Lo scontrino

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Giusy camminava lentamente seguendo in diagonale i quadrati bianchi di quella che le ricordava una scacchiera nel cortile davanti l'ospedale del Delta. Fortunatamente aveva trovato un infermiere che le aveva dato una sigaretta: dopo più di dieci ore di astinenza era molto nervosa. Ora finalmente poteva dare qualche tiro persa nella luce del sole che nasceva. In teoria il medico le aveva consigliato di non fumare finché non le avessero tolto il tutore, ma non era facile. Non riusciva a togliersi dalla testa l'espressione di Fabio. Forse era meglio cominciare a pensare a lui di nuovo come Brigadiere Lanciani.

Era abituata alle disfatte. Il primo quattro fa male, il primo licenziamento fa male, il primo avvertimento disciplinare fa male. Non che non avesse ascoltato le parole di Fabio o che non le condividesse, ma non di meno la sua freddezza l'aveva ferita. Non era il primo avvertimento, non sarebbe stato l'ultimo. La sua indole faceva un po' a pugni con le regole: era fatta così. A volte, l'istinto prendeva il sopravvento e lei lo lasciava condurre. In un certo senso però le importava molto di più di un quattro a scuola perché si giocava qualcosa per cui aveva lottato duramente, qualcosa a cui teneva e a cui non voleva rinunciare. Non desiderava compromettere il caso di Ferrer per una leggerezza.

Vide Rosa procedere verso di lei in uniforme. La collega si avvicinò, l'abbracciò, le sorrise e le scostò i capelli dalla faccia allora Giusy finalmente si lasciò andare a tutte le lacrime che si era tenuta dentro fino a quel momento. Rosa la guidò verso la macchina e la aiutò ad entrare. Giusy gettò a malincuore la sigaretta fuori dal finestrino. Nell'auto di ordinanza non era ammissibile fumare e doveva stare molto attenta ora.

«Come stai?» Rosa la studiava col suo piglio indagatore.

Giusy alzò le spalle, abbassò lo specchietto e osservò il suo viso che stava prendendo una colorazione violacea. Non era per il tutore che doveva portare una settimana, quello che le bruciava di più era come il brigadiere l'aveva redarguita la sera precedente.

«Ho letto la nota, mi dispiace» disse l'amica mettendo in moto l'auto.

«Ti giuro che sarebbe fuggito se non lo fermavo.»

«Lo so e penso che lo sappia anche Lanciani.»

«Allora perché comportarsi così?»

«Era stravolto ieri sera, sembrava terrorizzato, forse ha alzato i toni per quello. Giusy a me puoi dirlo? Cosa sta succedendo tre te e Lanciani?» tentò Rosa.

Giusy chiuse gli occhi e lasciò cadere la testa indietro. «È un caso difficile per lui, tutto qui» Non trovò la forza di guadarla in faccia. Non voleva scoppiare di nuovo a piangere, non per lui.

«Giusy, vuoi le evidenze? Ti abbiamo visto salire sulla sua auto e sei tornata il mattino dopo in corriera, da sola. E fin lì posso anche far finta di nulla, una notte. Ma tu sei stata molto silenziosa da allora. Trovano un morto ammazzato e lui tra dieci appuntati sceglie te. Forse ha visto dalla tua scheda che ti interessava il nucleo investigativo, passi anche questa. Poi ci porta a Lido degli Estensi vestite come due squillo, sfoggia la sua macchina da urlo e non fa che guardati tutta la sera. Tu lo fotografi con un'altra donna al ristorante, il che fa presumere che tu sia gelosa e ti impunti a tornare in taxi senza avvertirlo, quando gli ordini erano diversi. Poi partite insieme con lo scooter di Catalano per un'uscita non consentita allo Sphere. Mandate un verbale alle 3:00 del mattino, firmato da entrambi, dalla tua mail e dal tuo telefono. Tu torni in scooter da sola. Non ti ho vista, ma ho immaginato: sei ricomparsa insieme al motorino e non c'era traccia di Lanciani. Ti sei alzata prima ancora dell'orario canonico, nonostante la nottata, quando solitamente per svegliarti servono le cannonate. Giusy... guardami e giurami che non hai fatto quello che io temo. Dimmi per piacere che è stata solo sesso e via. Lo sai che in questi casi finisce male ed è sempre il più basso in grado a rimetterci. Ti vuoi far trasferire d'ufficio o peggio espellere? È questo che vuoi!»

L'uomo nel fiumeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora