Capitolo 165 - Il Pensatoio

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Vi siete mai domandati come ci si senta ad avere un collegamento tale con una persona, da poter sentire i suoi stessi pensieri?
Harry ormai non reggeva più il dolore alla testa che gli provocava la voce di Voldemort quando rimbombava dentro di lui, era straziante.

Mentre Ron ed Hermione tentavano di aiutarlo a riprendersi, mi accostai contro il muro, stringendomi il grembo e fingendomi dolorante.
Non era una ferita, ma un segno di preoccupazione: avevo urtato più volte, ero caduta a terra sia dalla piramide di oggetti, sia dalla scopa. Se fosse successo qualcosa al bambino?
Avevo delle sensazioni di movimento in me, ma era ancora fin troppo presto per poter percepire la sua presenza, probabilmente era solo una mia suggestione.

«Moon? Ti senti male?» domandò la riccia, venendo verso di me.

«Sto bene, sto bene» risposi rimettendomi in posizione eretta, tentando di mascherare il più possibile la mia immensa preoccupazione.

Con un cenno tutti insieme ci guardammo, rivolgendoci ad Harry che aveva avuto un'altra visione con Voldemort.
«È nella rimessa delle barche» ci annunciò. Saremmo andati li, necessariamente, ma per arrivare avremmo dovuto attraversare il cortile, dove era in atto il pieno della guerra, e Harry non poteva essere preso.

«È lì con Piton, è il suo braccio destro. Magari si diranno cose importanti, dobbiamo andare» ordinò mio fratello.

«Harry, andiamo noi. È troppo rischioso non-»

La mia protesta fu interrotta dalla sua voce.
«No Moon, non sento ragioni, non abbiamo tempo. Andiamo» sentenziò severamente. Furono vani i miei tentativi di fermarlo, di fargli cambiare idea, aveva deciso, non si sarebbe tirato indietro.

Così fuggimmo da quel lato del castello, attraversando la scuola in pezzi per arrivare sino al luogo dove si trovava Lui.
«Stupeficium!» gridai a uno dei giganti che si stava avvicinando a noi.

Un incantesimo mortale sorvolò la testa del rosso e, per fortuna, riuscì a schivarlo. Le nostre bacchette sfoderavano lampi di incantesimi a destra e sinistra, cercando di respingere tutti gli attacchi nemici.
«No!» sbraitò Hermione. Mi voltai nella sua direzione e la vidi schiantare il lupo mannaro Fernir Greyback, colui che aveva morso Remus quando era piccolo, che aveva ferito Bill Weasley e il quale aveva probabilmente ucciso una studentessa: il corpo che, inerme giaceva a terra, era quello di Lavanda Brown.

Mentre io e Ron guardavamo la scena pietrificati, la riccia piangeva disperata.
«Hermione» la scosse Harry, facendola riprendere e ricordandole che dovevamo necessariamente andare e non c'era tempo di soccorrerla.

In pochi minuti arrivammo alla rimessa delle barche e trovammo Piton poco più avanti l'entrata e Voldemort che si intratteneva con una figura alta, un uomo dai capelli biondo platino, pregai Salazar che non fosse lui.
Ci spostammo verso destra per appoggiarci alla vetrata che affacciava sulla stanza in cui si trovava Lui e ci nascondemmo sul pavimento per poter ascoltare. Le mie preghiere furono ascoltate, in parte: quella figura non era Draco, era suo padre, Lucius.

«Mio Signore, non crede sia meglio fermare l'attacco e cercare personalmente il ragazzo?» domandò l'uomo dalla folta chioma, con voce rotta dal tremolio.

«Ma non capisci? Entro l'alba sarà lui stesso a venire da me!» sbraitò Voldemort.
«Come fai a vivere con te stesso, Lucius?» domandò riacquisendo il suo tono pacato, ma da brividi.

«Non lo so» ammise l'uomo, a fil di voce.

«Credi che io sia uno schiocco, Lucius? Credi che io non sappia che vuoi che fermi l'attacco per andare a cercare tuo figlio?» domandò spavaldo.
«Quel figlio traditore che dovresti rinnegare, che si è rivelato totalmente inutile e che è stato capace di stare con una Mezzosangue!»

Quale onore poteva essere sentire Voldemort parlare di me?

«Mio signore-» provò a dire, ma venne interrotto.

«Silenzio! Spero che tuo figlio l'abbia almeno rinnegata e che faccia qualcosa per riscattarsi, altrimenti quando governerò per Draco sarà dura entrare nelle mie grazie» lo minacciò.

Come faceva Voldemort a sapere di noi? Dopo le sue affermazioni mi guadagnai le occhiate degli altri tre che, sorpresi, si domandavano, come me, per quale motivo Lui sapesse tutto.

Che gli avesse letto la mente?
Ma Draco era un Occlumante a dir poco fenomenale.
Però il Signore Oscuro sicuramente era più bravo di lui.

Lucius Malfoy uscì dalla rimessa e si scambiò un'occhiata veloce con Piton, prima di scomparire dal posto, lasciando il vecchio insegnante di Pozioni, da solo con Voldemort.

«Sono straordinarie le magie che siete stati in grado di compiere nelle ultime ore, Mio Signore» prese parola Piton, elogiandolo.

«Penso proprio tu stia mentendo, perché sai, la bacchetta mi resiste» lo informò Voldemort.

«È impossibile, è la bacchetta più potente, Ollivander stesso l'ha detto. Non si preoccupi Mio Signore, quando il ragazzo arriverà stanotte la bacchetta non fallirà, risponde a voi, a voi soltanto» rispose freddamente l'uomo dinnanzi a lui che vedevamo a malapena dalla vetrata sporca.

«Davvero?» chiese Voldemort.
Il silenzio calò nella stanza e per il professore fu impossibile aggiungere altro.
«La bacchetta risponde veramente a me? Perché sei stato tu ad uccidere il suo vecchio padrone, sei un uomo intelligente Severus, dovresti sapere in chi è riposta la sua lealtà» disse muovendo dei passi, impercettibili forse, attorno all'uomo.

«In voi» rispose con sicurezza Piton.

«Non sono il suo vero padrone. La bacchetta appartiene a te, tu hai ucciso Silente, Severus e finché vivi la bacchetta non può essere realmente mia»

Quelle parole gelide, fredde come una lastra di ghiaccio, risuonavano nell'ambiente umido in cui ci trovavamo, quelle che sembravano il pronostico di un omicidio.

«Sei stato un servo bravo e fedele Severus, ma solo io posso vivere per l'eternità» gli comunicò.

«Mio Signore-»

Le parole di Piton furono interrotte da un colpo di bacchetta, un ansimo e l'uomo cadde a terra, battendo violentemente la testa contro la vetrata su cui eravamo appoggiati, facendoci sobbalzare. Poco dopo, il serpente di Voldemort iniziò a morderlo, attaccò senza pietà il corpo dell'uomo dinnanzi a se, regalando alla nostra vista scie di sangue e schizzi del suo corpo che pian piano l'animale stava distruggendo.

E poi il silenzio, Voldemort si smaterializzò, lasciandolo li.
Harry si alzò e io, troppo scossa per muovermi, ebbi bisogno del suo aiuto per tirarmi su e, prendendo coraggio, entrammo nella rimessa dove giaceva il corpo dell'uomo.

I suoi occhi erano ancora aperti, respirava ancora. Harry si prostro ai suoi piedi, nel tentativo di fermare l'emorragia; presi coraggio e mi avvicinai all'uomo, posandomi nel lato opposto a quello dove era mio fratello.
Una lacrima solcò il viso del professore, che mai mi sarei aspettata di veder piangere e con un gesto faticoso la indicò ad Harry.
«Prendila. Prendila e portala al Pensatoio»

Mio fratello si mosse per prendere la fialetta che gli porse Hermione e nel frattempo Piton si girò verso di me, indicandomi la sua tasca destra. Prontamente inserii la mano, estraendone una piccola spilla con lo stemma della nostra casa, le incisioni "Medaglia d'onore, Valoroso Serpeverde" brillavano in argento sul davanti.
«Valorosa Serpeverde» soffiò a fatica nella mia direzione, rimasi interdetta dal gesto.

Harry raccolse la sua lacrima nella fiala e chiuse la boccetta.
«Guardami» ordinò l'uomo «Hai gli occhi di tua madre»
Le ultime parole, le ultime volontà, l'ultimo respiro e Severus Piton spirò dinnanzi a noi, l'ennesima morte a cui avevamo dovuto assistere.

Piccola Mezzosangue 5 || Draco MalfoyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora