Da "Roberta"

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La mattina dopo, quando Giusy si svegliò, la madre le aveva lasciato un messaggio sul tavolo dicendo che sarebbe stata al mercato a prendere un po' di pesce. Probabilmente voleva che facessero la pace. Cucinava sempre in grande quando aveva qualcosa per cui chiedere scusa. Giusy sorrise al pensiero di quale succulento piatto le avrebbe fatto. Nel frattempo, trovò le brioche per fare colazione, preparò un caffè e si sedette in veranda guardando il mare: amava quella casa. Sentiva volare i gabbiani nel cielo e vedeva il sole nascere pigramente all'orizzonte riempiendo di riflessi l'acqua. Respirò profondamente l'aria di mare.

Una volta fatto colazione rientrò e si accorse che il computer era ancora accesso. Di sicuro sua madre aveva visto l'articolo: ecco di cosa voleva parlare. Giusy sospirò. Non sapeva se dirle di quel cadavere: lei era davvero convinta di averlo visto. Rientrò in camera, si vestì e poi rimase a guardarsi allo specchio studiando la grossa cicatrice che portava in testa. Odiava che le avessero tagliato i suoi ricci per curarle le ferite: era tutta piena di punti in cui i ciuffi erano stati asportati, sembrava un vaso rotto. Aveva nascosto quella cascata di ricci per metà dell'adolescenza e della sua vita adulta, come la madre, piastrandoli giorno dopo giorno, ma da quando era diventata carabiniere non lo faceva più. Un po' per le alzatacce e quindi la mancanza di tempo per essere pronta ogni mattina, un po' perché in fondo aveva scoperto che non le dispiacevano. Erano parte di lei: c'era nata con quei ricci indomabili, una leonessa. L'immagine le piaceva: emanava potenza.

Ripiegò con cura l'uniforme e rimise nel contenitore la stella. Quindi infilò il tutto nell'armadio e cominciò a vagare per la casa annoiata. Doveva esserci parecchia fila al banco del pesce! Sbuffò e si sedette, accarezzò il telo che copriva il divano e ne sentì il profumo. Lavanda, come quello nella casa del mare di Ferrer. Ormai era certa fosse Yatima ad averlo scelto. Solo allora si accorse del fascicolo abbandonato sul tavolino di fronte alla televisione. Si alzò aiutandosi con le stampelle e recuperò il tomo. Si chiese come mai quel fascicolo fosse lì: Fabio doveva portare tutto a Ferrara. Ne annusò l'odore e lasciò andare la testa indietro chiudendo gli occhi. Le ricordava l'archivio, le mani di Fabio che le accarezzavano la faccia e poi scendevano lungo la schiena sopra la camicetta leggera. Si morse le labbra e aprì gli occhi su quei fogli.

Le tramavano le mani. Lì dentro c'erano decine di rapporti redatti da lei e Catalano, ore di lavoro. Fece un grosso sospiro e lo aprì. Lo scorse velocemente fino alla Cooperativa Agli. Non aveva mai saputo cosa la direttrice avesse detto a Fabio e Catalano. Non si perse nemmeno mezza parola di quel colloquio: era terribilmente interessante. Almeno Thomas era al sicuro. Chissà perché Fabio non le aveva riferito nulla: in effetti in quei giorni non avevano perso tempo con troppe parole. Col senno di poi erano stati davvero dei pazzi. Ora Fabio aveva ceduto il comando della caserma di Comacchio e in tutta onestà non sapeva cosa sarebbe successo a lei.

Rileggendo quelle parole aveva la sensazione di sentire la voce di Catalano. Era doloroso, ma non riusciva a smettere, quasi lo potesse riportare lì. Poi girò il foglio e rimase incerta a leggere. Catalano il giorno prima di morire era stato a sentire questa parrucchiera Roberta che, secondo la direttrice, aveva preso a lavorare Yatima qualche giorno a settimana da quando si era trasferita da Ferrer.

"Era la mia idea!" pensò piccata. E Fabio l'aveva passata sotto silenzio.

In realtà il rapporto di Catalano era molto stringato e abbastanza generico. La parrucchiera aveva negato di conoscere Yatima se non come cliente occasionale. Catalano aveva scritto una nota a margine a matita. "Forse era assunta in nero?" Passò il dito su quello scarabocchio reprimendo un brivido; quindi, scattò in piedi. Ricordò che Fabio aveva parcheggiato lo scooter nel retro in attesa di capire cosa farsene. Prese le chiavi, le stampelle e faticosamente tolse il cavalletto e lo spinse fino in strada: si fermò a riprendere fiato.

L'uomo nel fiumeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora