Capitolo 155 - Maledizione Cruciatus

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Il tintinnio delle gocce d'acqua che cadevano a terra sembravano segnare il tempo che scorreva, e che pareva essere di una lentezza disarmante.

Il seminterrato era gelido e umido, le coperte che ci avevano dato non bastavano a tenerci accanto, lo dimostravano in maniera inequivocabile le labbra viola dei miei amici, sicura del fatto, che anche le mie fossero del medesimo colore.

«Dobbiamo trovare un modo per andarcene» disse Harry, più a se stesso che a noi «Non appena capiranno chi sono, lo chiameranno e ci ammazzerà tutti»

«Dev'esserci altro» affermai inaspettatamente.

«Che cosa?» chiese accigliato, cercando di capire.

«Dev'esserci un altro motivo per cui non lo hanno ancora chiamato» constatai sicura di me
«Ne sono certa» aggiunsi
Ero fermamente convinta di ciò che stavo affermando; Draco sapeva che fossimo noi e, sebbene ci avesse coperti, il suo tentennamento avrebbe insospettito chiunque. Quel suo fare incerto e sfuggente non avrebbe fregato Bellatrix Lestrange, era sicuramente molto sveglia.

«Puoi anche rimanere qui a stipulare ipotesi, se vuoi, ma io vorrei andarmene prima di subito» mi rispose alterato, continuando a guardare intorno ogni piccolo centimetro della stanza.

Era evidente che ancora non mi aveva perdonato, peccato però che non era l'unico ad essere arrabbiato.
Aveva sferrato un pugno a Draco in pieno viso e, consapevole del fatto che fosse stato proprio lui ad esagerare con le parole, Harry non aveva il diritto di reagire con violenza, chissà che accidenti gli avrebbe combinato il biondo se non li avessi divisi; Draco non era certamente il tipo che le botte le prendeva.

Le mie riflessioni furono interrotte dall'arrivo di un vecchio conoscente: Peter Minus, che gioia rivederlo.
Indicò me ed Hermione e richiese che fossimo solo noi due a seguirlo su per le scale che conducevano al salone del Manor; quando arrivammo su Bellatrix Lestrange vagava per la sala mentre in un angolo stanziavano Draco e Narcissa, sua madre.
In un men che non si dica la strega dai capelli neri scaraventò a terra sia me, sia la mia amica.

«Bene bene, tu si che sei una bella ragazza, Sanguemarcio o Mezzosangue?» chiese Bellatrix ridacchiando mentre girava attorno al mio corpo, steso sul pavimento.
«Hai intenzione di parlare? Dimmi carina, chi sei davvero?»

Non risposi e lei non la prese bene.
«Crucio!» sbraitò.
Come se una serie di lame mi avesse trafitto tutto il corpo, sentii bruciarmi ogni poro della pelle e mi fu impossibile trattenere le urla.

«Hai decido che parlerai?» sussurrò con sguardo da assassina.
Io non mi mossi, ancora, e scossi la testa in segno di negazione.
«Bene, allora Crucio!» gridò nuovamente e, se possibile, ancora peggio della prima volta percepii ogni singola scossa di dolore.

La sentii gridare appena finì di maledirmi, era un urlo di frustrazione, di rabbia, anche di nervosismo forse. Bellatrix non sembrava darsi pace perché ne io ne Hermione, sembravamo aver intenzione di parlare.
La strega dai capelli neri si gettò sulla mia amica, scaraventandola a terra e alzandole la manica del cappotto e del maglione, per poi prendere la bacchetta e sedendosi su di lei.

«Che cosa avete preso dalla mia camera blindata?» strillò la donna in faccia alla ragazza.

«Io non lo so» disse tra i singhiozzi «Non ne sappiamo niente» gemette continuando a piangere disperatamente.

«Bugiarda!» la banchettò Bellatrix, avventandosi sul suo corpo e iniziando a incidere sulla sua pelle la scritta "Nata Babbana", mentre il sangue di Hermione colorava il tappeto della sala.

Le sue urla avevano creato uno stato di terrore nella mia mente e tutto ciò che più mi faceva soffrire erano i Malfoy, tutta la famiglia al completo che risiedeva in un angolo godendosi la scena; cercai lo sguardo di Draco per fulminarlo o, quanto meno, farlo sentire in colpa, ma notai che fissava le sue scarpe e non osava muovere gli occhi da lì.

Lasciò la mia amica sul pavimento e la pazza venne verso di me, guardandomi in cagnesco.
«No no!» lagnai quando mi trascinò per il braccio verso terra, aggredendomi.

«Zitta!» sbraitò «Sei o non sei la sorella di Harry Potter?»
Io rimasi in silenzio, impaurita e terrorizzata e poi scossi la testa, in segno di negazione.
Prese la bacchetta e iniziò a incidere sul mio braccio. Sentivo la punta perforarmi la pelle, come fosse un coltello mi incideva lacerandomi il braccio e le mie urla di dolore riecheggiavano per l'intera stanza.

Le lacrime presero a scendere dai miei occhi, mentre guardai in alto, la scena che mi trovai davanti mi uccise. Draco era li, fermo, immobile e non osava muovere un muscolo; avrei giurato di vedere una lacrima solcare la sua guancia ma ciò che per me contava era il suo sguardo su di me, sua zia mi stava letteralmente torturando a sangue e lui non aveva il coraggio di dire o fare niente.
Mi avrebbe lasciata uccidere per la sua dannata codardia.

Dopo aver lanciato altre due maledizioni ad Hermione se ne andò teatralmente, correndo probabilmente al piano di sopra, dato che sentimmo dei cocci rotti provenire da lì.
«Mamma» disse Draco, riconobbi la sua voce seppur fossi voltata dal lato opposto al suo.
Accorse verso di me, chinandosi sul mio corpo e prendendolo sulle gambe, facendomi appoggiare la testa su esse mentre era inginocchiato a terra.

Lo vidi prendere una cassetta del pronto intervento e tirar fuori delle garze e del disinfettante, per poi afferrare il mio braccio sanguinante dove Bellatrix aveva inciso la parola "Bugiarda".
Mi sembrò di esser tornata ai tempi della Umbridge.

«Faccio da sola» dissi sfilando dalle mani di Draco il disinfettante e provando a mettermi a sedere.

«Non essere sciocca, dammi qua» sentenziò riprendendoselo «Ti ha appena torturata! Come pretendi di disinfettarti da sola? Riesci a malapena a muoverti»

«Noto che hai guardato bene come mi ha torturato quella psicopatica di tua zia» gli sputai con fare velenoso. «Sei sempre il solito»

«Il solito Moon? Davvero?» chiese «Mi sembra che sono qui a pulirti le ferite»

«Tu sei qui ad aiutarmi perché ti senti in colpa, ecco perché!» sbottai nervosamente.

«Se tu sei qui è perché hai voluto fare l'eroina con tuo fratello. Potevi rimanere ad Hogwarts!» sbraitò alzando la voce.

«Potevi rimanere con me!» gridai.

«Sai perché io e te non potremmo mai stare insieme Moon? Perché tu non smetterai mai di rinfacciarmi di averti lasciata sola e non capirai mai del tutto quanto io abbia dovuto e quanto io abbia fatto per proteggerti!» strillò guardandomi con gli occhi iniettati dalla rabbia.

E invece lo capivo eccome, avevo rinunciato a tutto per Harry, come lui aveva fatto per la sua famiglia. Le nostre storie erano così simili, perché non lo capiva?

«Io rinfacciarti? Ma se ho fatto di tutto per starti vicino! Ti ho capito dal primo giorno, mai ti ho fatto pesare di essere uno di loro e adesso vieni a dirmi questo?!» mormorai offesa.

«Basta, smettetela!» si intromise Narcissa.
«Non avete tempo di litigare ora! Draco, disinfettala e tu non azzardarti a opporre resistenza, è chiaro?» ordinò mentre lei teneva Hermione tra le braccia.

Così lasciai che curasse le mie ferite mentre la gioia di averlo fintamente accanto, finalmente di nuovo così vicino, pian piano allontanava tutta la rabbia.

Piccola Mezzosangue 5 || Draco MalfoyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora