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VIRGINIA

Mentre tornavamo all'albergo Jonas mi cinse la vita con il braccio. Camminammo così, vicini, mentre io appoggiavo di tanto in tanto la testa sulla sua spalla. Entrambi non avevamo ancora smaltito la sbornia, nonostante non bevessimo da tre ore e nonostante il bagno in mare.

Mi sentivo maledettamente bene, anche se ero in giro per le stradine di un paesino pugliese alle cinque del mattino abbracciata al mio ex.

"Eccoci" disse il mio fratellastro, spalancando la porta della nostra stanza e richiudendosela alle spalle.

Corsi ridendo senza motivo fino al letto e lì mi lasciai cadere, dopo essermi tolta i sandali, chiudendo gli occhi per qualche secondo. Li aprì proprio nel momento in cui Jonas era intento a slacciarsi i bottoni della camicia, senza successo. Mi alzai lentamente e mi avvicinai a lui, prendendogli le mani e sporgendomi per baciargli il naso. Dopo di che mi misi a sbottonargli la camicia, baciandogli il petto che man mano si scopriva. Arrivai fino ai pantaloni e iniziai a giocherellare con la chiusura.

"Nini, che fai?" mi domandò, cercando di controllare la voce e di non emettere gemiti di piacere per quel contatto inaspettato.

"Sht, non parlare" gli sussurrai ad un millimetro dalle sue labbra, prima di unirle con le mie annullando anche quella minuscola distanza. Misi le mani nei suoi capelli tirandoglieli dolcemente, socchiudendo la bocca per permettergli di introdurvi la lingua. Ci baciammo per un paio di minuti, lui facendomi rabbrividire accarezzando la mia schiena ed io facendolo gemere nella mia bocca per i morsi che davo, di tanto in tanto, al suo labbro.

"Mi sei mancato" gli dissi, mentre alzavo le braccia lasciandogli la possibilità di sfilarmi la magliettina. Capendo che facevo sul serio, non sprecò quella possibilità. Mi spogliò rapidamente anche dalla gonna, slacciando la cerniera posteriore.

"Sei bellissima" sbiascicò, mordendomi il lobo dell'orecchio per poi passare al mio collo, dove lasciò baci passionali e un succhiotto all'altezza della clavicola.

Tornai al bottone dei suoi pantaloni e lo slacciai immediatamente, lasciandoli cadere sul pavimento. Lui mise le mani sul mio sedere, palpandolo lentamente ed eccitandomi ad ogni carezza, per poi prendermi in braccio e, senza smettere di baciarmi, farmi sdraiare sul letto. Si posizionò sopra di me e mi levò il reggiseno, scoprendo i miei capezzoli già irrigiditi. Iniziò a baciarli, succhiarli e mordicchiarli mentre io esplodevo di piacere, già mi sentivo le mutandine completamente bagnate.

"Cazzo, il preservativo" mi sussurrò, alzandosi di scatto. Arrivò alla sua valigia e ne recuperò uno dalla tasca, per poi tornare verso di me.

Gli tolsi i boxer, liberando la sua erezione che era imprigionata dal tessuto. Si infilò velocemente il contenuto della bustina argentea che aveva appena recuperato, poi mi sfilò le mutandine, chinandosi con il viso sulla mia intimità. Lasciò morbidi baci sul mio clitoride gustando il mio interno, finché non resistetti più. Gli afferrai il viso con le mani, riportandolo di fronte al mio. Uniti in un bacio passionale, con le lingue che si inseguivano, entrò dentro di me. Dapprima rimase immobile, per abituarmi a sentirlo in me. Non era mai stato così premuroso nei miei confronti quando avevamo fatto l'amore. Quella volta era diversa dalle altre. Eravamo lenti, come a volerci godere ogni istante di quella magica notte.

"Ti amo" mi disse, iniziando a muoversi più velocemente sopra di me. Fino ad allora si era trattenuto, tenendo le braccia rigide al fianco del mio corpo. Fui io a spostargliele e lui le posizionò sui miei seni, stringendoli e facendomi raggiungere l'apice del piacere. Esplosi in un orgasmo e lui mi seguì dopo pochi secondi. Uscì da dentro di me e si sdraiò al mio fianco sul letto matrimoniale, senza dire una parola. Era offeso, probabilmente per il fatto che non avevo risposto alla sua dichiarazione, così mi avvicinai al suo viso e gli lasciai un dolce bacio sulle labbra.

"Ti amo tanto anch'io".

JONAS

Non potevo ancora crederci. Mi aveva davvero detto che mi amava? Avevo paura fosse tutto effetto dell'alcool, che anche io sentivo ancora circolare nel mio corpo. Eppure, era un momento troppo bello per mettersi a pensare agli aspetti negativi. Avevo fatto l'amore con Virginia, l'avevo rifatta mia.

Continuai ad accarezzarle i capelli dolcemente e qualche volta le lasciavo un bacio sulla fronte. Aveva la testa appoggiata sul mio petto e sembrava davvero serena e tranquilla.

"Siamo ubriachi" mi disse, scoppiando a ridere all'improvviso e mettendosi a sedere sul letto.

"Sì, lo siamo" confermai, seguendola nella sua risata. La presi per la vita e la feci sdraiare nuovamente sopra di me, poggiando le mie labbra sulle sue per continuare da dove ci eravamo interrotti. Mentre ci baciavamo, sentivo l'erezione che minacciava di tornare e così, senza preavviso, ribaltai la situazione mettendomi sopra di lei. Lasciai che mi accarezzasse il petto e la penetrai nuovamente, facendola sussultare. Quella volta mi mossi più rapidamente mentre lei spingeva con i suoi fianchi verso di me, volendomi completamente dentro di lei. Venne chiamandomi per nome e, poco dopo, feci lo stesso, per poi lasciarmi cadere senza forze al suo fianco.

"Quanto sei bella" le sussurrai tra i capelli, riconoscendo immediatamente quel profumo di lavanda.

Ci addormentammo così, abbracciati, incapaci di separarci. Ero in paradiso. Ma non sapevo era che l'inferno si trovava più vicino di quel che immaginavo.

Amore fraternoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora