17. Un patto con la professoressa

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Quando escono dall'ufficio della professoressa... preside, si costringe a rettificare mentalmente James, il Grifondoro non può fare a meno di sbuffare sconfitto. E di chiedersi, soprattutto, quanto sarebbe melodrammatico sperare in un'improvvisa apertura nel pavimento per risucchiarlo negli  abissi più profondi della Terra.

"Non ci ha neanche messo in punizione" mormora Sirius al suo fianco, con lo stesso tono fiacco che caratterizza tutti loro.

"E che senso avrebbe avuto?" Lily si stringe nelle spalle e James, a quella vista, nasconde le mani nelle tasche del mantello per placare il desiderio di stringerla a sé. Di avvicinarla.

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"Vi avevo dato precise disposizioni" mormora la professoressa, nel momento stesso in cui si siedono davanti a lei. "Non dovevate interferire con il presente."

"Noi non l'abbiamo fatto," replica Sirius, piccato, ma la donna lo ignora.

Con un veloce movimento della bacchetta e un veloce formicolio, tutti e quattro i ragazzi tornano al loro aspetto originario. James non può fare a meno di passarsi una mano tra i capelli, ora indomabili come sempre.

"Perché..." prova a chiedere, confusa da quel cambiamento improvviso.

"Credo che questa conversazione meriti sincerità, signor Potter." Eppure, riflette James, lei continua a non guardarlo negli occhi. Non lo fa con nessuno di loro. "Il professor Paciock mi ha riferito di alcuni libri del Reparto Proibito che non sono più al loro posto. Ne sapete qualcosa?"

James ingoia a vuoto, colto in pieno nel misfatto, mentre al suo fianco Lily si muove a disagio sulla sedia.

"Professoressa, ci dispiace... noi..."

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Una mano, piccola e indecisa, gli sfiora la spalla. Allora James rallenta, lascia che Remus e Sirius lo precedano, e si affianca a Lily. Chiude gli occhi mentre, familiare come sempre, il suo inconfondibile profumo sembra invaderlo in pieno.

Stenderlo a terra. Colpirlo in pieno viso. Arpionargli il cuore e lo stomaco in una stretta ferrea e dalla quale, a essere del tutto sincero, non è così certo di voler scappare. Perché ormai l'ha capito: potranno passare anni, mesi o settimane. Potrebbe essere un vita intera o solo quattro anni, ma lui è indissolubilmente ed eternamente di Lily Evans.

Ed è così dal primo momento in cui si sono incrociati i loro occhi, quando erano troppo piccoli per capirlo o per riconoscersi. Quando era solo questione di tempo ma lui era già suo con ogni fibra del suo essere.

"James" mormora la Grifondoro, più passa di qualche testa, "Pensi che la McGranitt si sia arrabbiata con noi?"

Si perde nei suoi occhi e lascia che il suo sguardo vaghi in quelle ciocche così innaturalmente bionde. Infine scuote la testa.

"No" commenta infine. "Non credo sia arrabbiata. Non con noi. È come se..."

"Come se non riuscisse a guardarci in faccia" conclude Lily al posto suo. "L'hai notato?"

Il ragazzo annuisce lentamente e non può impedirsi di allungare le dita, sfiorare quelle di lei... e infine farlo passare per un gesto accidentale allontanandosi di un passo. "Immagino non sia facile" si stringe nelle spalle . "Sapere che siamo... che siamo venuti dal passato, pensare di esserti lasciato determinate cose alle spalle e poi un giorno bussano al tuo studio e ti ritrovi quattro dei tuoi studenti alla porta. Ma loro non dovrebbero essere qua. Dovrebbero..."

S'interrompe mentre si un'insolito magone gli opprime la gola e gli schiaccia il petto. Ancora una volta, a concludere la frase al posto suo ci pensa Lily. Cruda e schietta come sempre.

La trappola del tempo - i malandrini a spasso nel futuro Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora