Capitolo 18

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PUNTO DI VISTA DI DAVIS
Avevo finto prima del previsto di svolgere il mio lavoro.
Picchiettavo con la penna la mia scrivania con lo stesso ritmo del ticchiettio dell'orologio.
Prima di pranzo io, mio padre, Logan e suo padre dovevamo avere una riunione.
Praticamente fra 10 minuti.
Mi voltai e ammirai dal mio 23esimo piano tutta Manhattan.
Mi sentivo potente.
Un giorno tutto questo sarebbe stato mio e di Logan.
Alle 11:30 in punto mi diressi in sala riunione.
Arrivato in sala riunione vi trovai solo mio padre.
" Dove sono i Bennet? "
Chiesi a mio padre.
Lui mi guardò con un espressione dispiaciuta.
" Mi dispiace figliolo, non sono potuti venire, è successa una disgrazia, per questo dopo pranzo ho deciso di mandare a casa tutti prima "
Lo guardai confuso.
" Cosa è successo? "
Chiesi esitante senza distogliere lo sguardo da lui.
Tutta la mia attenzione era dedicata a lui.
" La piccola Grace è stata pugnalata dal suo fidanzato "
Spalancai gli occhi.
All'inizio non riuscivo a crederci.
Ma quando il mio cervello metabolizzò quello che mio padre mi aveva appena detto non capii più nulla.
Uscii di corsa dalla sala riunioni.
" Dove vai Davis? "
Urlava mio padre alle mie spalle.
Il sangue pulsava a pressione.
Fui travolto da mille emozioni.
Non sapevo se gridare.
Dovevo trovare quella mezza cartuccia e farne di lui pasto per topi.
Finalmente dopo tre ore riuscii a localizzare la sua esatta posizione.
Non dimenticatevi che sono un abile stolker.
Mi diressi in quella che sembrava una piccola casa.
Mi accostai e aspettai che uscisse fuori quel sacco di merda.
Mentre aspettavo fantasticai in tutti i modi possibili in quali modi avrei potuto farlo a pezzi.
Ad un certo punto sentii dei rumori di piatti che si rompevano e di urla.
" Ti ho già detto chiaro e tondo che non voglio vederti mai più! Esci da qui con noi hai chiuso! "
Urlava una ragazza.
" Ti scongiuro lasciami spiegare "
Non appena sentii quella voce ne ebbi la conferma.
Era lui.
L'ho trovato.
Adesso lo faccio diventare una scatoletta di tonno.
" Non hai nulla da spiegare! Devi solo andare all'inferno e restarci! "
Continuò a dire la ragazza.
A quanto capii si stava litigando.
" Ti prego, lasciami almeno abbracciare un ultima volta Damon. Non hai il diritto di impedirmi almeno questo. "
Ah e così ha già un figlio?
Mi chiedo quante altre ragazze ha lasciato incinte a questo punto.
Figlio di puttana.
" Non sei nemmeno degno di nominare il suo nome! Lavati la bocca 100 volte prima di parlare di lui! Ti impedirò di vederlo. Adesso FUORI! "
A quel punto la porta si spalancò, e intravidi una donna minuta dai capelli rossi che spinse fuori quel sacco di merda.
" Ti auguro una morte atroce "
Queste furono le ultime parole della donna prima di sbattere la porta.
Mi si illuminarono gli occhi non appena vidi quello sterco di gallina cadere a terra a piangere rumorosamente.
" Adesso ti faccio piangere anche io "
Dissi in tono maligno scendendo dalla mia macchina.
Feci scrosciare le mie mani e il mio collo mentre mi avviavo dalla sua parte.
Lo presi per il collo e lo alzai.
" La mezza cartuccia sta piangendo"
Dissi sferrandogli un pugno nello stomaco.
" Che pena che mi fa "
Gli sussurrai all'orecchio.
Lui non si oppose, aveva un'espressione distrutta.
Si lasciò picchiare.
Lo buttai per terra.
" Che c'è non rispondi?! "
Gli urlai in faccia.
Lui restò impassibile e mi innervosii di più.
" Hai perso le palle? O non le hai mai avute? "
Gli dissi sferrandogli un pugno in pieno viso.
Lui non si difese.
Lo scossi.
" Rispondi maledetto "
Lui mi guardò con occhi spenti.
Con occhi di chi ha perso la speranza.
" Uccidimi ti prego "
Disse in un sussurro.
" Ho perso tutto, uccidimi pure me lo merito "
Sul mio viso spuntò un sorriso maligno.
" Dato che sono buono ho deciso di esaudire il tuo ultimo desiderio "
Gli dissi per poi esagerare con i pugni.
Ad un certo punto dal nulla disse:
" Tu la ami "
Mentre sputava sangue.
Io mi bloccai di colpo come se avessi ricevuto un pugno in pieno stomaco.
" Stai delirando, a quanto pare ti stai avvicinando all'inferno "
Dissi riprendendo quello che avevo interrotto.
" Dico sul serio. L'ho capito quando mi sono scopato Grace nel tuo letto. Non mi avresti picchiato in quella maniera se non te ne sarebbe importato "
Nella mente mi comparve il ricordo di quella scena e il sangue mi ribollì nelle vene.
Avevo perso il controllo.
Iniziai ad urlare di rabbia e a picchiarlo più forte di prima.
" Come hai osato farle del male! Cristo come hai osato!!! "
Urlai a pieni polmoni.
Ad un certo punto si spalancò la porta di quella casetta e la donna minuta dai capelli rossi uscì.
" Prova a fermarmi e giuro, quant'è vero che mi chiamo Davis Kyle che ti uccido, non m'importa che sei una femmina chiaro? "
Lei restò ferma e impassibile.
Fece un ghigno.
" Veramente non avevo nessunissima intenzione di fermarti, ero venuta per incitarti a continuare. "
Disse in tono freddo.
Rimasi quasi sbalordito dalla sua affermazione.
A quel punto la mezza cartuccia scoppiò a piangere come un bambino.
Mi venne pena e mi alzai.
" Togliti immediatamente dalla mia vista. "
Lui non ebbe nemmeno la forza di alzarsi.
" Adesso " dissi dandogli un calcio.
Lui dopo molta esitazione si alzò e andò via.
Sorrisi guardandolo allontanarsi.
Non sarebbe andato lontano, ho portato la polizia con me.
Mi voltai dalla parte della ragazza dai capelli rossi.
" Entra "
Disse secca.
La guardai male, ma poi mi decisi e entrai.
Era una casa modesta.
Molto piccina, ma arredata bene.
C'era l'indispensabile.
" Siediti pure "
Mi sedetti su una sedia.
" Cosa ti offro? "
La guardai, era molto minuta.
" Un bicchiere d'acqua liscia, grazie "
Lei alzò un sopracciglio
" Strano che un riccone come te si accontenti di un bicchiere d'acqua "
La guardai male.
Lei fece un ghigno e sparì in cucina.
Osservai meglio la casa.
Negli angoli dei muri c'era la muffa.
È molto povera.
Vive in una catapecchia.
Arrivò con il bicchiere d'acqua.
Mentre bevevo mi fissava.
Io feci finta di nulla, in fondo ci ero abituato.
So bene che la mia bellezza non passa inosservata alle donne.
" Noi due abbiamo una cosa che ci accomuna "
Disse dal nulla.
Io alzai un sopracciglio
" E sarebbe? "
Dissi posando il bicchiere.
" Rovinare Chad "
Aggrottai la fronte.
" Chad? "
Dissi confuso.
Lei mi annuì come se fosse ovvio.
" Chi è Chad"
Lei scosse la testa.
" Giusto, non lo sai. Non si chiama Erik, si chiama Chad...Chad Hill "
L'ultima parole mi fece seccare il sangue alle vene.
Hill!
" È il nipote di Tyler Hill? "
"Esatto"
Rispose lei.
" Maledetto figlio di puttana! Come ho fatto a non accorgermene prima! "
Lei sbuffò.
" Adesso non prendetela con te stesso e stammi a sentire me. Voglio farti da testimone. Voglio svelare davanti ad un giudice tutti i suoi crimini e voglio rovinarlo. Si merita l'ergastolo "
Mi chiedo come mai prova così tanto rancore nei suoi confronti.
A quel punto irruppe una piccola creaturina con un foglio.
" Mamma mamma. "
Disse alla donna.
" Guarda ho fatto un disegno per te "
Disse tendendole con i piccoli braccini un foglio.
Mi guardò male.
" Chi è ques'uomo? "
Disse alla donna.
" Un amico " disse lei.
Lui mi guardò con i suoi grandi occhi verdi come la donna e molto lentamente sul suo viso si formò un sorriso dolce.
" Piacere Damon "
Mi disse.
Io gli sorrisi.
" Ma che bel nome che hai, io sono Davis. "
Lui sorrise.
"Grazie, anche il tuo nome è bello! Mamma, mi posso chiamare pure io Davis? "
La donna scoppiò a ridere e anche io.
Poi Damon salì sul tavolino e mostrò il disegno a sua madre.
Aveva raffigurato quelli che sembravano omini.
Con il ditino iniziò a indicare chi fossero.
" Questa sei tu, mamma Madison. Questo sono io, e questo è papà Chad "
Mi si bloccò il fiato.
Adesso capisco l'odio che la donna provava nei confronti di quell'uomo.
L'ha lasciata sola con un bambino da crescere.
Che pezzo di merda.
" È bellissimo tesoro, bravo "
Disse la donna accarezzando il faccino paffuto del bambino.
" Adesso disegno pure il signor Davis, vado subito"
Disse saltellando nella sua cameretta.
Lei non ebbe nemmeno il coraggio di guardarmi in faccia.
L'atmosfera si era congelata.
Non capii perché ma sentii una sensazione strana al cuore.
Presi la sua mano.
Lei mi guardò con occhi lucidi.
" Ho fatto un figlio con un mostro, mi sono anche innamorata di quel mostro e mi sono lasciata trasportare nella sua merda. Adesso mi ritrovo a crescere da sola un bambino, senza un soldo. Che futurò potrò dare al il mio bambino? Non voglio che finisca come il padre "
Disse con voce roca, lottando contro la volontà di piangere.
Estrassi un assegno da 100.000 dollari dal mio portafoglio e lo posai sul tavolo.
Madison fissò l'assegno e quando si accorse del valore spalancò gli occhi.
" Ma...sei impazzito? Non posso accettare "
" Lo faccio per tuo figlio "
Lei lo prese e me lo porse.
" Sul serio, non posso accettare "
Lo presi e lo riposai suo tavolo.
" Si invece, fai una cosa, tienitelo. Se non riesci ad aiutarmi a rovinare Chad, sei libera di restituirmelo se ti fa star meglio. "
Lei stava per ribattere ma chiuse la porta.
Io mi misi il giubbotto e mi diressi nella porta.
" Aspetta. "
Disse prima che aprissi la porta.
Mi voltai dalla sua parte.
" Sei davvero un brav'uomo. Ti chiedo umilmente perdono da parte di Chad per tutto il male che ha fatto a te e ai tuoi cari "
La guardai con sguardo di ghiaccio
" Non devi essere tu a chiedermi perdono. Lui deve pagare per quello che ha fatto. "
Detto questo uscii da quella piccola casa.
Mi diressi direttamente in ospedale.
Riuscii a pagare abbondantemente un'infermiera che mi permise di andare da Grace per qualche minuto.
Erano le 2 di notte, quindi la pagai profumatamente.
Entrai nella sua stanza e vidi che Megan dormiva accanto al letto di Grace.
Mi avvicinai piano al letto di Grace, cercando di non svegliarle.
Mi seccò il cuore quando vidi che era attaccata a mille tubi.
Era piena di lividi e il suo battito cardiaco era debole.
Mi inginocchiai e quasi mi venne da piangere a vederla in quelle condizioni. Mi chiesi se il bambino avesse subito danni.
Presi una sua mano piccina tra le mie grandi.
Erano fredde come il metallo.
Le avvolsi tra le mie per riscaldarle.
Era pallida in viso.
Nonostante tutto, rimaneva bella da mozzare il fiato.
" Oh piccola "
Mi sfuggì.
" Odio il fatto che questa volta non sono riuscito a salvarti dalle grinfie di quella razza maledetta "
Sussurrai così piano che a stento mi sentii.
Mi erano rimasti pochi secondi ormai.
Le accarezzai il viso e le posai un bacio leggero sulle labbra.
Dopodiché me ne andai.
PUNTO DI VISTA DI GRACE
Sentivo molto dolore.
Sulle braccia, sul petto, sulle gambe e soprattutto sull'addome.
Aprii lentamente gli occhi e mi ritrovai in una stanza d'ospedale buia.
Avevo dolore dappertutto, non potevo muovermi.
Accanto al mio letto c'era Megan.
Non volevo svegliarla, ma avevo molta fame.
" M-Megan sussurrai debolmente.
Lei aprì gli occhi di scatto e si alzò dal letto.
" Grace tesoro ti sei svegliata "
Disse con tono di sollievo e voce assonnata.
" Chiamo subito la dottoressa "
Mentre aspettavo l'arrivo dell'infermiera chiamò Logan per dirgli che mi ero svegliata.
Fece capolino sulla stanza una giovane Dottoressa con un taglio a caschetto.
I capelli erano lisci e neri come la pece.
Come quelli di Davis.
Aveva due grandi occhi color cioccolato.
" Signorina Bennet come si sente? "
Disse scrutandomi.
" Affamata e indolenzita "
Lei annuì
" Provvederò subito a farle portare da mangiare "
Io annuii e deglutii.
Megan non parlò.
" Può dirmi cosa mi è successo? "
La dottoressa scrutò un blocco.
" Siamo riusciti a toglierle tutte le schegge di vetro che le sono finite in corpo e l'abbiamo operata d'urgenza "
Il cuore perde un battito.
" In che senso operata d'urgenza? "
Lei chiuse gli occhi dispiaciuta e poi li riaprì con un sospiro.
" L'abbiamo sottoposta al raschiamento signorina Bennet "
" Co...cosa ha detto? "
" Lei..."
Non riusciva a dirmelo ma alla fine si schiarì la gola e con molta lentezza mi disse:
" Signorina Bennet, ha avuto un aborto. "

Quegli occhi color argento 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora