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JONAS

Chiusi la camicia che mi ero messo per uscire quella sera. Sarei andato ad una festa in discoteca, in centro, per festeggiare la fine della scuola. Avrei bevuto, non mi importava di tornare a casa ubriaco fradicio, avevo bisogno di sfogarmi e di smetterla di pensare a Virginia. Però avevo detto ad Andres di tenermi sempre con lui, perché non volevo finire con qualche ragazza a scopare nello sgabuzzino del locale. Volevo dimostrare a me stesso che ero in grado di rispettare una decisione. Mi stavo dando una seconda possibilità perché, quando avevo detto la stessa cosa nel momento in cui mi fidanzai con Virginia, avevo finito per baciare la mia ex ragazza perdendo la persona più importante della mia vita.

Scesi in salotto ad aspettare il mio compagno di avventura. Non sapevo come avrei fatto senza di lui, che essendo astemio, mi riportava sempre a casa con la sua auto.

"Eccomi Paul" sentii dire da una voce estremamente familiare alle mie spalle. Mi voltai e davanti a me, ai piedi della scala, c'era Virginia in tutto il suo splendore. Indossava un abito nero corto, troppo corto, che mi fece eccitare immediatamente. Quando camminò, sorpassandomi, per raggiungere la porta d'ingresso, notai la profonda scollatura sulla schiena.

"Non ti sembra di essere troppo scoperta?" le sussurrai all'orecchio, trattenendola per il braccio.

"Fatti i cazzi tuoi" ribattè lei "non sei nessuno per dirmi ciò che devo o non devo fare".

In quel momento arrivò mio padre che l'avrebbe accompagnata ad una festa e fui costretto a mollare la presa. Sentirmi rispondere così da lei mi faceva incredibilmente male, non avevo più nessuna importanza per lei, non mi considerava nemmeno un fratello, cosa che, invece, faceva quando era arrivata da poco nella nostra famiglia.

VIRGINIA

Uscii di casa dietro Paul. Non appena mi sedetti in macchina chiusi gli occhi. Il contatto di Jonas mi aveva eccitata, nonostante la determinazione che avevo mostrato. Una parte di me desiderava buttargli le braccia al collo e baciarlo fino a restare senza fiato, ma la parte razionale sapeva che non era la cosa giusta da fare. Era un puttaniere e lo sarebbe sempre stato, dovevo dimenticarlo.

La casa di Mateo era enorme, aveva un giardino bellissimo dove centinaia di ragazzi ballavano a ritmo di musica con un drink in mano. Baciai sulla guancia mio padre adottivo e gli dissi che mi avrebbero riportata a casa i genitori di Eva.

Entrai in quell'immenso giardino e mi guardai intorno: c'erano così tanti ragazzi che dubitavo avrei trovato la mia amica. Ma fu proprio lei a corrermi incontro.

"Come sei bella Virgi!" esclamò. La ringraziai e ricambiai il complimento, era davvero incantevole in quell'abitino rosso lungo e leggero, metteva in risalto il suo fisico.

"Vieni seguimi, ci sono alcuni amici che devo presentarti" continuò.

"Mateo ha una casa bellissima" le risposi.

"Già, ecco loro sono alcuni amici di Mateo" disse indicando un gruppo di ragazzi, tutti maschi. Strinsi la mano a tutti per le presentazioni, ma un ragazzo in particolare mi colpì. Era alto e aveva capelli e occhi scuri, un sorriso brillante e un fisico niente male.

"Piacere, Lucas" si presentò.

"Virginia" risposi con un sorriso il più allegro possibile. Sentivo la mancanza di Jonas in quel momento come non mai, le ultime feste le avevo passate con lui, a ballare e a baciarci. Quella sera sarebbe stato tutto diverso: probabilmente avrei ballato con uno di quei ragazzi che nemmeno conoscevo.

"Ti va di fare una passeggiata?" mi domandò qualcuno alle mie spalle. Mi voltai e Lucas mi sorrideva. Si era sbottonato forse un po' troppo la camicia, infatti il mio sguardo cadde subito su quei muscoli. Quando però tornai a guardarlo per accettare l'invito, mi sorpresi di non trovare il viso di Jonas. Mi mancava talmente tanto che avevo immaginato fosse lui.

"Allora, quanti anni hai?" mi chiese il ragazzo mentre ci allontanavamo dal gruppo.

"17, terza liceo. Tu?".

"19, quinta. Ma non sono della tua scuola, me l'ha detto mia cugina" rispose.

"Tua cugina sarebbe?".

"Eva, non te l'ha detto? Mi sono fatto raccontare di te".

"Cosa ti ha detto esattamente?" gli domandai incuriosita. Il ragazzo che mi camminava a fianco era il cugino della mia migliore amica.

"Ha detto che sei molto bella, ma non pensavo così tanto" sussurrò al mio orecchio. Io arrossii, era incredibilmente dolce e conversare con lui mi veniva spontaneo. Ma non era Jonas.

"Grazie" risposi con un sorriso.

"Guarda là, la tua amichetta si sta imboscando con il suo fidanzatino" disse, indicandomi Eva e Mateo che, baciandosi, stavano entrando nella grande villa del ragazzo.

"Mi deve accompagnare a casa, é già tardi!" esclamai preoccupata.

"Posso riaccompagnarti io, se vuoi".

"Davvero lo faresti?".

"Certo" rispose Lucas, prendendomi per mano e conducendomi fuori dal cancello. Mi indicò una moto e, dopo avermi fatto indossare il casco, mi invitò a salire. Mi venne in mente il primo giorno in cui Jonas mi accompagnò a scuola, quando mi lasciò un casto bacio sulle labbra.

Scacciai il pensiero e mi sedetti dietro il ragazzo, stringendolo forte in vita. Partimmo, fortunatamente non abitavo lontano, perché quel contatto mi stava mettendo a disagio. Gli indicai casa mia con una mano e lui accostò.

"Grazie Lucas" dissi sorridendogli una volta scesa dal motorino e togliendomi il casco. Lui fece lo stesso e mi chiesi il perché, dato che doveva tornare a casa.

"Grazie a te principessa" mi sussurrò avvicinandosi pericolosamente alle mie labbra. Non feci in tempo ad indietreggiare che mi ritrovai a baciarlo. Lui chiese accesso alla mia bocca e glielo consentii, lasciando le nostre lingue inseguirsi in un gioco frenetico. Quando ci staccammo mi mancava il fiato.

"Ci sentiamo, Eva mi ha dato il tuo numero. Ah tranquilla, l'avviso io che ti ho riportata a casa".

"Ciao, grazie ancora".

Lo guardai allontanarsi. Dovevo essere felice, Lucas sembrava proprio un bravo ragazzo. La cugina aveva fatto sí che ci incontrassimo, gli aveva parlato di me e gli aveva addirittura dato il mio numero. Eppure, non riuscivo ad essere completamente serena.

Mentre ero persa nei miei pensieri, Andres mi passò affianco.

"Ho portato su Jonas, ha già vomitato tre volte. Posso chiederti una cosa?" mi disse.

"Dimmi" risposi. Per quanto fossi arrabbiata con il mio fratellastro, il suo amico era sempre stato gentile con me.

"So che tra voi non va per niente bene, ma tra una mezz'oretta puoi dargli della limonata? L'ho già preparata sul comodino e gli ho detto di berla, ma dubito se ne ricordi".

"Mmm va bene, grazie Andres".

"Grazie a te". Mi salutò con un bacio sulla guancia e si allontanò con la sua auto.

JONAS

Ero affacciato alla finestra e avevo osservato tutta la scena. Virginia che baciava quel tizio, Andres che le parlava. Ribollivo di rabbia, possibile che mi avesse già dimenticato? E poi ero io che facevo la parte del puttaniere. Lei, che diceva tanto di amarmi, aveva già un altro. La porta di camera mia si spalancò mentre ancora io guardavo fuori. Mi voltai e davanti a me c'era proprio la protagonista dei miei pensieri.

"Jo, bevi la limonata" mi disse versandola in un bicchiere e passandomelo. 

"Chi era quello?" le domandai.

"Quello chi?".

"Il ragazzo che hai baciato" risposi urlando un po' troppo. Lei si mise un dito sulla bocca per farmi capire che dovevo abbassare la voce. Aveva ragione ma l'alcool ribolliva ancora nelle mie vene, non ero completamente consapevole delle mie azioni.

"Nessuno".

"Tu sei mia".

"Non più. Dormi adesso" disse indicandomi il letto. Mi rannicchiai sotto le coperte e la osservai mentre usciva dalla mia stanza. Mi aveva già dimenticato. Mi addormentai, mentre una lacrima attraversava la mia guancia. Ora capivo perché tutti dicevano che l'amore faceva male.

Amore fraternoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora