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JONAS

Varcammo la porta di casa tenendoci per mano, ma ci staccammo non appena i miei genitori ci vennero incontro. Non ero per niente pronto a rivelare la storia con la ragazza che loro avevano adottato, non avevo la più pallida idea di cosa avrebbero potuto dirci.

"Buongiorno ragazzi" ciguettò mamma con la sua vocina simpatica. Io mi limitai a rispondere al saluto, mentre Virginia abbracciò sia lei sia mio padre. Era sempre così affettuosa.

"Come sono andati questi giorni?" chiese mia madre.

"Tutto a posto mamma" risposi, sedendomi sul divano, o meglio lasciandomi cadere sopra quei morbidi cuscini.

"Virginia abbiamo una cosa da dirti, ti spiace se ci sediamo un attimo?" domandò mio padre. Lei si sedette al mio fianco e mi strinse la mano dietro la schiena, così che nessuno la potesse vedere.

"Mentre eravamo via, ci ha chiamati Julian" continuò "Dice che ti vuole vedere, solo vedere in faccia una volta. Non abbiamo detto di no, preferivamo chiederti conferma anche se presumibilmente la risposta sarà negativa".

Virginia guardava il vuoto. Non rispondeva, la vedevo nervosa e indecisa. Le strinsi la mano, ritenendolo un modo carino per darle conforto.

"No" rispose "non do una risposta negativa. Lo voglio conoscere. Guardarlo in faccia e dirgli che é uno stronzo".

"Sicura tesoro?" chiese mamma, sempre troppo apprensiva e preoccupata.

"Sicura" ribattè con convinzione la mia sorellastra. Amavo quando si mostrava decisa, piena di grinta. Le donne che non osavano prendere delle decisioni e non avevano carattere non mi erano mai piaciute.

VIRGINIA

Avrei conosciuto mio padre. Incredibile, più ci pensavo, più ero emozionata. Dovevo dirgli in faccia tutto quello che mi ero sempre tenuta dentro, dovevo fargli capire tutto il mio dolore e anche quello di mamma. Certo, avevo un po' di paura all'idea di vedere il suo viso. E se gli assomigliassi? In fondo era normale, dato che era mio padre. Ma non volevo assomigliare ad un uomo che aveva distrutto la mia vita e quella della persona più importante della mia vita, mia mamma.

Ero sdraiata sul letto con un libro in mano che tentavo di studiare, quando la porta si spalancò ed entro Jonas, che non aveva mai perso la sua brutta abitudine di entrare nella mia camera senza bussare.

"Hei" mi sussurrò, avvicinandosi alle mie labbra e lasciandomi un morbido bacio prima di sedersi al mio fianco.

"Che ci fai qui?" gli domandai, forse un po' crudelmente anche se ero così felice di vederlo.

"Mi mancavi" mi disse lui, piantando i suoi occhioni azzurri nei miei. Non resistetti un altro secondo e mi scagliai sulla sua bocca, approfondendo il bacio con la lingua e rendendolo sempre più passionale. In un attimo ci ritrovammo uno sopra l'altra sul letto, e lui iniziò a muovere le sue braccia sensualmente su tutta la mia schiena.

"Non ora Jo" gli riuscii a dire tra un bacio e l'altro "ci sono i tuoi in casa".

Lui si staccò, forse rattristato dall'idea di non potermi fare sua, ma la pensava al mio stesso modo: non dovevamo farci scoprire da Carmen e Paul.

"Comunque piccola, sono venuto per dirti che domani sera c'è una festa da un ragazzo di quinta, tu verrai con me vero?" domandò.

"Io e te? Come una coppia?" dissi sorridendo.

"Siamo una coppia o no?" scherzò lui.

"Certo".

"Ti lascio ai tuoi libri" disse dopo un ultimo bacio.

"A dopo" ribattei io.

"A dopo piccola mia".

Quel ragazzo mi stava facendo impazzire, ogni giorno di più. Era estremamente dolce, sorprendente, affascinante. Ma ora dovevo pensare alla festa e smetterla di pensare a lui, altrimenti non avrei avuto niente da mettermi. Le feste dei ragazzi di quinta erano sempre molto lussuose, le ragazze nei loro abiti eleganti e i ragazzi con le camicie. I vestiti che avevo nella cabina armadio non bastavano più, avevo bisogno di qualcosa di nuovo.

Chiamai Eva, anche se non era invitata alla festa così come gli altri miei amici, ero certa che mi avrebbe dato una mano.

"Ev? Ci sei?" domandai.

"Ciao Virgi, tutto okay?".

"Insomma, domani ho una festa, vado in coppia con Jonas ma non ho niente da mettermi!".

"Mmm, beh, shopping? Domani pomeriggio alle 15 al centro!" esclamò lei, che non avrebbe mai rifiutato un pomeriggio di shopping.

"Mi spiace che tu non sia invitata, d'accordo comunque".

"Nessun problema, tanto non potrei esserci" disse lei sghignazzando.

"Ev mi nascondi qualcosa?".

"Ti racconto domani dai, bacione".

"Ciao, a domani!".

Ormai la conoscevo troppo bene. Quando faceva quel tono di voce, c'era qualcosa di cui non mi aveva informata.

Scesi da Carmen chiedendole il permesso di andare a fare shopping il giorno seguente, lei mi rispose affermativamente e, anzi, mi diede anche parecchi soldi dicendomi di comprarmi quello che volevo. La vita da ricca iniziava a diventare sempre più interessante.

Amore fraternoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora