VIRGINIA
Andai a letto presto quel sabato sera, nonostante gli inviti di Eva e dei miei amici ad uscire. Eppure non riuscii ad addormentarmi, chiudevo gli occhi e vedevo Jonas con la ragazza misteriosa, che lo baciava come avevo fatto io solamente 24 ore prima. Quel ragazzo era diventato il mio incubo.
Passai tutta la notte a svegliarmi in continuazione, sudata e ansimante a causa dei brutti sogni riguardanti sia il mio fratellastro sia mia mamma. La vedevo nel letto, incapace di muoversi per il dolore, la vedevo piangere di nascosto per non farsi vedere da me, la vedevo infilarsi la parrucca dopo aver accarezzato la testa calva con nostalgia. La vedevo triste e mi mancava terribilmente. Ero stata così felice di uscire dall'orfanatrofio, di avere una vita normale. E invece, mi ero ritrovata sorella di un affascinante ragazzo, ma incredibilmente stronzo, che si stava prendendo tutta la mia allegria e spensieratezza giovanile.
Alle 10 del mattino di quella domenica mi arrivò un messaggio da Eva, diceva 'chiamami appena puoi'. Decisi di farlo e approfittare dell'occasione per sfogarmi con la mia amica. Avrebbe saputo come aiutarmi.
"Hei Ev" dissi, quando mi rispose al telefono dopo il terzo squillo.
"Che fine hai fatto Virgi, perché non sei uscita ieri?" domandò.
"Venerdì sera Jonas mi ha baciata".
"Cosa? Ma siete fratelli!" esclamò lei.
"No Ev non lo siamo, lui mi piace, penso. Ma oggi è stato tutto il giorno da un'amica e ha detto a sua madre che era la ragazza con cui si sentiva".
"Modo carino per descrivere una puttana?".
"Proprio così" risposi desolata.
"Senti Virgi, dovresti parlargli".
"E che gli dico?".
"La verità, digli che ti piace" mi suggerii lei.
"Ma non sono sicura che sia così, e poi dovrò viverci insieme, te lo ricordo. Come potrei guardarlo in faccia dopo avergli detto una cosa del genere?" le risposi, tirando fuori tutti i miei dubbi più sinceri.
"Ma aspetta Virgi, i tuoi non partono in questi giorni?".
"Cazzoooo é vero, partono oggi pomeriggio. No non ci posso credere. Oddio, cinque giorni con Jonas da soli a casa" esclamai.
"Avrai un'occasione per parlargli. Ciao Virgi" mi salutò Eva.
"Ciao, e grazie mille di tutto" dissi, poi riattaccai. Forse aveva ragione lei, avrei dovuto parlare con lui. Ma non mi sentivo affatto pronta, non sapevo nemmeno io cosa provavo, come potevo spiegarglielo!
JONAS
Pranzai con Virginia a mezzogiorno, era l'ultimo pranzo prima della partenza dei miei genitori. Vollero farci tutte le raccomandazioni che ogni genitore ritiene opportuno fare quando si allontana per qualche giorno. Io e la ragazza con cui avrei condiviso quell'esperienza non ci guardavamo neppure in faccia, mi dispiaceva aver rovinato tutto con quel bacio. Chissà se l'indomani, quando saremmo andati a scuola, la situazione si sarebbe risolta. Lo speravo davvero, non riuscivo ad andare avanti così.
"Non organizzate feste, non bevete, non aprite agli sconosciuti, per qualsiasi cosa chiamateci" continuavano a ripeterci a turno mia mamma e mio papà.
"Okay" risposi.
"Tranquilli, andrà tutto bene" li consolò Nini. Detto questo si alzò e tornò in camera sua, dicendo che sarebbe scesa a salutare al momento della partenza.
Avevo paura di restare solo con lei, cosa avrei dovuto fare, come mi sarei dovuto comportare? Al tempo stesso, però, capivo che avrei dovuto parlarle, chiarire una volta per tutte o litigare definitivamente. La cosa certa era che non potevamo continuare così.
Mentre ero immerso nei miei pensieri guardando la TV in salotto, arrivarono i miei genitori con le valigie.
"Noi andiamo Jo, Virginiaaa noi andiamo" urlarono per farsi sentire da lei, che era ancora nella sua stanza.
Lei ci raggiunse e, dopo averli stretti in un abbraccio, li osservò scendere in garage, in piedi al mio fianco.
"Bene, siamo soli" mi disse, abbastanza crudelmente, girandosi a guardarmi.
"Dobbiamo parlare Virginia" le risposi.
"Non ho niente da dirti".
"Sì che mi devi dire qualcosa, non mi parli da quando ci siamo baciati".
"Appunto, non ti parlo perché non ho niente da dirti. Stammi lontano" disse prima di scoppiare in lacrime salendo di corsa le scale.
La inseguii, ma quando arrivai di sopra la porta della sua camera era chiusa a chiave.
Andai sul balcone, magari aveva lasciato la porta finestra aperta, ma nulla, anche quella era chiusa, come le tende. Potevo vederla solo da una fessura in un angolo che la tenda non riusciva a coprire. Era seduta sul letto con lo sguardo fisso nel vuoto e gli occhi ancora rossi dal pianto. Era così bella. Mi incantai a guardarla per almeno cinque minuti, continuando a ripetermi che ero un grandissimo coglione.VIRGINIA
Mi ero chiusa in camera fisicamente, ma psicologicamente mi ero chiusa in me stessa. Non era vero che non avevo niente da dire a Jonas, avrei voluto dirgli tante di quelle cose che avremmo potuto parlare mezz'ora.
E invece, ero fuggita in lacrime.
Mi tormentavo per quello, per non avere avuto il coraggio di parlare. Avrei dovuto ammettere che lo odiavo o che lo amavo, che avrei voluto non vederlo più o che avrei voluto baciarlo? Ero così in contrasto con me stessa. Pur di non confessare i miei sentimenti contrastanti ero scappata.
Avevo freddo, i brividi mi percorrevano tutta la schiena facendomi venire la pelle d'oca. Mi infilai a letto pensando che fosse meglio riposare un po', così mi addormentai.
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Amore fraterno
RomanceVirginia ha 17 anni anche se é più matura di tanti adulti. Ha perso sua madre quando aveva dieci anni ed é stata adottata da una famiglia di Madrid. Carmen e Paul, i genitori adottivi, la adorano. Ma lo stesso non sembra fare il fratellastro, l'affa...