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VIRGINIA

A colazione, il giorno successivo, nessuno parlò. Carmen e Paul non erano tornati sull'argomento, ma io e Jonas eravamo certi che l'avrebbero fatto presto.

Addentai una fetta della morbida torta al cioccolato della mia madre adottiva, gustandomela fino in fondo. Di fronte a me, il mio ragazzo immergeva i biscotti nel the caldo prima di morderli.

"Ragazzi" ci chiamò il padre di famiglia, poggiando la tazza che teneva tra le mani sul piattino davanti a sé.

"Dicci pure, papà" rispose Jo, rivolgendomi un'occhiata rapida per tranquillizzarmi. Senza accorgermene, infatti, le mie mani avevano iniziato a tremare. In fondo, quella era la rivelazione che avrebbe cambiato le nostre piccole vite, che ci avrebbe permesso di rendere del tutto ufficiale la nostra storia senza bisogno di nasconderci. Oppure, avrebbe potuto farla finire per sempre, ma non ci volli pensare.

"Ammettiamo che non sono d'accordo con questa storia ridicola" annunciò "ma so che, se anche non la approvassi, voi continuereste a volervi troppo bene".

"Dunque?" chiesi, impaziente di sentire il nocciolo del discorso. Fu Carmen a continuare.

"Dunque fate quello che volete ragazzi, se vi amate va bene così. Ma almeno, non rendeteci partecipi della vostra passione come avete fatto ieri" disse lei. Un sorriso spontaneo spuntò sul mio volto e notai, con piacere, che ve n'era uno identico sulla bocca di Jonas.

"Grazie mamma, grazie papà" esclamai, quasi con le lacrime agli occhi. Neppure mi ero resa conto di quanto avevo appena detto: realizzai soltanto quando le tre persone in quella stanza mi fissarono increduli.

"Che hai detto, tesoro?" domandò la donna.

"Mi è venuto così" risposi, chinando lo sguardo. Mi ero lasciata trascinare dal momento e avevo parlato senza collegare molto le parole.

"Non é una cosa brutta, anzi" continuò l'uomo "noi siamo tanto felici di essere il tuo papà e la tua mamma, Virgi".

"Anche io sono felice con voi".

"E io chi sono, il tuo fratellino?" chiese Jonas, con un sorrisino malizioso sul viso.

"Lascialo perdere, é stupido dalla nascita" lo scherzò Paul, facendo scoppiare una grande risata collettiva. Non mi ero mai sentita tanto bene come in quel momento. Mi sentivo davvero parte di quella famiglia, della famiglia Lopez, di una famiglia che aveva conosciuto da vicino mamma Marta e che non aveva esitato ad aiutare la sua bambina nel momento del bisogno. Erano, anzi eravamo, un meraviglioso gruppo, una squadra finalmente molto affiatata. Ed é questo che, a mio parere, deve essere una famiglia: principalmente un ottimo team, dove tutti si amano e si apprezzano, ciascuno con i propri pregi ed i propri difetti.

Una volta che i genitori furono usciti per andare al lavoro, dissi al mio ragazzo - fratellastro che avevo bisogno di un momento da sola. Mi sedetti sul letto e, scorrendo tra la rubrica del mio cellulare, cercai il numero di Lucia. Composi velocemente un messaggio. Non la sentivo da molto, diciamo che l'avevo chiamata solo un paio di volte durante il mio primo mese qui in Spagna. Ma lei, sempre così gentile e disponibile, mi aveva detto che ci sarebbe stata sempre per me.

Ciao Lucia, come stai? Ti scrivo perché ti voglio ringraziare per avermi dato l'opportunità di conoscere ed amare una famiglia spettacolare. Mi trovo tanto bene qui, sono felice. Non avrei mai pensato di poterlo affermare prima di adesso, ma lo sono davvero. Ed anche per merito tuo che mi hai insegnato ad andare avanti anche senza la mamma, che mi hai amata e mi hai saputa crescere nel migliore dei modi. Ti dico una cosa che ti farà un po' ridere, ma pazienza: sono fidanzata con il mio fratellastro. È un bravo ragazzo, tranquilla, me lo sono scelta bene. Carmen e Paul (che oggi ho chiamato per la prima volta mamma e papà, ti rendi conto!) hanno fatto un po' di fatica ad accettare questa situazione, ma ora sono contenti per noi, per questo spero che anche tu lo sia. Si chiama Jonas, ed é l'unico che mi conosce veramente, che conosce le mie paure e i miei demoni interiori, oltre a te. Per questo penso che ti piacerebbe molto.
Ho anche conosciuto il mio padre naturale qualche tempo fa. Si era messo in contatto con i miei nuovi genitori, dicendo che voleva conoscermi. Loro non erano d'accordo, ma io ho insistito. Mi assomiglia tanto esteticamente. Ma non voglio avere niente a che fare con lui, volevo solo vederlo una volta nella mia vita.
Ti mando un bacio Luci, qualche volta mi manchi. Ti voglio bene e ti ringrazio per tutto quello che hai fatto per me.
Virginia

Rilessi milioni di volte quel lunghissimo messaggio e, alla fine, inviai. Proprio in quel momento la porta della mia stanza si aprì.

JONAS

Andai a trovare Virginia, anche se mi aveva detto che voleva stare sola. Avevo paura che ci fosse qualcosa che non andava e, da buon cavaliere, avevo voluto verificare.

"Hei" le dissi, sedendomi al suo fianco sul letto e mettendole una mano sulla schiena, consentendole di appoggiare la testa sulla mia spalla.

"Salve fratellino" rise lei. Quanto amavo quella risata, i suoi occhi che brillavano di gioia.

"Tutto bene?".

"Sì, perché?".

"Volevi stare da sola, pensavo ci fosse qualche problema" confessai.

"Tranquillo" mi rassicurò, lasciandomi un bacio sul naso "ho mandato un messaggio alla mia assistente sociale di quando stavo in orfanatrofio".

"E che le hai detto? Non che vuoi tornare là, vero?" mi affrettai a chiedere.

"Ma no, scemo. L'ho ringraziata per l'opportunità che mi ha dato, per la possibili che ho avuto di conoscervi. Le ho scritto anche di te".

"Cioè?" domandai, per spronarla a continuare. Mi incuriosiva sapere cosa raccontava di me agli altri.

"Le ho detto che le piaceresti, perché con te sono riuscita ad aprirmi. Quindi vuol dire che sei la persona giusta" rispose, intrecciando il suo sguardo con il mio.

"Io ti amo, Nini".

"Anche io, tantissimo".

"Seguimi" esclamai, quando mi venne in mente un'idea che trovai spettacolare.

"Dove?".

"Vedrai" continuai, trascinandola fino in cortile, tenendo le sue dita intrecciate alle mie. Nel grande giardino della nostra villa mi guardai intorno, alla fine scelsi la parte sul retro della casa, quella con i grandi alberi.

"Scegli una pianta e siediti sotto, aspettami qui" le ordinai, correndo nel capanno dove il giardiniere riponeva i suoi attrezzi. Scelsi un coltellino con la punta piuttosto affilata e tornai dalla mia principessa che stava sdraiata sulla morbida erbetta verde.

"Cosa dobbiamo fare?" mi chiese, facendo gli occhi dolci per obbligarmi a rispondere.

"Incidiamo il nostro amore".

"Dove, sugli alberi?".

"Sì, su un albero" risposi, iniziando a disegnare una V su quello che la mia ragazza aveva scelto. Cercai di essere il più preciso possibile, ma la mia calligrafia non era mai stata delle migliori.

"Adesso tocca a me" affermò lei, rubandomi praticamente il coltellino dalle mani. Molto più abile di me, in poco tempo disegnò una J affianco alla sua iniziale, completando il tutto con un piccolo cuore.

"Ci lasceremo solo quando quest'albero non avrà più le nostre iniziali".

"Le avrà per sempre, vero?".

"Sì, te lo prometto. Le avrà per sempre".

La baciai, desiderando che quel momento non finisse mai. Mi persi nelle sue labbra, morbide e rosee. Mi accorsi di quanto la mia vita dipendesse dalla sua. Ero un ragazzo diverso, ero cambiato. Lei mi aveva cambiato. E niente, lo giuro, niente, mi avrebbe mai reso tanto felice quanto lei in quel momento.

Jonas ama Virginia. Virginia ama Jonas. E l'amore ha vinto.


~Ciao ragazzi, questo era l'ultimo capitolo. Ho preferito fermarmi qui, con un bellissimo lieto fine. In fondo, 50 capitoli come prima storia non mi sembrano niente male. Non ho voluto continuare per evitare che la storia diventasse banale e poco realistica.
Vi ringrazio infinitamente per tutto l'affetto che mi avete dimostrato, davvero, grazie di cuore. E vi prego di accettare positivamente la fine della storia, perché non ci sarà un seguito, ho deciso così.
Vi voglio bene, cari amici di "Amore fraterno". Un bacio e un abbraccio a tutti quanti❤

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