30. I quattro pilastri

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Eccoci qua: il famoso confronto è arrivato un po' a passo di lumachina, tanto che a un certo punto non sapevo se a essere più spaventata fossi io o Harry stesso.
Ma alla fine ce l'abbiamo fatta e, ancor più doloroso, sto scrivendo l'ultimo capitolo (il che mi strugge l'anima ma mi da ancora un po' di sollievo perche, davvero, questa storia è durata più di tutta la Divina Commedia a causa dei miei tempi biblici).

Tutto questo per dire che ci siamo: il confronto è arrivato e spero tanto che sarà all'altezza delle aspettative.
Vi aspetto!


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Harry ispira profondamente e poggia la testa contro il muro alle sue spalle. Si guarda intorno con la solita e familiare aria meravigliata che lo accompagna ogni volta che si trova a camminare tra i corridoi di Hogwarts.

Perché infondo saranno anche potuti passare anni dall'ultima volta - accidenti, dei veri e propri decenni! - ma quella sarà sempre casa sua. Potrà avere un tetto sopra la testa, una casa costellata di foto, risate e ricordi felici, ma niente sarà mai davvero e lontanamente paragonabile a quello che Hogwarts è stato per lui.

Il primo posto che ha avuto il piacere e l'onore di chiamare casa, dove ha scoperto la sua identità e ha imparato a conoscersi. Il luogo in cui ha tracciato ogni tassello fondamentale della sua vita: l'amicizia con Ron e Hermione, la sua storia con Ginny, la prima volta che ha scoperto di avere un padrino e di essere pronto a lasciare tutto per andare con lui.

E che oggi si trovi nuovamente a Hogwarts, in quello che è stato l'inizio di tutto, per parlare proprio con quelle persone che gli hanno permesso di essere tutto ciò che è arrivato a essere, per Harry ha un non so che di catartico.

Alla fine potranno passare gli anni, cambiare le generazioni e i suoi capelli diventare via via più sbiaditi - come Ginny gli fa notare di tanto in tanto, nei giorni dispari, prima di accompagnare il tutto con una risata e un bacio - ma sarà sempre a Hogwarts che il suo destino lo porterà.

"Eccomi" si annuncia un trafelato Ted Lupin, i capelli ancora tanto e insolitamente neri. Semplicemente, fin troppo scuri per quell'azzurro a cui ormai ha abituato tutti loro. "Quell'idiota di Barrol voleva a tutti costi sapere dove stessi andando." Si passa una mano sul viso con stanchezza. "Ho qualche speranza che il capo Auror decida di farlo fuori dal dipartimento perché, chiaramente, le sue abilità sono senza dubbio sotto la media?"

Harry piega le labbra in un sorriso pigro. "Se non ricordo male ha superato tutto l'addestramento proprio come te. Non lo definirei proprio sotto la media."

"A volte ho il presentimento che non riesca a distinguere la destra dalla sinistra" spiega il ragazzo come se la sua fosse una verità incontestabile. "Non mi fraintendere, é sempre bello tornare a Hogwarts, ma perché mi hai fatto precipitare qui?"

"C'è una che devo fare oggi" si gatta la punta del naso, "e vorrei che tu rimanesse con me."

Il suo sguardo si perde per un attimo nei propri pensieri, per la precisione a quando la professoressa McGranitt si è alzata nel corso di uno dei loro ormai sempre più frequenti incontri e si posizionata proprio davanti lui.

La donna, che Harry ha sempre avuto l'impressione riuscisse a scrutarlo fin dentro l'anima con un solo sguardo penetrante dei suoi, ha schiacciato le labbra l'una contro l'altra e ha sospirato.

"È il momento, Harry." Gli ha posato una mano sul braccio con estrema familiarità e anche una sorprendente dolcezza che non era mai davvero riuscito ad associare alla sua figura così austera. "Non puoi più rimandare."

"Non sto rimandando rimandando nulla, professoressa" ha risposto Harry, fin troppo precipitoso per risultare sincero. "Sono solo stato molto occupato."

La trappola del tempo - i malandrini a spasso nel futuro Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora