35. Un piccolo aiuto

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Questo capitolo è stato bello difficilotto da scrivere perché mi sentivo carica di aspettative e sembrava che nulla andasse bene: poi James Sirius e Al hanno preso in mano la situazione è il mio cuore si è semplicemente spezzato.
Per cui, se vi va, fatemi davvero sapere cosa ne pensate perché siamo agli sgoccioli, a me tutto questo mancherà e ho davvero bisogno di sentirvi!

⭐️

(Qualche settimana prima, molto anni dopo)

James Sirius si lascia cadere sul letto di fronte al suo e si passa una mano tra i capelli.

"Ho saputo." Si schiarisce la voce, telegrafico. "Ho incontrato Remus e Sirius. È una situazione del cazzo, fa schifo."

"Sapevamo che sarebbe successo" si mette seduto per guardarlo in viso e cercare di imprimere quanto più possibile quei lineamenti nella memoria. "La storia non prevede che noi rimaniamo qua. Dobbiamo tornare indietro e" la gola gli si stringe con forza, "morire."

Una strana sensazione si impossessa di lui e, poco a poco, James si rende conto che si tratta di un'insolita e bizzarra voglia di ridere: gli solletica il palato e parte proprio dalla bocca dello stomaco.

Ha diciassette anni e parla della sua morte con la stella tranquillità con cui potrebbe discutere dello stufato per cena, e la cosa gli fa venire inaspettatamente voglia di scoppiare a ridere.

Il ragazzo annuisce debolmente. "Fa tutto così schifo" ripete allora per sottolineare il concetto. "Non dovrebbe andare così, non può essere successo tutto solo per sbaglio."

La prima volta che si è trovato James Sirius davanti ha pensato a qualche stupido scherzo del destino: il solo sentire pronunciare il suo nome gli ha provocato una reazione di panico senza precedenti.

Ora, però, all'idea di non camminare più con lui per i corridoi o semplicemente di non poter scambiare quattro chiacchiere davanti al campo di Quidditch, si sente mancare la terra sotto i piedi.

Così come qualche mese prima avrebbe voluto farlo sparire dalla sua vista, tanto adesso vorrebbe poterselo tatuare fin dentro la pelle.

James inspira a fondo e si passa una mano sul viso. "Non è stato uno sbaglio, ma un piacevole incidente di percorso." Ridacchia con una sottile amarezza. "Porco Merlino, io ero terrorizzato la prima volta che ti ho incontrato. Continuavo a pensare che, insomma, era impossibile ci fosse un altro James Potter a Hogwarts e nel futuro."

"In un certo senso é vero" si stringe nelle spalle. "Non ne ce ne sono stati più di James Potter. Non come te, per lo meno."

Il Malandrino abbozza un sorriso. "Se posso dirti la mia, sono anche meglio nel futuro i James Potter." Si sistema gli occhiali sul naso.

"Non saprei" abbozza un sorriso storto, "anche io ero terrorizzato quando ho scoperto di voi. E... vi ho odiati così tanto. Se solo penso a tutto il tempo che ho passato ad avercela con voi per non averci detto la verità. Pensavo foste proprio come tutti gli altri, pronti a nascondere e omettere per un bene superiore che non sembra mai arrivare." Scuote la testa con un sospiro.

"Non pensarci" lo rassicura James. "È stato tutto giusto, ognuna delle cose che è successa era perfetta così com'era." Si alza dal letto e si allunga verso la scrivania. "Come mai sei venuto, Jim?"

"Per parlarti" si stringe nelle spalle il più giovane mentre allunga una mano per prendere una delle ultime sigarette babbane rimaste. "È tutto il giorno che non ti si vede e, in realtà, avrei delle cose da dirti."

James lascia lo sguardo vagare su quella figura un tempo cosi estranea ai suoi occhi e che è riuscita a farsi spazio nel suo cuore con una velocità e una semplicità a dir poco disarmanti. C'è tanto in lui: in quel ragazzo che vive nell'ombra di due adolescenti proprio come lui e morti troppo presto.

La trappola del tempo - i malandrini a spasso nel futuro Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora