[49]

25K 1.1K 50
                                    

VIRGINIA

Il sangue mi si gelò nelle vene. Paul aveva davvero un'aria severa e, dietro di lui, era sbucata anche la moglie, sconvolta. Non doveva essere bello trovare il proprio figlio mezzo nudo, ansimante e sudato, dopo che aveva fatto l'amore con la figlia adottiva.

"Jonas, seguimi di là. Dobbiamo parlare" affermò il padre, dirigendosi nel corridoio. Il ragazzo, però, mi si avvicinò.

"Dobbiamo dire tutta la verità, che ci amiamo da due mesi. Capiranno" mi sussurrò all'orecchio prima di allontanarsi.

Carmen si sedette sul mio letto e mi invitò a fare lo stesso, picchiettando con la mano sul materasso, affianco alla sua gamba.

"Scusami" le dissi, quando mi accomodai.

"Virgi io non ce l'ho con voi, sicuramente Paul ha un carattere diverso dal mio".

"Non voglio che se la prenda con Jo, è colpa di entrambi".

"Non é colpa di nessuno, se vi volete bene. Lui sapevo che aveva già fatto l'amore, é un maschio e si sa che sono più prematuri, poi lui é uno di quei rubacuori. Tu hai perso la verginità con lui?" mi domandò. Quei discorsi mi imbarazzavano, non li avevo mai fatti con nessuno. Nonostante mi fidassi della famiglia che mi aveva adottato, non volevo dare a Carmen una preoccupazione ulteriore.

"No, avevo un ragazzo in Italia" risposi, negando i miei primi rapporti sessuali in tenera età.

"Ami Jonas?".

"Sì.. ma non vorrei che questo metta in crisi la famiglia. In fondo saremmo fratelli" le feci notare i miei dilemmi.

"Non ti nego che la cosa mi faccia molto strano, ma non posso impedirla, né io né mio marito".

La ringraziai di cuore con un abbraccio caloroso, lasciando che andasse a parlare con il figlio assieme a Paul.

JONAS

Mentre mamma rimase con Virginia nella sua stanza, papà mi portò in salotto dove ci sedemmo al tavolo, uno di fronte all'altro.

"Jonas non mi sarei mai aspettato di trovarti a fare sesso con tua sorella" mi disse, con voce estremamente seria. Non l'avevo mai visto così, quasi mi faceva paura. Era sempre stato un padre affettuoso al punto giusto, ma soprattutto simpatico. Tutti, persino i miei amici, ammiravano la sua capacità di far scappare una risata spontanea in qualsiasi situazione. Ma in quel momento avrei soltanto voluto sottrarmi al suo sguardo duro.

"Papà, noi ci amiamo. Te lo giuro" ribattei, tentando di mantenere il contatto visivo.

"Non abbiamo adottato la figlia di Marta perché diventasse la tua amichetta".

"Lo so, ma se é successo che ci possiamo fare?".

"Forse pensare che non é il caso che due fratelli siano amanti".

"E no però, non mi sta bene papà. Non abbiamo legami di sangue, che problema c'è?" sbottai, alzandomi in piedi di scatto. Proprio in quel momento dal piano di sotto scese anche mamma, che al contrario del marito sembrava particolarmente serena.

"Carmen diglielo anche tu che questa storia non può esistere" continuò mio padre, rivolgendosi alla moglie. I due mi dissero di lasciarli soli perché avrebbero dovuto parlarsi in pace. Mentre mi recavo al piano di sopra, pregai perché fosse l'idea di mamma a prevalere su quella di papà, che non riusciva proprio a vederci insieme.

"Posso entrare?" domandai, cercando di apparire tranquillo, socchiudendo la porta della stanza della mia ragazza.

"Siamo stati degli incoscienti" rispose lei, abbracciandomi ed incastrando la testa nell'incavo del mio collo.

"Hei amore, guardami" le ordinai dolcemente.

"Mh-mh" fece lei, puntando i suoi occhi nei miei.

"Andrà tutto bene. Nessuno ci separerá di nuovo, capito?" le dissi, lasciandole un bacio sul naso.

Mi chiesi perché, una volta tanto che avevo trovato l'amore vero, tutto doveva essere così difficile. Mi ero comportato da stronzo, da puttaniere, da superficiale per tutto il corso delle superiori. Non me n'era mai fregato nulla dell'amore, delle storie serie, del presentare una ragazza a mio padre e mia madre. E adesso, adesso che ero cambiato, adesso che amavo Virginia con tutto me stesso, adesso che avevo capito cosa volevo davvero dalla mia vita, andava tutto male. Possibile che i genitori, i primi a dire che ci saranno sempre per i figli, certe volte non hanno proprio sensibilità?

Lei mi buttò le braccia al collo, unendo le nostre labbra in un bacio calmo, lento e passionale. Io, durante il colloquio con papà, mi ero infilato la maglietta, ma lei ancora ne portava una senza il reggiseno. Così iniziai a stuzzicarle i capezzoli attraverso il tessuto, rendendoli immediatamente turgidi dopo il mio tocco.

"Jo, ti sembra il caso? Dopo quello che é successo" mi bisbiglió all'orecchio, trattenendo un gemito che minacciava di sfuggirle.

"Chiudiamo la porta a chiave" proposi e, senza aspettare la sua risposta, lo feci.

"Vado a farmi una doccia".

"Vengo con te" affermai.

"Solo se fai il bravo".

"Che intendi?" domandai maliziosamente.

Senza rispondermi si tolse la maglia, i pantaloni (non indossava le mutandine, per la fretta di poco prima di doversi rivestire) ed entrò nella vasca, dopo aver scaldato l'acqua.

Mi spogliai e mi immersi nella schiuma di fronte a lei, iniziando ad insaponarla con una spugna morbida.

Amavo ogni singolo centimetro del suo corpo. Era perfetta: la pelle chiara e liscia, una leggera spruzzata di lentiggini sulle guance, le labbra rosee e gli occhi verdi, le gambe affusolate e i seni sodi.

Improvvisamente si portò a cavalcioni su di me, iniziando ad intrecciare le nostre lingue in un bacio travolgente. Sentivo la mia erezione crescere ed anche lei se ne accorse, perché la afferrò con la mano, iniziando a stringermi dolcemente.

"Nini" gemetti, buttando la testa all'indietro, prima di venire nella sua mano.

Non potevo lasciare che lei avesse la meglio su di me, facendomi godere senza che avvenisse il contrario. Così infilai improvvisamente due dita nella sua intimità, iniziando a muoverle e ad arricciarle.

"Sei uno stronzo" mi accusò, abbozzando un sorriso.

"Sht, rilassati" la invitai, inserendo un altro dito. Venne, trattenendo a stento un urlo. Mi leccai le dita che sapevano di lei, del suo interno.

"Ti amo da morire" mi disse, quasi commovendomi per il sincero tono di voce.

"Sei l'amore della mia vita piccolina, vedrai che andrà tutto bene" la abbracciai, stringendola forte. Ne ero certo: l'amore avrebbe vinto.

Amore fraternoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora