTO DI VISTA DI GRACE
Scappai in lacrime da quella stanza. Una volta uscita sentii l'aria colpirmi, e mi resi conto che lì dentro mi sentivo quasi soffocata.
Mi copro con una mano la bocca per i forti singhiozzi.
La villa è molto grande, quindi trovai un angolo in fondo e decisi di sedermi per terra, avevo le gambe troppo molli, non reggevo più.
Mi rannicchiai in quell'angolo dimenticato.
Mi sento uno schifo. Mi sono comportata da troia.
Non posso credere di essermi lasciata andare così, di essermi fatta baciare e toccare da quel demone tentatore.
Piansi silenziosamente per un quarto d'ora, fino a quando dei forti rumori non attirarono la mia attenzione.
Era Davis che stava distruggendo la sua stanza dalla rabbia.
Era troppo, non potevo continuare a stare lì, avevo bisogno di andare.
Mi asciugai le lacrime con il dorso della mia mano e '' merda!" Esclamai ad alta voce. Mi è scolato tutto il trucco.
Decisi di andare in bagno a pulirmi il viso.
Non appena entrai, mi pulii per bene tutto il viso dagli ultimi residui di trucco e alzai lo sguardo verso lo specchio.
Ero cambiata. Non ero più la Grace di una volta, non capivo cosa mi stava prendendo.
Mi sentivo uno schifo, mi sono comportata da troia.
Non solo mi sono fatta sorprendere da Davis mentre lo facevo nel suo letto con il mio attuale fidanzato, ma mi sono lasciata trasportare da lui, permettendogli di baciarmi e di toccarmi.
Gettai lo sguardo altrove, non riuscivo a guardarmi nello specchio.
Quando notai qualcosa di familiare.
Aspettate un attimo. Io conosco questo bagno.
Mi girai e scrutai con lo sguardo tutto il bagno.
Ma si certo! Qui ci venni la sera dopo il ballo! Quando i Kyle ci invitarono per cena due anni fà.
Quando venni a lavarmi le mani e Davis si intrufolò, facendomi successivamente venire proprio in questo lavandino, in piedi, con la semplice maestria delle sue mani.
Gettai un sospiro rumoroso.
Adesso basta, troppi ricordi.
Devo urgentemente andarmene da qui.
Mi asciugai le mani e uscii dal bagno alla ricerca di Erik.
Percorsi tutti i corridoi fino a quando non vidi Erik finalmente.
Gettai un sospiro di sollievo e corsi dalla sua parte.
"Erik" esclamai con una nota di speranza nella voce.
Ma lui non si voltò.
"Erik" ripetei leggermente più forte per farmi sentire.
Lui si voltò di scatto e mise il cellulare in tasca.
Stava parlando a telefono con qualcuno.
Finalmente lo raggiunsi.
"Con chi parlavi?" Dissi fissando il cellulare che aveva appena posato nello smoking.
"Con mia madre" disse lui prendendomi per mano.
Io annuii distrutta.
Lo fissai e notai che il sangue non gli correva più.
"Quando sono uscito dalla camera di quel...come si chiama?" Disse con disprezzo e odio nei confronti del demone dagli occhi argentati che lo aveva preso a pugni.
"Davis" dissi io con voce debole appena udibile, guardando il pavimento e mordendomi il labbro inferiore per il nervosismo che stava tornando.
"Ecco quello. Quando sono uscito ho incontrato una gentilissima donna con un accento strano...era tipo Argentina che mi ha medicato le ferite"
Oh Rosita, che donna straordinaria.
"Senti Erik, sono stanchissima, ti dispiace se andiamo a casa?"
"Oh cielo, stavo per chiedertelo io, chiamo subito un taxi" disse prendendo il cellulare.
Una volta chiamato il taxi andammo dai miei ad avvisarli.
"Papà" lui si girò di scatto insieme a mia madre.
Appena si voltarono gli cadde subito l'occhio verso Erik.
"Oh cielo caro! Cosa ti è successo?" Esclamò preoccupata mia madre.
"È caduto dalle scale!" Improvvisai io.
Erik mi guardò con la fronte aggrottata ed io gli feci un sorriso falso.
Lui capì e fortunatamente resse il gioco.
"Si, sono caduto dalle scale durante il giro turistico della villa" disse lui.
"Oh povero ragazzo" disse mia madre dispiaciuta.
"Mamma, papà vi stavamo cercando per dirvi che stiamo tornando a casa, siamo molto stanchi."
I miei ci guardarono con occhi comprensivi e annuirono.
"Va bene tesoro, i Kyle capiranno."
Disse mio padre dandomi un bacio sulla fronte.
"Noi restiamo fino alla fine, mi sà che finiremo molto tardi come ogni anno, quindi ci vediamo direttamente domani mattina a colazione."
Ci annunciò tristemente mia madre.
"E mi raccomando" disse mio padre puntando un dito contro Erik
"Guai a te se ti trovo a dormire nel letto di mia figlia. Stasera quando torniamo vengo a controllare di persona. Ti tengo d'occhio ragazzo mio."
Disse mio padre ad Erik facendogli il segno con le dita sugli occhi.
"Papà" lo rimproverai io.
Ad Erik sfuggì una piccola risata.
"Non si preoccupi Mr. Bennet, non dormirò nello stesso letto di sua figlia stanotte."
Disse in tono educato.
Esatto, nonostante siano passati due anni, Erik dà ancora del lei a mio padre.
Erik mi mise il soprabito e ci dirigemmo verso l'uscita della villa.
Quando durante il percorso ci imbattemmo nei Kyle
" Grace! Dove state andando?"
Esclamò Lizzie trascinando il marito con sè nella nostra direzione.
" Stiamo tornando a casa" dissi io sorridendole educatamente.
" Già così presto " disse in tono leggermente dispiaciuto guardandoci con quegli enormi occhi argentati così magnifici e inquietanti allo stesso tempo.
Mio Dio, sono uguali a quelli di Davis.
Non riuscii a guardarla negli occhi.
In quegli occhi vedevo Davis, era come se mi stesse guardando lui.
Mi faceva troppa impressione.
Non riuscii a sostenere il suo sguardo e le mie palpebre iniziarono ad aprire e chiudersi in maniera veloce e guardai il pavimento.
" S-Si, Erik sta poco bene, quindi abbiamo deciso di concludere qui l-la serata"
Ecco, adesso iniziavo pure a balbettare, magnifico.
Loro annuirono di comprensione e ci lasciarono andare.
" Daccordo cara, adesso vi accompagno alla porta " disse lei volgendoci un sorriso dispiaciuto.
"Oh no, non dovete preoccuparvi, non vogliamo in alcun modo interrompere la vostra serata. Possiamo tranquillamente andare soli "
Dissi cercando di svignarmela.
Lizzie scosse la testa
" Assolutamente no! Insisto! "
Disse lei trascinando il povero John con se.
Arrossii per l'imbarazzo e una volta arrivati alla porta, ci salutarono calorosamente.
"Mi raccomando, tornate al più presto, siete sempre i benvenuti qui" disse Lizzie prima di andare.
Gettai un rumoroso sospiro di sollievo e salii sul taxi.
Durante il tragitto Erik ruppe il ghiaccio.
" Sai Grace, stavo pensando ad una cosa"
Mi voltai dalla sua parte
"Dimmi"
Lui fece un breve scorporo prima di rispondere.
"Mi è sembrata molto esagerata la reazione di Davis....insomma, capisco che abbiamo profanato il suo adorato lettino...pero si è arrabbiato anche troppo. Mi ha aggredito! Se l'è presa con me. Non è che c'è qualcosa che non mi hai detto? "
Accidenti. Quelle parole furono come un colpo al petto.
E adesso cosa dico? Accidenti come ha fatto a capirlo?
Devi trovare una soluzione Grace.
"Ma no, era ubriaco, se l'è presa con te perché non poteva prendersela con una ragazza..."
" Ci voglio credere " disse lui in tono quasi di rimprovero.
Passò una tranquilla settimana dall'ultimo incontro con Davis.
Durante le feste ebbi una strana fame, mangiai quasi quattro volte di più, senza nessun freno.
Cosa abbastanza normale durante le feste natalizie, ditemi voi chi è che si frena?
Questa mattina mi svegliai con una forte nausea.
Iniziai a realizzare che dovevo cercare di mangiare di meno.
Insomma, la nostra governante è un'ottima cuoca ma non è una buona giustificazione per abbuffarsi come se non ci fosse un domani.
Dopo aver vomitato la cena della sera prima, andai a farmi una bella doccia rilassante.
Oggi Erik si sarebbe completamente dedicato allo studio, ed è per questo che verso sera, dato che mi annoiavo, decisi di uscire a fare una corsetta.
Esatto, alle 9 di sera decido di andare a correre.
Avevo bisogno di movimento e di smaltire le numerose abbuffate.
Decisi di andare al parco.
Durante il tragitto iniziai a sentirmi la testa pesante.
Le gambe ad un certo punto iniziarono a tremarmi e la vista iniziò ad offuscarsi.
Mi sentii esageratemente debole e mi girava la testa.
Quando ad un tratto svenni e caddi nel prato.

Quegli occhi color argento 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora