[19]

31K 1.3K 72
                                    

VIRGINIA

Ero ancora abbracciata a Jonas, con la testa sul suo petto, mentre mi lasciavo accarezzare.  Sarei stata così per ore. Ero innamorata di quel ragazzo, ma avevo paura che tutto quell'amore diventasse altrettanto dolore, avevo paura che si dimenticasse di me e tornasse ad essere il puttaniere di sempre.

"Nini" mi chiamò "che ne dici se per i prossimi tre giorni non andassimo a scuola?".

"Dici sul serio? E chi lo spiega ai tuoi?" domandai, anche se l'idea di passare tre giorni da sola con lui mi emozionava.

"Dimentichi che sono tuo fratello, maggiorenne, e posso firmarti la giustifica. I miei non lo sapranno" rise lui. Mi resi conto, in quell'istante, di amare mio fratello. Per un attimo avevo dimenticato quella quasi-parentela. Era una situazione bizzarra, quasi da film romantico dove l'amore alla fine vince su tutto. Speravo che sarebbe stato così anche per noi.

"Ho fame" mi lamentai "non mangio decentemente da due giorni".

"Cuciniamo?" mi domandò Jonas.

"Sai cucinare?".

"Qualcosina, dolci però, vanno bene comunque?" aggiunse.

"È ora di merenda quindi direi perfetto" risposi, prima di stampargli un bacio a stampo. Quando mi staccai fu lui a baciarmi, approfondendo il bacio con la lingua. "Hei Jo, basta, sai che non riesco più a fermarmi poi".

"Sono così irresistibile, piccola? Tu lo sei".

"Anche tu. Ma ora cuciniamo!" proposi alzandomi e andando verso la cucina. Ero davvero pazza di lui e sarei vissuta tra le sue labbra, ma il mio stomaco iniziava a lamentarsi.

JONAS

La osservavo mentre, con le mani sporche di cioccolato, mescolava l'impasto per la torta all'interno della ciotola. Era concentrata, per questo si mordicchiava la lingua. Lo faceva sempre quando si stava impegnando a fondo in qualcosa.

"Passami un cucchiaio più grande, con questo non riesco a mescolare" mi ordinò.

"Ai suoi ordini, chef" le risposi ridendo e passandole un grande mestolo di legno.

"Smettila scemo, aiutami piuttosto. Non avevi detto che sapevi fare i dolci?".

"Sì e infatti ti ho dato la ricetta, voglio vedere come te le cavi tu" dissi, facendole la linguaccia.

"Sempre il solito fannullone".

La aiutai solo quando, dopo aver steso l'impasto, si occupò di ritagliare biscotti con le varie formine.

"Ottimo lavoro capo cuoco" le dissi, battendole il cinque, prima di prenderla in braccio e iniziare a correre per tutta la cucina e poi per il salotto.

"Mettimi giù Jo, mi fai cadere!" urlava lei, seriamente preoccupata.

"Uno, due e treee"  esclamai, lanciandola sul divano. Lei mi prese la mano e mi obbligò a sedermi al suo fianco. Mi buttò le braccia al collo per avvicinarsi e mi lasciò un bacio sulle labbra.

"Raccontami qualcosa di te" mi disse "non so niente di quello che ti piace o di ciò che odi".

"Mi piace giocare a calcio, ma non le squadre serie o importanti, preferisco giocare nel campo con i miei amici. Mi piace andare in moto, andare al mare.. mi piace il rosso, é il colore della forza, della grinta, dell'amore" risposi "e mi piaci tu". Le presi il viso tra le mani e la baciai, intrecciando la mia lingua con la sua, lentamente, come se avessimo tutta la vita davanti. Quando mi staccai, però, aveva gli occhi lucidi.

"Piccolina, ho fatto qualcosa di male?" domandai, seriamente preoccupato.

"Voglio stare da sola" disse, con un tono di voce così serio, così duro, che mi colpì.

"Dimmi cosa ho fatto Nini".

"Lasciami stare" urlò.

"No che non ti lascio stare, cazzo, voglio capirti ma tu non me lo permetti!".

Non feci altro che peggiorare le cose, perché lei si alzò e corse in camera. Perché quando succedeva qualcosa lei scappava, anziché parlarne e permettermi di aiutarla? Quella ragazza mi avrebbe fatto impazzire.

Salii in camera, soffermandomi davanti alla porta di Virginia, ma senza bussare. Forse era meglio lasciarla sfogare, poi le avrei parlato. Ma anche io avevo bisogno di sfogarmi, di parlare con qualcuno. E poi, Andres nemmeno sapeva della storia tra me e la mia sorellastra, dovevo assolutamente metterlo al corrente. Decisi di scrivergli un messaggio.

'Andre, hai da fare stasera? Cioè adesso? Verresti da me un salto? Devo parlarti. Non preoccuparti, niente di grave'

Inviai. La frase 'devo parlarti' é sicuramente una frase che mette paura, di solito la mandano i ragazzi al proprio fidanzato/a per annunciare la fine di una relazione. Andres rispose quasi subito, ero certo che avrebbe letto immediatamente il messaggio, dato che aveva sempre il cellulare in mano.

' che mi fai preoccupare, non sei mai così serio tu! Tra venti minuti sono da te, tempo di arrivare, così mi spieghi anche dov'eri oggi'

Mi feci una doccia veloce, pensando a cosa dire esattamente ad Andres. Mi scappò un sorriso quando immaginai la sua faccia nel momento in cui gli avrei parlato di Virginia. Non avevo mai parlato di una ragazza con il mio amico, semplicemente perché, oltre alle puttanelle della scuola, non ce n'erano mai state recentemente. Una ragazza non era una novità solo per lui, lo era anche per me.

Amore fraternoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora