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VIRGINIA

"Stronzooo, vieni qui" urlai a Jonas che stava scappando con il mio telefono in mano. Avevamo passato tutta la mattinata a giocare come bambini, a rincorrerci e a farci dispetti e il finto furto del cellulare era uno di quelli.

"Prova a prendermi" mi rispose lui facendomi la linguaccia e fuggendo su per le scale.

Lo inseguii, con il fiatone per il tanto correre. Ma arrivata al primo piano non sapevo in che stanza cercarlo, ce n'erano così tante in quell'enorme casa! Camera sua? Troppo banale. Camera mia? Anche. Controllai nello studio di Paul ma non c'era traccia di Jonas. Mentre attraversavo il lungo corridoio che portava alla stanza dei suoi genitori mi sentii afferrare per il braccio e in un attimo mi ritrovai schiacciata contro il muro.

"Non mi fai paura" gli risi in faccia, rendendomi conto che eravamo davvero vicinissimi. Non solo i nostri visi lo erano, ma anche i nostri corpi.

"Non ho intenzione di spaventarti Nini" mi sussurrò lui, talmente vicino che potevo sentire il suo respiro sul mio viso. Mi ripetei di non cascarci di nuovo, di non baciarlo per non starci ancora male; in fondo quel rapporto di amicizia e complicità mi piaceva e non volevo rovinare tutto. Con una mossa rapida mi liberai dalla sua presa e scherzando continuai a correre lungo il corridoio.

Dlin dlon.

Il suono del campanello mi riportò alla realtà.

"Vado io, Jo" gli dissi, scendendo al piano terra.

Aprii la porta. Davanti a me c'era una ragazza che avrà avuto circa vent'anni. Era carina, lunghi capelli neri e occhi dello stesso colore, un gran bel fisico e vestiti molto raffinati ed eleganti.

"Hanna, che ci fai qui?" le disse Jonas che era, nel frattempo, arrivato al mio fianco.

JONAS

Perché Hanna era a casa mia? Non pensavo sapesse dove vivevo, e comunque non ci sarebbe dovuta venire.

"Tesoro ma come, non sei felice di vedermi?" mi disse lei, facendo una voce che, in situazioni differenti, avrei ritenuto sensuale.

"No Hanna, ti ho chiesto cosa ci fai qui" ribattei scontroso.

"Ero venuta a scuola a prenderti per invitarti da me pomeriggio, ma non c'eri".

"Infatti oggi non sono andato a scuola".

"Perché mi rifiuti? Non facevi così sabato mentre godevi dentro di me" mi sussurrò, ancora con quella fastidiosa vocina. Notai Virginia irrigidirsi di fianco a me e la osservai mentre si allontanava con la coda dell'occhio.

"Lasciami stare Hanna, non ti desidero" risposi.

"Hai una nuova puttanella? " mi domandò lei, indicando Virginia.

"Non sei degna di paragonarti a lei".

"Stronzo" mi urlò lei "scopatela pure". Le chiusi la porta in faccia senza neanche salutarla mentre si allontanava offesa.

Avevo combinato un grande casino. Perché quando tutto va per il meglio deve sempre succedere qualcosa di brutto? Virginia non si meritava di essere chiamata puttana perché, semplicemente, non lo era. E se avessi mai fatto sesso con lei, cosa che personalmente desideravo moltissimo, sarebbe stato per amore.

"Parla, avanti, dimmi che ti dispiace. Tanto sarà l'unica cosa che avrai da dirmi, vero?" mi disse lei, visibilmente nervosa.

"Non è come sembra.." tentai di spiegare "si riferisce a molto tempo fa".

"È inutile Jonas, so che sei andato a scopare da lei sabato. A tua madre l'hai definita la 'ragazza con cui ti senti'.. mi fai schifo" rispose lei, con un tono che mi ghiacciò il cuore.

"Perché non mi hai mai detto che lo sapevi?" domandai.

"Dovevi essere tu a dirmelo, cazzo!".

"Non volevo che ti sentissi tradita" sussurrai.

"Però l'hai fatto Jonas, mi hai baciata e il giorno dopo hai scopato un'altra per tutto il pomeriggio!". Aveva la voce strozzata dal pianto e, improvvisamente, si alzò e andò al piano di sopra, probabilmente a chiudersi in camera sua. Rimasi fermo, incapace di parlare, incapace di ribattere, consapevole di essere nel torto. Mi sentivo terribilmente male sapendo di averla delusa, di averla fatta soffrire. Mi sentivo male nel ricordare il suo viso, estremamente triste, estremamente deluso ed arrabbiato mentre mi urlava contro. Mi ricoprivo mentalmente di insulti, come se quello potesse essere una soluzione al caso.
Mi toccai il viso e, trovando le guance bagnate, mi resi conto che stavo piangendo. Io, Jonas Lopez, stavo piangendo. Mi sembrava tutto così strano, dato che non piangevo da anni, se non per il dolore provocato da una ferita durante una partita di calcio. Virginia era la mia ferita più grande, quella che mi faceva piangere le lacrime più dolorose. Ed io ero la sua. Quell'amore stava facendo male a entrambi, tutto per colpa mia.

~Ciao ragazzi e ragazze, che ne pensate? Come avrete notato non pubblico capitoli molto lunghi, preferisco pubblicarne tanti e corti così da tentare di pubblicarne almeno uno al giorno.
Vorrei che commentaste per farmi sapere quello che pensate della mia prima storia. Bacioni
PS: date un'occhiata alla storia di MayreVincy22! Grazie!

Amore fraternoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora