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VIRGINIA

Non riuscivo a dormire, per quanto mi stessi sforzando. Non dovevo pensare a mia mamma altrimenti sarebbe stata la fine e non avrei mai chiuso occhio quella notte, ma non riuscivo a farne a meno. In quel momento ero scossa dai singhiozzi, ero coinvolta in un pianto che continuava da troppo tempo. Il mascara colato mi aveva reso gli occhi simili a quelli di un panda, con tutto il contorno nero.

Sentii la porta che si spalancava e dei passi che si dirigevano verso la zona della stanza in cui si trovavano i nostri letti. No, non poteva essere tornato Jonas. Non mentre stavo piangendo, incapace di smettere.

Arrivò fino al suo letto, appoggiò lo zaino che conteneva il necessario per la spiaggia e poi si girò verso di me.

"Nini, che hai?" chiese preoccupato avvicinandosi a me.

"N-nulla" sbiascicai, tra un singhiozzo e l'altro. Lui non mi diede retta, accese la luce mettendo in mostra il mio viso disperato, gli occhi rossi, i capelli arruffati.

"Parlami" mi ordinò, sedendosi al mio fianco e appoggiando anche i piedi sul letto.

Mi girai dalla parte opposta, guardai il muro. Non volevo rispondere, non in quel momento.

"Nini, ascoltami. Dai, ti prego, dimmi che hai" continuò, avvicinandosi maggiormente a me e appoggiando la sua mano sulla mia coscia nuda. Nonostante il gesto fosse tutt'altro che sexy e romantico, ma solo preoccupato, un brivido di eccitazione mi colse nel sentire il suo tocco sulla pelle.

"Jo non ho niente, davvero".

"Non ti credo. Stai malissimo piccolina, dovresti vederti in faccia. Ti conosco, parlami" insistette.

Scoppiai in un pianto ancora più disperato e d'istinto mi rifugiai tra le sue braccia. Appoggiai il viso nell'incavo del suo collo e lasciai che mi accarezzasse la schiena.

"Sht, calmati" mi sussurrò all'orecchio.

"Jo..".

"Sono qui, non me ne vado. Se non vuoi parlare, cerca almeno di riposare".

"Se dormo ho gli incubi" confessai.

"Allora sdraiati qui con me" aggiunse, facendomi appoggiare la testa sul cuscino e facendo lo stesso. Si sdraiò abbastanza lontano da me in modo da evitare il contatto fisico durante la notte. Apprezzavo questo gesto, ma avevo bisogno del suo abbraccio. Così, senza dire niente, gli afferrai il colletto della maglietta e lo attirai verso di me. Lui iniziò a lasciami morbidi baci sui capelli, scendendo poi sulla guancia e sul collo. Sentendo quei tocchi leggeri e delicati, riuscii a prendere sonno, cullata dal suo profumo. Solo allora mi resi conto di quanto mi era mancato.

JONAS

Appena aperti gli occhi mi ritrovai un attimo spaesato. Ero ancora abbracciato a Virginia che dormiva beata, almeno apparentemente. Sembrava così serena che non mi mossi per evitare di disturbarla.

"Hei" mi sentii chiamare.

"Giorno Nini" le risposi lasciandole un bacio sul naso. Quel momento sembrava quasi magico, romantico, estremamente dolce. Lei, però, si sciolse subito da quell'abbraccio e si alzò in piedi, rifugiandosi in bagno. Mi pentii del bacio che le avevo dato, probabilmente mi ero lasciato trascinare dalla situazione senza preoccuparmi delle conseguenze.

"Mi vuoi parlare di ieri?" le domandai, però, una volta che fu uscita dal bagno.

"Era il compleanno di mamma" mi confessò, abbassando lo sguardo ma permettendomi di vedere gli occhi che le si riempivano di lacrime. Mi avvicinai d'istinto e le cinsi il viso con le mani.

"Non piangere, non vorrebbe vederti così".

"Lo so, ma.." tentò di rispondere, prima di scoppiare definitivamente in singhiozzi.

"Ma?" la spronai a continuare.

"Ma tutti i suoi compleanni da quando non c'è più, io sono sempre andata a trovarla al cimitero e a portarle un girasole, il suo fiore preferito. Ma oggi sono qui al mare a divertirmi, cazzo, come se mi fossi dimenticata di lei" urlò, piena di rabbia e tristezza.

"Non vorrebbe vederti triste, piccola, ma vuole che tu ti diverta" dissi abbracciandola più stretta.

"Grazie Jo".

"Figurati Nini, ci sono sempre per te e lo sai".

Il momento magico fu interrotto dalla suoneria del suo telefono. Si precipitò a vedere chi fosse e, dopo un minuto in cui fece scorrere i suoi occhi sullo schermo, bloccò nuovamente il cellulare e lo rimise sul comodino.

"Non rispondi?" le chiesi.

"No, ho voglia di fare un bagno in mare, andiamo?".

"Subito principessa" scherzai.

"Scemo" mi rispose, prendendomi per mano e afferrando la borsa che aveva sulla scrivania, per poi condurmi fuori dalla stanza. Ero al settimo cielo, non riuscivo a smettere di guardarla di nascosto, mentre parlava osservavo le sue labbra desiderando di baciarle, mentre mi ascoltava mi perdevo nei suoi occhi. Senza dubbio, ero ancora innamorato di lei. E mi stava venendo il dubbio che anche lei lo fosse.

VIRGINIA

Perché non può andare tutto bene anche solo per un fottutissimo giorno? Avevo fatto pace con Jonas, eravamo i due ragazzi che, prima di fidanzarsi, avevano passato le notti abbracciati. Ero incredibilmente felice di questo, quando ricevetti una chiamata da Lucas. Non fui assolutamente contenta per quella chiamata, aveva interrotto un momento carino con il mio fratellastro. Mi stupivo, perché non mi era mai importato tanto di lui nemmeno quando stavamo insieme. Non risposi a Lucas, non ne avevo voglia. E poi, avevo ancora la voce strozzata dal pianto.

"Jo, ma i ragazzi vengono al mare oggi?" gli domandai, mentre facevamo il nostro ingresso in spiaggia e raggiungevamo Carmen e Paul.

"Mi pare di sì" rispose "ecco i miei alle sdraio".

"Buongiorno, stai meglio oggi Virgi?" mi chiese Carmen, sempre apprensiva, quando ci avvicinammo a loro.

"Sì grazie, ero solo stanca".

"Bene. Andate in acqua, é fantastica" ci propose Paul.

"Muoviti Nini, allora!" esclamò Jonas, lanciando lo zaino sulla sabbia e prendendomi per mano, iniziando a correre verso il mare.

"Sono vestita!" urlai, per fermarlo, ma fu tutto inutile. Mi trascinò nel mare facendomi bagnare l'abitino che indossavo come copricostume.

"Ma sei pazzo?" lo rimproverai.

"Pazzo di te" mi rispose, incastrando il suo sguardo nel mio. Ci fissammo per qualche secondo, ma mi sembrò un'infinità. L'attrazione era tantissima, la voglia di saltargli addosso altrettanta, ma dentro di me sapevo che non dovevo farlo. Avevo sofferto abbastanza. E poi, c'era pur sempre Lucas. Non avergli risposto al telefono non significava che non mi importava più nulla di lui.

"Scusa, non volevo" mi disse lui, chinando lo sguardo.

"No, tranquillo" gli sorrisi, sfiorandogli il braccio in quella che doveva essere una carezza, ma che non mi riuscì molto bene.

"Era Lucas stamattina al telefono, vero? É per lui che adesso sei fredda con me".

"Era lui, ma non c'entra con come mi comporto".

"C'entra Nini, non la pensavi così quando stanotte hai voluto dormire tra le mie braccia e hai lasciato che ti baciassi il collo per cinque minuti" continuò lui, lasciandomi senza parole. In fondo, aveva ragione. Lo avevo illuso, ci era rimasto male.

"Non dovevo farlo, okay? Ma ero sconvolta e avevo bisogno di qualcuno che mi stesse vicino" risposi, cercando di essere il più dolce possibile.

"Allora mi hai sfruttato. Senti, quando ti é passata cercami, d'accordo? Vado da Giulio e Nicolò, sono là in fondo" mi urlò prima di allontanarsi.

Mi ritrovai a pensare ad Alice e Martina e mi chiesi se Jonas le avesse scopate. Conoscendolo, probabilmente sí. Provai una sensazione strana, gelosia probabilmente, eppure lui non mi apparteneva più. Almeno non ufficialmente.

Amore fraternoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora