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JONAS

Mi guardavo intorno da dieci minuti, perché avevo perso di vista Virginia. Mi ero divertito con i miei amici, era stata davvero una bella festa, organizzata in modo che nessuno si annoiasse mai. Miranda mi si era attaccata come una cozza pensando che l'avrei scopata un'altra volta, e in circostanze normali l'avrei fatto, ma quel giorno c'era Virginia. Cazzo, quella ragazza mi stava facendo impazzire. Pensavo continuamente a lei e non ne capivo il motivo, probabilmente avrei solo dovuto scoparmela così da togliermi lo sfizio e smettere di pensare a lei.

A proposito, la stavo cercando ma non riuscivo a trovarla. Era l'una e dieci e Andres stava per andare a casa, se non la trovavo saremmo rimasti senza passaggio. Uscii in giardino e mi sembrò di vederla in lontananza. Quel vestito blu che la rendeva così stupenda: sí, era proprio lei. Sembrava piuttosto ubriaca, rideva con i suoi amici ma diceva frasi senza senso. La abbracciai da dietro per tenerla ferma e solo dopo le presi la mano, quando vidi che non opponeva resistenza.

"Dove mi porti?" mi chiese.

"A casa Nini, é tardi e  sei decisamente ubriaca" risi.

La aiutai a salire in macchina e mi sedetti dietro insieme a lei. Mentre Andres guidava, lei era con la testa sulle mie ginocchia ed io le accarezzavo i capelli. Aveva gli occhi chiusi, ma ogni tanto li apriva e stavamo così a guardarci senza dire nulla.

"Arrivati" esclamò il mio amico.

"Grazie campione, ci sentiamo domani!" risposi io "Nini, vieni".

"Nah, non voglio" disse lei.

Così la presi in braccio e lei appoggiò la testa sulla mia spalla. Era leggera. Avrei potuto sfiorare il suo bel culo con la mano, ma non lo feci. Mi limitai a portarla in camera sua.

VIRGINIA

Stavo vomitando nel gabinetto del mio bagno. Jonas mi teneva i capelli all'indietro e mi massaggiava la schiena. Era così incredibilmente dolce, così apprensivo. Ricordavo che mi aveva portata in camera in braccio, mi aveva fatto togliere le scarpe e, dopo avermi portata in bagno, mi aveva messo due dita in gola per farmi vomitare.

Dopo aver finito stavo un po' meglio, ma ancora sentivo gli effetti dell'alcool. Mi alzai, dato che ero in ginocchio davanti al gabinetto, e andai in camera. Mi gettai a peso morto sul letto.

"Dai Nini, alzati, devi mettere il pigiama" mi disse Jonas.

"Non ho voglia" risposi io accovacciandomi sul letto.

"Ti aiuto?" chiese con un sorrisino malizioso il mio fratellastro. Io non gli risposi, così lui prese un pigiama dal primo cassetto del comodino e me lo lanciò addosso.

"So che muori dalla voglia di spogliarmi" risposi io, facendo capire che, anche dopo aver vomitato, la mia situazione alcolica non era cambiata. Jonas non se lo lasciò ripetere due volte, salì sul letto e dolcemente mi slacciò la cerniera dell'abito sulla schiena. Ero sicura che avesse lo sguardo puntato sul mio culo, così mi girai con l'idea di fermarlo. I nostri occhi si guardarono per un minuto che mi sembrò un'eternità.

"Continua" gli dissi cambiando improvvisamente idea e alzai le braccia per permettergli di sfilarmi l'abito. Lui lo fece e si tolse anche la camicia e i jeans, restando in boxer. Spostò la coperta e si infilò nel mio letto, in boxer, mentre io ero rimasta in intimo.

"Cosa fai?" domandai, irritata dal fatto che stavo parlando solo io, lui non mi rispondeva. Mi mise un dito sulle labbra, sensualmente, sussurrandomi un "silenzio piccola".

Mi resi conto di essere incollata al suo corpo e anche piuttosto eccitata. Mi promisi mentalmente che non avrei più bevuto ad una festa con Jonas, per non trovarmi mai più in situazioni simili.

Avvicinai ancora di più la mia bocca alla sua. Non avevo controllo sul mio corpo e probabilmente sapevo che il giorno dopo mi sarei incredibilmente pentita; ma forse, in quel momento, stavo facendo qualcosa che desideravo da così tanto tempo.

Lo baciai, delicatamente, e mi staccai subito. Questa volta fu lui a riprendermi le labbra con le sue e chiese accesso alla mia bocca picchiettando con la lingua sul mio labbro. Lo lasciai fare, socchiudendo la bocca e permettendo alle nostre lingue di giocare, di inseguirsi. Era un bacio pieno di passione, delicato e lento, come se volessimo gustarci ogni istante.

Le sue mani mi cinsero i fianchi, attirandomi più vicino a lui. Mi staccai dalle sue labbra guardandolo negli occhi, per poi passare a baciargli gli addominali, così perfetti e incredibilmente scolpiti. Con una mossa rapida si liberò dai miei baci portandosi sopra di me e facendo scorrere le sue mani su per la mia schiena, fino ad arrivare al gancetto del reggiseno. Ero sicura che l'avrebbe slacciato.

Ma non lo fece.

"Non possiamo, piccola" mi sussurrò "cosa stiamo facendo?".

Non gli risposi, feci solo scendere le mie mani fino all'elastico dei suoi boxer, ma lui mi fermò il polso con la mano.

Io ero ancora troppo ubriaca per capire che faceva sul serio, così mi misi a ridere. Jonas prese il pigiama e mi obbligò ad indossarlo, mentre facevo resistenza impedendogli di aiutarmi. Sparì un istante dalla stanza e tornò con addosso una felpa, spostò le coperte e si rimise a letto accanto a me dove, un minuto prima, stavamo per fare sesso.

Mi abbracciò da dietro e, mentre mi addormentavo, mi sembrò di sentire un "Sei bellissima". Ma forse, era solo l'alcool.

Amore fraternoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora