L'uomo nel fiume

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2 Giugno

Senza fiato, persi nel vento. Gli aironi li guardavano circospetti dal cielo terso di quella domenica pomeriggio di tarda primavera. Il sole batteva coi suoi raggi sulla pelle sudata, l'acqua del canale Logonovo scorreva placida verso il mare e i barconi coi bilancieri dondolavano agganciati alla riva tra le canne mosse dal lieve vento. Una terra che si era persa nella sua storia, immobile, mentre il resto del mondo sfrecciava come loro su quelle mountain bike. Non si sentiva una sola auto, né c'era traccia di modernità alcuna, a parte le parabole sui barconi. La brezza leggera portava via i pensieri, come sabbia trascinata verso il mare, attenuando la fatica.

«Hai mai pensato di venire qui un'estate, invece che sulla costa, di noleggiare una di queste?» Marco accostò Gianfranco. Erano colleghi alla Cassa di Risparmio di via Pieve, a Ferrara. Spesso organizzavano giri nel fine settimana per sfoggiare le loro mountain bike, lontani dalla famiglia e dagli obblighi. Era un po' come tornare ragazzi, per qualche ora, certo, ma meglio di nulla.

«Andiamo! Qui? Veramente?» Gianfranco indicò una barcaccia scura che li guardava immobile dal fiume.«Sai quante zanzare ci sono la sera! C'è più traffico che a Fiumicino, credimi, amico, non ne vale la pena. Per pescare ci puoi pensare, ma vivere...»

Marco si perse nelle onde placide del fiume. «Secondo me, ha un suo fascino.»

Il sole stava calando all'orizzonte. La pista ciclabile che da Lido degli Estensi portava alle saline era sempre molto frequentata la domenica, ma a quell'ora solitamente era più tranquilla. A lui piaceva quando l'uomo spariva, lasciando di nuovo posto alla natura: gli faceva apprezzare di più ciò che lo circondava. Improvvisamente udì un tonfo dietro di lui; si girò appena in tempo per vedere Gianfranco che inveiva cercando di evitare una buca. Forse l'amico si era incantato troppo a guardare il fiume. «Tutto a posto?» Rallentò e arrestò la sua bici, quindi rimase incerto a grattarsi la pelata per allontanare una zanzara che era planata accanto a lui.

Gianfranco era già chino sul suo mezzo. «È la catena, di nuovo. Sarà la terza volta questo mese.» Sistemò il cappello per coprire il riflesso del sole.

«Devi deciderti a prenderne una nuova.»

«Lo sai che ci sono affezionato!» Gianfranco capovolse la mountain bike e si tirò su le maniche; il collega si avvicinò indicando una maglia della catena che stava per cedere a causa dell'usura: dubitava sarebbero riusciti a completare il loro giro.

Gianfranco fissò perplesso l'ingranaggio: aveva paura che a tirarlo si rompesse, ma non avevano molta scelta, se volevano proseguire. Non aveva voglia di chiamare sua moglie per farsi venire a prendere: lo stradone per i Lidi, di sicuro, era pieno zeppo di vacanzieri del ponte del 2 giugno e avrebbero rischiato di imbottigliarsi anche loro. Si fece coraggio e tirò la catena, ma, come prevedibile, si ruppe in due e gli rimase in mano. Marco sospirò e gli batté sulla spalla quasi a dire "che ti avevo detto". Gianfranco si asciugò la fronte col dorso della mano unta di grasso, così, involontariamente, si sporcò anche la faccia e la barba ispida e riccia; quindi, si voltò verso l'amico che scosse la testa trattenendo le risate.

Marco indietreggiò di qualche passo. «Io non ci metto le mani.»

«Eh dai, che razza di amico sei! Non posso lasciarla qui!»

«Se la tiri, arrivi alla strada in dieci minuti. Lavati nel canale prima di chiamare...»

«Sì, ok, ma poi devo aspettare mia moglie. E tu che fai?»

Marco si guardò attorno dispiaciuto. Quelle erano le sue due ore di paradiso alla settimana, il suo mezzo funzionava ancora: era un peccato desistere. «Sulla macchina di tua moglie non ci stanno comunque entrambe le mountain bike. L'aspetto con te e poi torno a Ferrara per conto mio.»

Gianfranco si accucciò sulla riva; la barcaccia nera era a pochi passi da lui. Si perse un attimo a guardarla: tutto sommato non era in pessimo stato. Aveva le grate alle finestre quasi se fosse abitata e questo gli sembrò strano. Chi avevano paura venisse a rubare qualcosa laggiù? Era ormeggiata a una scaletta in mattoni, aveva addirittura due comignoli ed era stata pitturata di recente. Si chiese chi mai potesse pensare di spendere dei soldi per sistemare una barca così, ormeggiata nel nulla di una palude.

"Forse anime poetiche come Marco" se la rise tra sé e sé. Notò che il bilanciere usato per pescare non era sollevato, ma stava a pelo dell'acqua e ondeggiava, pareva fosse bloccato da un grosso peso. Si sporse curioso: ciò che vide lo fece cadere in acqua. Marco, sentito il tonfo dell'amico, si avvicinò di corsa.

«Ehi, che succede?» Individuò Gianfranco immerso nel canale fino ai polpacci che indicava un punto sul bilanciere di quella barca.

Marco rimase allibito a guardare quelle che sembravano due gambe a penzoloni, immobili, poco sopra il pelo dell'acqua. Era possibile che non fosse morto? Estrasse con mani tremanti il telefono dalla fascia che aveva legata al braccio. Come potesse quel paradiso nascondere un simile orrore, era inconcepibile. Era davvero possibile che nessuno dei tanti passanti della domenica si fosse accorto di quel corpo? Sudava freddo; il vento lo fece rabbrividire. Udì la linea squillare.

«112, qui parla Marica, come posso aiutarla?»

«C'è un uomo nel fiume» sentì la sua voce dire quasi appartenesse a un altro individuo.

«È in pericolo? È ferito?»

«Non lo so, non riusciamo a vedere bene. È sospeso su un bilanciere, ma è immobile.Credo che sia morto.»

«Mi deve dire la sua posizione esatta, mandiamo subito i soccorsi. Non cerchi di raggiungerlo. È da solo? Vede altre persone?»

«Sono... sono qui con un collega. Stavamo facendo un giro in bicicletta, siamo sulla ciclabile che da Lido degli Estensi porta alla salina.»

«Ok, state calmi e non gettatevi, non cercate di raggiungerlo. Ho già allertato i soccorsi. A che altezza della ciclabile?»

«Un chilometro e mezzo dalla fine della strada asfaltata, forse due.» Improvvisamente gli sembrava tutto così confuso nella sua testa. «Il mio collega è nel fiume.»

«Lo aiuti a risalire, se può, ma non si butti» ripeté l'operatrice.

Marco diede una mano a Gianfranco a uscire dall'acqua, quindi rimasero entrambi a guardare quel fiume che avevano costeggiato molte volte. Gianfranco seduto e Marco in piedi dietro di lui ancora al telefono. Gianfranco fissò le mani piene di grasso: ora cosa avrebbe dovuto dire a sua moglie? Meglio avvertirla di aspettarlo a casa, aveva come la sensazione che lui e il suo compare sarebbero rimasti su quell'ansa ancora a lungo.

L'uomo nel fiumeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora