[5]

37.7K 1.7K 220
                                    

Dopo dieci minuti di viaggio in cui io gli ero stata appiccicata, un po' per sentirlo vicino ma soprattutto per evitare di cadere, Jonas mi indicò con la mano un edificio. Alto, possente, con i muri in mattoni rossi e tanti ragazzi al di fuori.

"È la nostra scuola, parcheggiamo in questa via" disse svoltando a sinistra. C'era un piccolo parcheggio per motorini realizzato appositamente per custodire quelli degli studenti del liceo. Dopo che ebbe legato la sua moto con la catena al corrispettivo palo, si mise lo zaino in spalla e si incamminò con me verso la scuola. C'era una scuola elementare e di conseguenza tantissimi bambini con i loro genitori. Alcuni arrivavano con il pullman parcheggiato qualche metro più avanti. Ma quel che mi colpì era una bambina, minuta, con lunghi capelli biondi, che piangeva abbracciata alla mamma. Riuscii a sentire qualche parola, le diceva "Mamma non andare via" oppure "Non voglio andare a scuola". Mi venne da piangere. Erano esattamente le stesse scene che vivevo con mia mamma nel periodo dell'inizio della sua malattia, che coincideva con l'inizio della seconda elementare per me. Il tumore le aveva attaccato prima il cervello, poi i polmoni. E poi l'aveva portata via. Ma prima che ciò accadesse continuava ad accompagnarmi a scuola anche se non volevo mai lasciarla andare via, consapevole del fatto che fosse molto malata e che avrei potuto non vederla più alla fine della giornata. Non riuscii più a trattenere il pianto e scoppiai in rumorosi singhiozzi. Jonas, che fino a quel momento aveva camminato qualche metro davanti a me, si fermò e tornò verso di me. Senza parlare mi strinse in un abbraccio mentre continuavo a piangere.

"Andrà bene a scuola, tranquilla Virginia " mi sussurrò all'orecchio, pensando che il motivo della mia preoccupazione fosse l'inizio della nuova scuola. Mi staccai da lui e continuai a camminare, ma lui mi fermò e, con un sorriso confortante, mi asciugò le lacrime con il pollice. Gli feci un timido sorriso, senza dire niente. Arrivati davanti a scuola, ancora prima che potessi chiedergli di accompagnarmi in classe, si avvicinò al mio orecchio.

"Non fare sceneggiate, mi metti in ridicolo" disse. La sua dolcezza di un attimo prima era svanita. Ora aveva lasciato spazio alla cattiveria e alla crudeltà. Mi sentivo ferita. Non riuscivo a capire il perché del suo comportamento così incoerente nei miei confronti, un secondo era dolce e l'attimo dopo stronzo.

JONAS

Avevo appena permesso a Virginia di allontanarsi così. Mi ero ripromesso di essere più dolce con lei, in fondo era bellissima e aveva un fisico da urlo, mi avrebbe sempre potuto fare comodo nel caso fossi stato in astinenza da sesso. E poi era una specie di sorella, o comunque viveva con me e la mattina la accompagnavo a scuola, avrei dovuto starci sempre in contatto. Andare d'accordo era una necessità, non avrei potuto passare la vita a litigare con lei. La mattina l'avevo anche baciata. Oddio, baciata é una parola grande. Le nostre labbra si erano appena sfiorate ma avevo sentito un brivido percorrerla. Non so perché l'avevo fatto, probabilmente volevo solo provare.

La guardai allontanarsi ancora con il magone. Chissà perché era scoppiata a piangere, in fondo iniziare la scuola non era una tragedia. Mamma mi aveva fatto vedere la pagella dell'anno scorso di Virginia, arrivata con i documenti dell'adozione, ed aveva voti molto alti. Non aveva motivo di preoccuparsi. Ero stato così stronzo con lei perché non avevo intenzione di accompagnarla in classe, davanti a tutti i miei compagni e alle ragazze che mi scopavo nel bagno. Non avevo mai accompagnato nessuno in classe perché erano tutte storie con il fine di fare sesso, le mie, non relazioni serie. Poi avrebbero pensato di me e Virginia come fidanzati, e non potevo nemmeno salvarmi dicendo che era mia sorella, perché non avevamo relazioni di sangue.

Si avvicinò a me quella mora della 5E, una ragazza niente male. Mi baciò sulla bocca e io le palpai il culo. Era sodo. Aveva delle belle forme.

"All'intervallo al bagno del terzo piano" le dissi all'orecchio. Poi mi girai verso i miei compagni e lei se ne andò. Ero conosciuto con quella fama, la fama del rubacuori. Le ragazze mi si appiccicavano come cozze, anche quelle brutte, che però io evitavo. Avevo pur sempre una reputazione!

Ad un tratto la mia mente passò a Virginia. Chissà se era il tipo da botta e via. In fondo era carina, magari sarebbe finita in bagno con me prima o poi. A casa no, sarebbe stato tutto troppo ufficiale, in un letto, con mamma in casa. In piedi contro il muro sarebbe stato perfetto.

"Vieni Jo, é suonata"

La voce di Andres, il mio migliore amico, mi distrasse dai miei pensieri. Stavo davvero pensando di scopare la mia sorellastra?

Amore fraternoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora