Vitaliano Lo Cascio

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Catalano fermò la macchina nel parcheggio della casa circondariale di via Arginone e si bloccò per un attimo a guardare le macchine scorrere lungo lo stradone antistante. Il brigadiere era stato molto silenzioso in quel viaggio. Notò soltanto in quel momento che gli tramavano le mani. Lanciani si allentò il nodo alla cravatta e sospirò.

«Vuole che prenda dietro le gocce?» chiese Catalano cercando di sembrare il più rilassato possibile.

«No, sono a posto, grazie»

Non piaceva nemmeno a lui la casa circondariale e Lo Cascio gli aveva sempre fatto un po' impressione. Il suo arresto era stato uno dei primi a cui aveva partecipato attivamente. Si ricordava quella mattina come un film visto a ripetizione: il brigadiere aveva davvero rischiato la vita. Il loro non era un mestiere facile e, a volte, per prendere gente come quei trafficanti eri costretto a rischiare grosso. Certo dovevano dare giustizia ai dieci ragazzi finiti in ospedale per la partita di droga tagliata male e poi quella povera signora...

Catalano allontanò i tetri pensieri e seguì il brigadiere sul sentiero che portava alla guardiola. Si fermò un attimo a osservare un cespuglio di peonie: quando vedeva quei fiori gli veniva sempre una forte nostalgia della sua vecchia vita. Lanciani si voltò stupito, Catalano scattò sull'attenti e lo seguì all'interno. Erano la passione di sua madre, quei fiori. In giardino, nella casa dove i suoi abitavano a Potenza, ne aveva piantati molti esemplari, tutti di colori diversi e di una bellezza selvatica e pura. Sorrise al ricordo di quante volte da bambino aveva distrutto quelle piantine per l'amarezza di sua madre.

Essere un carabiniere non era facile: significava sacrificare all'arma, allo stato, al dovere, la tua vita. Voleva dire partire per la scuola allievi senza sapere se e quando avresti mai più chiamato un posto casa. Pochi avevano avuto la fortuna del brigadiere, la maggior parte erano come lui o Parisi. Lui era al terzo trasferimento, non sapeva quanto rimanere ancora, ma si trovava molto bene con Lanciani.

Si sentiva un carabiniere migliore con lui e condividevano la passione per i motori. Era l'unico sottoposto della caserma a cui lasciasse guidare, altrimenti voleva sempre stare lui al volante, nonostante non fosse indicato dal regolamento: soffriva la macchina o così diceva. Il pensiero di un patito di velocità col mal d'auto era assurdo, ma Lanciani era un ossimoro. Gli aveva perfino lasciato guidare la TTS un fine settimana. Che bellezza! Certo non se l'era comprata con lo stipendio da carabiniere, anche se era brigadiere non sarebbe bastato. Prima di conoscerlo aveva sentito diversi pettegolezzi e male lingue su di lui: dicevano che il padre della ex moglie avesse amicizie tra i vertici dell'arma di Ferrara.

Non aveva mai creduto a quelle voci, non era invidioso per natura, a parte della TTS, di quella un pochino. Solo non aveva mai capito perché, bravo com'era, avesse rifiutato il posto nel nucleo investigativo di Ferrara. A lui non piacevano molto gli omicidi, ma adorava lavorare con Lanciani e spesso capitavano, se Ferrara ne aveva troppi, come quell'estate. Se il brigadiere se ne fosse andato, avrebbe puntato subito al riciclaggio illegale di pezzi d'auto rubate o alle gare clandestine. Ritirò il suo cartellino seguendo il suo capo ufficiale oltre le cancellate del carcere. Gli faceva sempre ribrezzo sentire quelle grate chiudersi violentemente dietro di lui.

Seguirono il secondino in fila indiana verso l'area riservata agli interrogatori. Quell'edifico in mattoni rossi, da fuori poteva quasi sembrare una caserma, ma dentro era davvero molto diverso. Gli alloggi veri e propri dei carcerati erano distribuiti nell'amplia area retrostante quella struttura, divise in sezioni che distinguevano i criminali comuni, dai collaboratori di giustizia e poi c'era il reparto di massima sicurezza. Lo Cascio normalmente si trovava in una di queste aree non specifiche, escludendo il periodo di isolamento che aveva appena terminato. Mentre entravano in quella stretta stanza bianca col linoleum a terra e un tavolo spoglio si disse tra sé e sé che non ci teneva molto a sapere perché quel criminale fosse finito in isolamento.

L'uomo nel fiumeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora