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VIRGINIA

"Eccoti, finalmente!" esclamai ad Eva che era arrivata al centro commerciale. Era in ritardo di un quarto d'ora, ma trattandosi di lei la cosa non mi stupì.

"Scusami, ho avuto un contrattempo" rise lei, incamminandosi al mio fianco verso l'entrata.

"Oh ma allora su cosa mi devi aggiornare?" le chiesi, facendo emergere tutta la mia curiosità. Ero sempre stata una persona curiosa, sin da piccola. Volevo capire come funzionava ogni cosa, facevo un sacco di domande su qualsiasi argomento. A sette anni non mi bevevo già più la storia della cicogna che porta i bambini e stressai mamma per sapere come nascevano davvero. Mi ricordavo ancora quando mi disse che nascono se due persone si vogliono bene. Sorrisi tra me e me ai quei ricordi d'infanzia che mi rendevano sempre allegra e, allo stesso tempo, triste perché mamma non c'era più.

"Beh mi sono.. fidanzata" disse lei.

"E me lo dici solo ora?".

"È una novità, stiamo insieme da martedì. Non te l'ho detto prima perché tu eri a casa con il tuo ragazzo quel giorno!".

"Già, hai ragione" risi "come si chiama?".

"Mateo, é della quarta D".

"Quello alto con i capelli neri?" domandai, e lei annuii. Ero così felice per lei, si meritava qualcuno che la amasse, e speravo davvero che la sua storia con Mateo funzionasse.

"E stasera dove vai con lui?" le chiesi ancora.

"In un bar, pub o ristorante, non ho capito bene".

"Ma allora.. devi comprarti un vestito!" esclamai.

Iniziammo ad entrare in diversi negozi, pieni di abiti, ma niente sembrava colpirci veramente. Eva aveva provato un vestito rosso, ma non la convinceva anche se per me le stava a meraviglia. Mi aveva promesso di comprarlo se non avesse trovato nient'altro.

"Hei entriamo qua" mi urlò lei, prendendomi per il braccio e trascinandomi dentro un ampio negozio che sembrava vendere solo cose eleganti.

"Non ti sembrano troppo di lusso?" chiesi un po' titubante.

"Forse per me, ma tu devi farti notare!" rispose lei.

Sorrisi e iniziai ad aggirarmi per i lunghi corridoi di quel negozio. Eva era dalla parte opposta, mi aveva detto di prendere alcuni vestiti mentre lei avrebbe fatto lo stesso, dopo di che ci saremmo incontrate davanti ai camerini. Scelsi alcuni abiti, lunghi e corti, colorati e tinta unita, di diversi tessuti, ma nessuno di quelli mi sembrò adatto a me.

"Senti Ev, forse dovremmo cambiare negozio" le dissi, quando me la trovai davanti con le braccia stracolme di vestiti.

"Non se ne parla, ne ho presi alcuni che ti staranno benissimo".

In un attimo mi trovai nel camerino, davanti ad almeno venti vestiti. Sbuffai per il tanto, troppo tempo che avrei passato in quel negozio e mi convinsi a sbrigarmi per non aumentare ancora la durata dello shopping.

Indossai un abito rosso, corto e abbastanza attillato, che Eva mi bocciò per il colore, che non si abbinava ai miei capelli, di alcune tonalità più chiare.

Il prossimo fu un abito nero, lungo e stretto, che mi impediva quasi di camminare.

"È scomodissimo" esclamai, tentando inutilmente di camminare e facendo scoppiare a ridere la mia amica.

Il terzo era troppo corto, il quarto aveva un colore orribile, un giallo senape, che non avrei indossato neppure da morta.

Il quinto era il mio abito. Me ne innamorai non appena mi guardai allo specchio. Uscii dal camerino sorridendo a Eva, che spalancò gli occhi incredula.

"È spettacolare Virgi" esclamò. Era di color verde bottiglia, in un tessuto liscio e morbido, un po' lucido. Era corto, attillato al punto giusto. Mi si chiudeva dietro il collo, il che lo rendeva piuttosto accollato, ma il mio seno era lasciato  leggermente scoperto da un intaglio a forma di goccia. La schiena era quasi interamente nuda. Sorrisi davanti allo specchio immaginando la faccia di Jonas quando mi avrebbe vista così. Immaginavo anche le facce delle ragazze che si era portato a letto, le avrei rese invidiose.

"Perfetto Ev, questo lo compro. Tocca a te ora!" dissi entusiasta. Girammo il centro commerciale per un'altra ora finché anche lei trovò il suo vestito. Era piuttosto semplice, nero e lungo con il corpetto in pizzo. Le definiva il fisico e le metteva in evidenza il sedere e il seno.

"Mateo impazzirá" risi.

"Anche Jonas" ribattè lei, mentre mi salutava con un bacio sulla guancia.

"Domani ti chiamo per sapere com'è andata!" le urlai mentre mi allontanavo, piuttosto di fretta, per andare a prepararmi. Il mio ragazzo, o fratellastro, mi aveva detto che saremmo usciti alle 21, ma erano già le 18 e si sa, per una ragazza che si deve fare bella il tempo non é mai abbastanza.

Entrata in casa presi un panino al volo dalla cucina, dicendo a Carmen che sarei andata a prepararmi e che quel panino sarebbe stata la mia cena. Lo stomaco mi si era stretto per l'agitazione causata da quella serata che era sempre più vicina.

Mi feci un lungo bagno per rilassarmi e mi lavai i capelli, che successivamente asciugai in morbide onde e raccolsi due ciocche sul lato sinistro, che bloccai dietro la testa con un piccolo fermaglio. Mi misi un po' di correttore ed il fondotinta per sottolineare le mie guance. Non amavo truccarmi il viso, ma in quella serata dovevo apparire il più bella possibile. Applicai un ombretto dello stesso colore dell'abito sulla palpebra nella parte più esterna, all'interno lo sfumai con un grigio argentato. Non poteva mancare il rossetto rosso, che mi portò via ben venti minuti dato che volevo metterlo senza nemmeno un'imprecisione. Infilai l'abito e le scarpe, scelsi delle décolleté nere molto semplici dal mio armadio, che erano non solo belle ma anche piuttosto comode, nonostante il tacco alto.

Proprio in quel momento la porta si spalancò.

JONAS

Virginia era in piedi nel bel mezzo della stanza e mi sorrideva.

"Hei" disse, venendo verso di me e lasciandomi un bacio sulle labbra con parte del rossetto rosso che indossava.

"Mio dio, sei bellissima" le risposi. La guardavo, ero ipnotizzato, non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso. Quel vestito sembrava fatto apposta per lei, le lasciava le gambe scoperte ed anche il seno, grazie al foro a forma di goccia.

Lei sorrise e fece un giro su se stessa, per mostrarmi tutto l'abito. Ed ecco che il mio sguardo cadde sul suo sedere, così magnificamente fasciato e reso perfetto dal vestito. La schiena era completamente nuda, probabilmente indossava uno di quei reggiseni che si inseriscono nell'abito, senza il gancio dietro che si sarebbe visto.

Non resistetti più, mi avvicinai e le presi i fianchi per attirarla verso di me. Le baciai il collo lentamente, mettendoci tutta la passione che avevo dentro di me.

"Dai amore, dobbiamo andare o faremo tardi" mi disse lei, prendendomi per mano e accompagnandomi fuori. Non sapeva quando ero eccitato in quel momento, ma io avevo notato ilno rigonfiamento sotto i miei jeans. Indossavo una camicia bianca sopra essi, con due bottoni slacciati ed una giacca blu.

Papà ci accompagnò fino alla festa, poi saremmo tornati con Andres. Il fatto che fosse astemio mi tranquillizzava, era sempre stato la mia ancora di salvezza durante le serate in cui mi ero conciato talmente male da vomitare tutta la notte. Ma da quando c'era Virginia, due drink potevano bastare. Perché io dovevo badare a lei.

Entrammo nella stanza per mano e tutti si girarono a guardarci, anche se ero sicuro che guardavano verso la mia Virginia. Così bella, avrebbe fatto ingelosire tutte le ragazze presenti.

La condussi in pista dopo un primo drink e ballammo abbracciati nelle danze più lente, in quelle più scatenate le tenevo i fianchi e lei si strusciava contro di me, procurandomi una costante erezione.

"Amore" mi chiamò.

"Dimmi piccola".

"Baciami" mi sussurrò all'orecchio.

Non me lo feci ripetere due volte, fiondai le mie labbra sulle sue e lasciammo le nostre lingue inseguirsi in una danza frenetica. Le mie mani passarono dal suo viso fino alla sua schiena, la accarezzavo così sensualmente che la sentivo gemere nella mia bocca. Ero felice di farle quell'effetto. L'amavo, ne ero certo.

Amore fraternoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora