22. Un Lupin 2.0

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Remus Lupin, nella sua tormentata seppur breve esistenza, si è sempre vantato di essere una persona calma, posata. Di certo, se dovesse ricercare una sola dote per descriversi, questa sarebbe quella di essere estremamente riflessivo anche quando le situazioni porterebbero chiunque alla follia più dilagante.

Calmo e riflessivo lo è stato quando, poco più che bambino che si apprestava a scoprire le meraviglie del mondo, si è ritrovato invece a svelarne gli orrori e le ingiuste. Un morso gli ha cambiato per sempre la vita, rendendolo l'ombra di sé stesso e il mostro che popola ogni giorno i suoi stessi incubi: ma a discapito di tutto, e nonostante le urla e i pianti che per giorni hanno accompagnato le sue giornate a causa del dolore dei suoi genitori, Remus è rimasto stranamente quieto davanti a quella rivelazione che avrebbe, di lì a quel momento, condizionato ogni sua singola azione e decisione.

Lo stesso atteggiamento che lo ha accompagnato, d'altronde, nel corso degli anni: quando sua mamma si è ammalata irrimediabilmente, sotto il peso di un dolore troppo grande e di un tormento che non riusciva a lasciarla libera di viversi suo figlio come aveva sempre sognato; o ancora quando la consapevolezza ha cominciato a farsi strada in lui: quella certezza inalienabile e ineluttabile che per lui non ci sarebbe mai stato un futuro degno di essere vissuto.

E' rimasto calmo, Remus Lupin, quando ha scoperto che il suo più caro amico, lo stesso che una volta al mese corre al suo fianco all'interno della Foresta Proibita, lo ha venduto per uno stupido scherzo. Ed è stato riflessivo quando, solo qualche mese prima, la dura realtà è tornata a farsi beffe di lui e mostrarsi ai suoi occhi in tutta la sua crudeltà: tutte le sue certezze sarebbero crollate nel giro di qualche anno, sgretolate sotto il peso di una guerra che nessuno di loro ha richiesto. Ma nonostante tutto ha continuato ad andare avanti, analizzando ogni situazione e reazione nel tentativo fisiologico di dare un senso a ogni cosa.

Remus Lupin è quello calmo del gruppo: quello che riesce sempre a scampare una punizione, che non si lascia mai prendere dall'ansia e ha la capacità di calmarli tutti quanti. Quello da cui andare se si ricerca un appoggio solido, per sedare una crisi di nervi in pieno stile Black o per cercare un punto di vista alternativo a una fine che sembra già essere scritta.

Se fosse stato un Babbano, Remus si sarebbe senz'altro definito come un uomo di scienza: razionale, concreto e soprattutto solido, alla costante ricerca di una risposta. Ma nonostante tutte le prove che la vita gli abbia messo davanti nel corso degli anni, cominciando sin da subito e costruendolo pezzo dopo pezzo fino a diventare la persona che è diventato, nulla avrebbe mai potuto prepararlo al tornando che sta per travolgerlo in pieno.



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"Ragazzi, 'giorno" è il saluto di Albus, ancora mezzo addormentato, che li accoglie non appena entrano in cucina. I capelli sono stravolti e piegati tutti su un solo lato, una palpebra è stranamente cadente e indossa dei curiosi occhiali che nessuno di loro ha mai visto prima. "Come avete dormito?"

Sirius storce il naso. "Da quando porti gli occhiali?"

"Da sempre credo." Il Serpeverde si stringe nelle spalle. "Servono per riposare gli occhi, però di solito durante il giorno ne faccio a meno." Si gratta la nuca per un momento, pensieroso.

"Questo perché prima li portava sempre" si intromette la voce squillante di Lily Luna, prontamente seguita da un'assonnata ma già vestita Grace. "Solo che un giorno James glieli ha rotti per fargli un dispetto e Al ha deciso che non li avrebbe più messi per non dargli soddisfazioni."

I due Malandrini annuiscono perplessi a quelle parole e si siedono anche loro al tavolo da pranzo.

"Questo" mormora il ragazzo con tono di ammissione, "e il fatto che con gli occhiali non facessero altro che confondermi con Harry Potter."

La trappola del tempo - i malandrini a spasso nel futuro Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora