Ben presto, e nonostante le piu ferree e convincenti negazioni da parte di tutti i Potter, diventa ben chiaro che i Malandrini hanno ragione e che sí, Harry li sta decisamente e inequivocabilmente evitando. Sirius, un giorno, arriva persino a dirsi ammirato per il modo in cui in suo figlioccio non tenti neanche di negare l'evidenza.
"Mai visto qualcuno sparire così velocemente e senza aver bisogno di un mantello dell'invisibilità" afferma Remus, sedendosi sulla panca del tavolo di Grifondoro con un sospiro.
James e Lily, testa contro testa, si voltano pigramente verso di lui con ancora l'ombra di un sorriso sul loro volto. E Remus butta indietro il senso di inadeguatezza ogni volta che si trova davanti alla loro felicità innamorata così dirompente, così fastidiosamente lampante e allo stesso tempo talmente dolorosa per la sua fugacità.
"Di chi stai parlando?" chiede Lily, scivolando sul posto e allontanandosi dal ragazzo su cui, fino a qualche attimo prima, sembrava sul punto di essere unita con un incantesimo permanente.
"Harry" gli da man forte Sirius, scavalcando anche lui la panca. "L'abbiamo intravisto al sesto piano, infondo al corridoio. Il tempo di salutarlo da lontano e... tac, era sparito."
Le labbra di James si schiacciano l'una contro l'altra in un segno di inevitabile e ben visibile disapprovazione.
"Diamogli tempo" si limita a rispondere. "Non è facile tutto questo, gli siamo letteralmente piombati tra capo e collo."
Lily, invece, si morde il labbro inferiore con molta meno sicurezza. "E se il momento non arrivasse mai? Se non volesse mai parlare con noi?" Li guarda uno a uno. "Non è che il tempo sia proprio il nostro migliore alleato."
Remus osserva il braccio di James: lo vede allungarsi da sotto al tavolo, tendersi e subito dopo contrarsi. Non c'è dubbio che abbia preso una mano di Lily tra le sue. "E allora il tempo ce lo troveremo lo stesso, se serve lo inventeremo."
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James Sirius si appoggia contro il muro alle sue spalle: le mani infilate nelle tasche, l'espressione assorta e i capelli indomabili come sempre. Ha appena terminato un allenamento di Quidditch ma, poco prima di rimettersi in sella per la sua canonica mezz'ora extra e pronto a incantare le pluffe e i bolidi, non ha potuto fare a meno di lanciare uno sguardo sulla Mappa del Malandrino.
Gli è bastato notare il nome di suo padre e scambiarsi uno sguardo con Lyn, prima di catapultarsi nelle docce alla velocità della luce.
"Jamie!" Harry si ferma, sorpreso di trovarsi il figlio davanti e in attesa. Alza un sopracciglio, dubbioso. "Non sarai stato convocato dalla professoressa McGranitt per l'ennesima punizione, spero."
James Sirius scuote la testa con un piccolo sorriso. "Mi sto tenendo lontano dai guai, direi che al prossimo sgarro rischio il diploma."
Harry aggrotta le sopracciglia, contrariato. "Facciamo in modo che non accada, eh! Che ci fai qui?"
"La sindrome del bravo ragazzo" risponde una terza voce, costringendo i due Potter a voltarsi verso il nuovo arrivato.
Al si ferma a un passo dal fratello, imitandone inconsciamente la posizione e con un tenero sorriso sbarazzino a incurvargli le labbra.
"Adesso mi segui?" Scuote la testa il più grande. "E cosa accidenti significa la sindrome del bravo ragazzo?"
"Non sei il centro del mio mondo, Jim! Mi serviva la mappa e Lyn mi ha detto dove trovarti." Il Serpeverde alza gli occhi al cielo.
"Com'è che fate tutto questo uso della Mappa?" chiede Harry, ignorato prontamente da entrambi i ragazzi.
Al piuttosto continua verso il fratello: "E la sindrome del bravo ragazzo è quella di chi cerca di salvare tutti senza però dirlo a nessuno. Sei così Grifondoro da essere quasi imbarazzante."
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La trappola del tempo - i malandrini a spasso nel futuro
Fanfiction1977 È il 24 Dicembre. James, Sirius, Remus e Lily sono in fuga dal professor Lumacorno e dalla McGranitt. Corrono nei corridoi dei sotterranei, aprono una porta e si ritrovano in una stanza completamente vuota. Una sfida, un gioco e un boato. Poi...