21. A tu per tu con se stessi

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"... e quindi, mamma, questo è il modo in cui sono finito ingiustamente e immeritatamente in punizione" finisce di raccontare James Sirius, prima di lasciarsi andare contro lo schienale dell'automobile con un sospiro soddisfatto.

Sirius trattiene a stento una risata mentre al suo fianco Lily continua a guardarsi intorno con una chiara espressione di stupore: saranno almeno in dieci all'interno dell'abitacolo e di spazio ce n'é ancora sufficienza. Sette anni che vive nel mondo dei maghi e ogni giorno continua a scoprire sempre di più qualcosa capace di lasciarla senza parole come la prima volta.

"Sai che ti dico, Jim?" A parlare è lo zio del ragazzo. "A me hai convinto, hai il mio voto."

"George, stanne fuori!" Ginny Weasley si massaggia con stanchezza gli occhi e si prende qualche secondo prima di replicare. Seduto nei sedili posteriori, però, a Sirius non sfugge l'insolita piega divertita delle sue labbra. "Va bene, James. Questa era la giustificazione alla prima punizione del quadrimestre, quella che hai preso esattamente il primo di settembre. Che mi dici delle altre trentanove?"

"Zio Neville ti dice proprio tutto, eh?"

"Fidati, non abbiamo mai avuto una corrispondenza così attiva." Scuote la testa, sconfitta. "Non sai quanto vorremmo anche noi essere all'oscuro di quello che combini."

"Oh, non hai neanche idea" commenta Albus a mezza voce, non riuscendo a trattenersi dalla sua posizione: incastrato tra James e Lily. I suoi nonni. I genitori di suo padre.

Morti. Ma vivi.

Due leggende.

La signora Potter alza gli occhi al cielo e scuote la testa. "Con te terminiamo a casa, non credere che sia finita qua" minaccia con un dito puntato contro il figlio maggiore. "Adesso siamo arrivati, andiamo: papà ci aspetta, era davvero dispiaciuto di non poter venire alla stazione anche lui. Grazie Georgie, ci vediamo domani alla Tana."

Seguono alcuni minuti di saluti e in cui, inevitabilmente, i Malandrini finiscono per rimanere sullo sfondo, spaesati dal caos naturale e fisiologico che quella famiglia sembra portare sempre con sé.

Sirius apre la portiera e allunga finalmente le lunghe gambe, prima di paralizzarsi sul posto. I muscoli sembrano diventargli come gelatina mentre con una mano arpiona la spalla sempre vicino alla sua.

"Che succede?" James gli si rivolge con distrazione, ancora impensierito dalla confusione che i ragazzi hanno messo in atto per recuperare le proprie valigie.

"Io..." ingoia a vuoto, sentendo la gola improvvisamente secca. "Questo posto lo conosco."

"Cosa?" Ora gli rivolge tutta la sua attenzione, aggiustandosi gli occhiali sul naso. Abbassa la voce con discrezione: "Pad, non siamo mai stati nella Londra Babbana se non rarissime volte. Le strade qui sono tutte uguali."

"È casa mia. Questa che hai davanti è Grimmauld Place, la riconoscerei ovunque." James ora gli rivolge tutta la sua attenzione, scrutandolo con un misto ansia e preoccupazione. "Solo che è... non lo so, diversa. Cioè, noi non l'abbiamo mai resa visibile ma... sì, è lei. È inequivocabile."

"Perché diamine mio figlio dovrebbe vivere nella casa dei Black e non..."

"In qualsiasi altra parte al mondo che non sia l'inferno in Terra? Non lo so proprio."

Il Malandrino si scambia uno sguardo veloce con Remus, il quale ha avuto la discrezione di rimanere in disparte ma abbastanza a portata d'orecchio per capire il motivo del pallore improvviso dell'amico.

"Saranno due anni ormai che non ci metto piede qui dentro."

"Lo so" mormora James, cauto nelle risposte. Avere a che fare con i demoni della famiglia Black nel corso degli anni gli ha insegnato che essere diretto non è sempre la scelta migliore: a Sirius, infatti, bisogna girare intorno con calma, come si fa con un animale diffidente. In attesa che sia lui a volerti parlare. "A cosa stai pensando?"

La trappola del tempo - i malandrini a spasso nel futuro Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora