JONAS
"Ciao Juan, ciao Fernando" esclamai avvicinandomi ad un gruppetto di ragazzi seduto al bordo del campo da calcio. Il sole era cuocente e stavo sudando persino prima di iniziare la partita.
"Hei Jonas" mi salutò prima il gemello biondo, Juan, seguito quasi immediatamente dal moro. Non erano proprio identici, o meglio, in loro cambiava solo il colore dei capelli. I lineamenti del viso erano gli stessi e anche gli occhi, verde tendente al marrone, erano gli stessi.
"Non mi saluti, stronzo?" disse scherzando Andres, che era rimasto zitto fino a quel momento per permettermi di salutare i suoi cugini.
"Dai, non fare l'offeso" risposi io, prima di scoppiare in una clamorosa risata.
"Dobbiamo proprio giocare a calcio?" domandò Fernando.
"Io ho troppo caldo" dissi.
"Anche io" continuò lui "aspettiamo che il sole sia meno caldo, sediamoci all'ombra".
Tutti e quattro ci dirigemmo verso un grande albero, dalle foglie larghe e rosse, che era il punto caratteristico di quel parchetto un po' isolato. Ci sedemmo in mezzo all'erba, appoggiando la schiena al grande tronco dell'albero.
"Jo" mi chiamò Andres.
"Dimmi" ribattei.
"Con Virginia?".
"Una merda And, esce con Lucas. Te lo ricordi? Il mio amico d'infanzia".
"Quale, il pappamolla?" rispose scoppiando a ridere. Era il soprannome che gli avevo dato da piccolo, perché al posto di essere vivace, il mio vecchio amico se ne stava sempre in disparte in silenzio.
"Esattamente lui".
"Chi é Virginia?" chiese Juan con un sorrisino malizioso sul viso.
"La mia ex" confessai "nonché mia sorellastra".
"Che cosa?" domandò incredulo l'altro gemello.
"I miei hanno adottato una ragazza e mi sono innamorato di lei, ma la mia ex mi ha baciato ed io non l'ho respinta.. Nini ci ha visti e ora non vuole più avere niente a che fare con me" spiegai.
"Ma sei un coglione!" continuò Fernando.
"Lo so, grazie mille".
"Jo" andò avanti Andres "devi riconquistartela! Diteglielo anche voi ragazzi. Non puoi permettere di fartela portare via, la ami".
"Ma ho baciato Emilia".
"Che casino" disse Juan. Aveva perfettamente ragione. Ma aveva ragione anche il mio migliore amico, quello che mi conosceva meglio di tutti. Dovevo riconquistarla, bastava solo trovare un modo per farlo. Facile a dirsi, difficile a farsi.
VIRGINIA
Rientrai a casa verso le 19 dopo un intero pomeriggio passato con Lucas. L'avevo salutato solo con un bacio sulla guancia, non me la sentivo dopo quanto successo al parco. Ci eravamo dati appuntamento al giorno successivo, sarebbe passato lui a prendermi dopo il pranzo.
"Nini, aspettami" sentii urlare da una voce troppo familiare alle mie spalle, mentre camminavo sul vialetto che portava al portone della villa dove vivevo.
"Che vuoi?" domandai a Jonas, che nel frattempo mi aveva raggiunto.
"Parlare" rispose sorridendomi, prima di prendermi per la mano e condurmi sul retro della casa. Non mi opposi, perché sapevo che non mi avrebbe lasciata in pace senza avermi parlato. Una qualità che amavo di lui era l'incredibile determinazione.
"Allora?" chiesi, cercando di essere più dura possibile, mentre mi sedevo in un angolo del giardino su una panchina al sole.
"Fai sul serio con Lucas?".
"Perché ti interessa?".
"Piccola non rispondere ad una domanda con un'altra domanda, so che dà fastidio anche a te" mi disse facendomi rabbrividire. Era incredibile quante cose sapesse di me, e anche quanto sapessi io di lui. In fondo vivevamo insieme da soli tre mesi, ma due li avevamo trascorsi completamente insieme. Il soprannome piccola mi ricordava il periodo in cui mi corteggiava, le notti in cui avevamo dormuto abbracciati nel letto.
"Non lo so".
"Cosa ci trovi in Lucas? É un bravo ragazzo ma é monotono, noioso".
"Sei geloso? Vai da Emilia" ribattei girando la testa dall'altra parte, perché non volevo che mi guardasse negli occhi.
"Girati" mi ordinò con voce dolce. Gli obbedii.
"Sì" continuò lui "sono geloso. Perché non voglio perderti".
"Mi hai già persa Jo".
"Ti ricordi della vacanza in Puglia?".
"Mh-mh".
"Dormiremo insieme".
"Lo so".
"Perché non mi dai una seconda possibilità? Ti prego amore" mi sussurrò avvicinandosi a me. Mi alzai di scatto e lo guardai cercando di apparire il più arrabbiata possibile.
"Non te la meriti, e non chiamarmi così" urlai scappando via. Quella conversazione stava diventando troppo difficile da sopportare. Dentro di me pensavo che sarebbe stato tutto molto più semplice se lo avessi perdonato, ma era troppo rischioso. Jonas sarebbe ricaduto nella trappola di qualche altra puttana, o ne avrebbe cercata lui una, ed io ci sarei stata male un'altra volta. Dovevo dimenticarmi di lui e di tutto ciò che avevamo passato, anche di quella conversazione. Ora dovevo pensare a Lucas, a qualcuno che teneva davvero a me. Ma era sufficiente che lui tenesse a me? Probabilmente no. Come minimo, anche io dovevo fare lo stesso. Ma io, io ci tenevo a lui?
JONAS
Rimasi lì, seduto nell'angolo del giardino con lo sguardo fisso nel vuoto. Non riuscivo a essere arrabbiato con Virginia perché, tutto sommato, sapevo che aveva perfettamente ragione. Ero io che mi ero comportato da stronzo nei suoi confronti e lei non era obbligata a perdonarmi. Eppure, non riuscivo a farle capire quanto fosse reale quello che le dicevo. Ero realmente pentito e desideravo con tutto il cuore una seconda chance.
La vacanza in Puglia sarebbe stata un'ottima occasione per fare il punto della situazione tra di noi: volevo per lo meno capire se avevo ancora una minima possibilità con lei.
Mi alzai e mi trascinai fino al salotto, lanciandomi sul divano a peso morto. Accesi la TV su un canale a caso, tanto non l'avrei guardata.
"Ti va bene il pollo al curry stasera, Jo?" mi domandò mio padre passandomi affianco.
"Benissimo" risposi, pur non avendo fatto molto caso a quanto mi aveva detto. In quel momento, l'ultima cosa che mi importava era cosa si mangiava per cena.
"Vai a sentire la Virgi e chiedile se va bene anche a lei" aggiunse.
"Non puoi andare tu, papà?".
"Sto cucinando, mamma torna tardi. Fammi un favore, che ti costa" continuò.
"E va bene" dissi, alzandomi di malavoglia. Arrivai in un attimo davanti alla camera della mia sorellastra e, dopo qualche minuto di incertezza, la spalancai.
"Chiudi la porta, stronzo" mi urlò contro lei, che indossava solo una canottiera.
"Ti ho visto tante volte le mutande Nini" risposi ridendo e, cosa che mi sorprese, facendo ridere anche lei.
"Perché sei venuto?" mi chiese smettendo improvvisamente di ridere.
"Papà vuole sapere se ti va il pollo al curry per la cena".
"Digli di sì, grazie".
"Pensa a quello che ti ho detto in giardino".
"Lasciami con Lucas, Jo, ti prego".
"Mi manchi"
"Troppo facile" ribattè lei, prima di chiudersi in bagno a chiave. Rimasi lì nella sua stanza immaginandomela nuda nella schiuma della vasca da bagno. Avevo bisogno anche io di una doccia, ma fredda ghiacciata per far passare l'eccitazione.
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Amore fraterno
RomanceVirginia ha 17 anni anche se é più matura di tanti adulti. Ha perso sua madre quando aveva dieci anni ed é stata adottata da una famiglia di Madrid. Carmen e Paul, i genitori adottivi, la adorano. Ma lo stesso non sembra fare il fratellastro, l'affa...