9. Solo una questione anagrafica

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Lily si appiattisce dietro il muro, si schiaccia contro la parete e cerca davvero di diventare un tutt'uno col marmo freddo. Vorrebbe correre via, darsela a gambe levate. Verso un mondo lontano, verso anni diversi.

A volte vorrebbe semplicemente alzarsi e andare via dalla sua vita, dal suo corpo così imperfetto e i capelli troppi rossi, e le lentiggini troppo marcate, e tutti i difetti che non può fare a meno di vedersi.

E vorrebbe anche scappare: da quella vita, dalla guerra, gli orrori, la fame, la paura, la solitudine, le lacrime. Sempre più lacrime: incessanti, imperterrite, inevitabili. Poi arriva James, quasi sempre, quasi mai: le siede accanto, le passa un braccio intorno alle spalle e la lascia sfogare.

Non chiede, James. Non fa domande e non si aspetta spiegazioni. E a Lily va bene così, non dover parlare, non dover affrontare il discorso. Perché in realtà, le costa ammetterlo, ma lei i problemi non li ha mai saputi prendere di petto. Piuttosto, preferisce optare per una fuga all'insegna della codardia.

E le lacrime, quelle non mancano mai.

Perciò, quando Lily svolta l'angolo e incontra la figura rannicchiata di Sirius Black, non può fare a meno di nascondersi e desiderare la fuga.

Non l'ha premeditato, no di certo! Quando si sono separati e James ha proposto di cercare in direzioni diverse, Lily ha pensato che statisticamente sarebbe stato impossibile che tra loro tre proprio lei l'avrebbe incontrarlo.

E invece lui é lí, e c'è anche lei e nessun altro oltre loro. Ma chi diamine decide spontaneamente di nascondersi nel bagno di Mirtilla Malcontenta?

Ma Lily, lo sa, non é pronta. Ha troppe domande, troppa confusione, troppa paura! Come parlare di un futuro in cui Sirius finirà ad Azkaban come terrorista pluriomicida?

Ingenuamente, Lily non può fare a meno di chiedersi se la colpa non sia proprio sua - della guerra!

Ma non può, non riesce. Allora cerca di fare un passo indietro, si vuole allontanare: scappare il più lontano possibile da lì e fingere di non averlo mai visto.

Prende un respiro profondo, si stacca dal muro e... "Evans! Hanno mandato te per paura che affatturassi qualcuno?"

Accidenti!

Lily scuote la testa: "Ci siamo divisi," mormora a bassa voce, ogni speranza di fuga lasciata alle spalle. "James sta controllando gli ultimi piani, Remus l'ala est e le cucine. Io dovevo andare al campo."

"E sei nel bagno perché...?"

"Onestamente parlando, Black, ho dei seri dubbi che tra tutti vorresti parlare proprio con me. Ho solo cercato di evitare a entrambi una situazione imbarazzante."

Dalla figura rannicchiata che corrisponde al ragazzo arriva una risata sommessa. Poi lentamente si fa più forte, latrante. Folle.

Lily reprime il desiderio di chiudersi la porta alle spalle e andare via. Quello è Sirius - si ripete -, lo stesso ragazzo con cui va a lezione da sette anni e che passa le classi a dormire o incantare palline di carta appiccicose.

Non è un assassino - lo sottolinea, lo evidenzia, lo demarca a caratteri cubitali nella sua testa -, non ha ucciso nessuno. É solo Sirius.

"Hai paura di me?" le chiede in un sussurro e finalmente alza la testa per guardarla.

Le si chiude lo stomaco a quella vista: ha i capelli stravolti, gli occhi iniettati di sangue e le guance bagnate. Un piccolo livido fa mostra di sé sulla tempia e Lily reprime il desiderio di chiedergli come se l'è procurato.

"Dovrei, Black?"

"Non hai saputo?" ridacchia, ma non c'è traccia di divertimento in lui. "A quanto pare ho ucciso un sacco di Babbani. Dovresti avere paura."

La trappola del tempo - i malandrini a spasso nel futuro Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora