Capitolo 11

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PUNTO DI VISTA DI DAVIS
Un altro contratto era stato concluso.
Erano mesi che aspettavo questo momento, sarei dovuto essere pienamente realizzato, e in parte in effetti lo ero, ma c'era un vuoto dentro me. Come un tormento. Questo tormento si chiama Grace.
Quale diavolo di incantesimo ha mai potuto farmi quella strega incantatrice.
La paragonerei alla Maga Circe.
Non riuscivo a togliermela dalla testa, nonostante lei mi abbia fatto del male io non riuscivo ad odiarla.
Non ci riesco proprio.
Però mi sono stufato di andarle dietro ed essere rifiutato.
Non mi sono mai abbassato a questi livelli con una ragazza.
A parte il fatto che erano loro a provarci con me, le rare volte che ero io a farlo nessuna ha mai osato rifiutarmi, e nei casi estremi che qualcuna ha osato rifiutarmi le ho snobbate senza pietà.
Non ho mai pregato una ragazza.
Ma con Grace era completamente diverso.
Lei era diversa.
Era quasi come se avessi a che fare con un'altra razza completamente diversa.
Lei era la mela proibita.
È stato questo a trascinarmi da lei forse, perché lei era la mela proibita e tutti sono attratti e tentati dalle cose proibite.
È stato forse per questo motivo? Perché lei è stata la prima a rifiutarmi quindi più mi respingeva più ero curioso di assaggiarla? O sarà stato altro.
Io non lo so, l'unica cosa che so è che il pensiero di lei mi tormenta.
Perché sono così dannatamente fissato con lei e non riesco a togliermela dalla testa da due fottutissimi anni???
Rendiamoci conto che non sono riuscito a farlo con nessun'altra perché non smettevo di pensare lei.
Spensi il computer e sistemai le mie cose.
Erano le 6 ed io avevo finito il mio lavoro.
Una volta uscito dalla mia azienda, mi diressi nel mio parcheggio privato dove mi aspettava la mia amata Lamborghini.
Non tornai a casa, andai in palestra a fare box.
Già era da diversi mesi che avevo iniziato un nuovo allenamento.
Avevo smesso di allenarmi su un sacco, adesso i miei pugni erano diretti a delle persone.
Ancora non ero molto pratico, però potevo dire di sapermela cavare abbastanza bene per essere ancora un principiante.
Mike era il mio allenatore.
Mi cambiai e mi precipitai nel ring dove Mike mi aspettava.
Non appena mi vide, sul suo viso si formò un sorriso caloroso.
Dopo due anni, eravamo diventati ottimi amici.
" Kyle!" Esclamò.
Si, mi chiamava per cognome.
" Pronto per l'allenamento? Oggi sarà molto rigido " mi avvertì.
Io gli feci il mio sorriso laterale.
" Sono sempre pronto " dissi fiero e sicuro di me stesso mettendomi in posizione.
Iniziammo l'allenamento.
Cavoli aveva ragione, era davvero rigido, iniziavo a riscontrare un pò di difficoltà ma io non mollavo.
Mike se ne accorse e si fermò di botto.
" Chi ti ha detto di fermarti? " Dissi arrabbiato per la sorpresa.
" Vedo che hai qualche difficoltà, preferisci che facciamo una pausa o che ci vada più piano? "
Lo fulminai con lo sguardo.
" Nessuna delle due, riprendiamo da dove abbiamo lasciato" dissi sputando un pò di sangue.
Era una cosa abbastanza normale ferirsi durante gli allenamenti.
Lui mi guardò un pò incerto prima di riprendere l'allenamento.
Verso le 8:45 uscii dalla palestra leggermente indolenzito e pieno di lividi.
Era una sensazione che in un certo senso mi piaceva.
Forse mi prenderete per masochista, ma a me piaceva provare dolore fisico e spingere il mio corpo al limite.
Mi rendevo conto che quel dolore non era nulla in confronto al dolore che provavo per la perdita di Grace.
Cercavo il vero dolore, aspettavo il giorno in cui mi sarei fatto così tanto male da superare il dolore che provavo per Grace.
Erano due anni che ci provavo, ma nulla, ancora nulla.
Nessun dolore fisico era minimamente paragonabile a quello che provavo per Grace.
A proposito di Grace, vediamo un pò dove si trova in questo momento.
Di sicuro sarà a casa a scopare con quella mezza cartuccia di Erik.
Scossi la testa per scacciare quel pensiero.
Presi il mio cellulare e localizzai la posizione esatta di dove si trovava Grace in quel momento.
Era al Central Park.
Perfetto, non sarebbe stato difficile nascondermi con la macchina e osservarla da lontano.
Mi ero ridotto così, a spiarla da lontano.
Arrivato vicino al Central park presi il mio binocolo e la cercai.
Stetti una cosa come tipo 40 minuti a cercarla.
Ma non la trovavo, eppure il mio cellulare non si sbagliava mai, doveva essere in quel punto esatto.
Decisi di scendere dalla macchina e avvicinarmi di persona.
Dopo minuti di ricerca non la trovai.
Stavo per tornare nella macchina quando un numeroso gruppo di persone attirò la mia attenzione.
Incuriosito mi avvicinai a quel gruppo di persone.
" Chiamate un ambulanza! " urlava la gente.
Era successo qualcosa.
Avevo un brutto presentimento.
" Una ragazza è svenuta! Presto fate presto! " Urlavano mentre agitavano i propri telefonini.
Qualcuno si era sentito male!
Decisi di andare verso quel gruppo per cercare di collaborare.
Se potevo aiutare qualcuno in difficoltà lo facevo, non ho mica un cuore di ghiaccio.
Mi misi in mezzo al gruppo cercando di passare in mezzo per vedere le condizioni della ragazza.
Una volta superato il gruppo di persone, mi trovai davanti a un grumulo di lunghi capelli dorati.
Mi venne una fitta al cuore quando capii che si trattava di Grace.
Non potevo credere ai miei occhi.
Cosa ci faceva alle 9 di sera da sola al Central park?
" Grace! " Esclamai prendendola in braccio.
"Piccola, svegliati ti prego." dissi dandole qualche colpo sul viso.
Non reagiva, iniziai ad agitarmi.
Per la prima volta in vita mia mi ritrovai in preda al panico.
" Ho chiamato un'ambulanza " disse un uomo.
" Ci mette troppo! " Scattai irritato!
" Da quanto tempo è che lo aspettate? " Dissi rivolgendomi a quell'uomo.
Lui mi guardò intimidito, evidentemente mi aveva riconosciuto.
"M-Mr. Kyle c-cosa ci fa qui?" Balbettò.
Si, evidentemente mi aveva riconosciuto.
" Rispondi alla mia domanda! " Urla al limite della pazienza.
Lui spalancò gli occhi impaurito e degludì rumorosamente.
" U-Un quarto d'ora signore "
Spalancai gli occhi.
" È troppo cazzo troppo! " Dissi senza aver io controllo di me stesso.
Allora decisi di prenderla in braccio e di alzarmi.
" Fatemi passare! " Sputai irritato.
" Ma dove crede di andare signore? L'autoambulanza sta arrivando"
" Non me ne frega dell'autombulanza! La porterò io in ospedale! "
Dissi cercando di farmi spazio tra la folla.

Quegli occhi color argento 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora