Il fratello

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Una settimana più tardi, Giusy si studiava allo specchio nel bagno della sua camera. Rimettere quella divisa le sembrava alienante, come se si fosse disabituata in un così breve tempo. Aveva tolto il tutore la sera prima. Non respirava male, ma le sembrava di essere cambiata, di non essere più la stessa, come se quel naso non le appartenesse, quasi non riuscisse a riconoscersi.

«Non rimarrà la cicatrice, stai tranquilla» disse Rosa dalla stanza.

«E tu che ne sai?» Il naso aveva ancora un colorito vagamente violaceo.

«Io ho fatto il bis: calcetto a 10 anni, arti marziali a 15, sono una vera esperta. Se te l'hanno ingabbiato bene, non ci saranno problemi.» le assicurò l'amica.

«A me sembra diverso» Continuava a fissarsi.

«Quello è ovvio, ma il tuo naso non era perfetto nemmeno prima. Nessuno ha le due narici identiche, solo che non ci avevi mai fatto caso» alzò le spalle la collega avvicinandosi a lei e abbracciandola in segno di incoraggiamento. Forse era Giusy a sentirsi diversa.

«Nervosa?» le chiese la collega mentre fissava i capelli con alcuni beccucci lasciando libera solo la frangetta.

«È snervante dover ricominciare da zero. Il primo interrogatorio è stato quello del fratello e ora siamo di nuovo lì.»

«È strano che il brigadiere l'abbia fissato proprio nel giorno che tu torni» ipotizzò Rosa con un'allusione nemmeno troppo velata.

«Saremo appuntato e brigadiere, fine della storia, almeno fino alla cattura di Carsi o alla risoluzione del caso, siamo d'accordo.»

«I due eventi temo non coincideranno» puntualizzò la collega.

«Comunque per ora è tutto nella norma, devi credermi!» Sentirono bussare alla porta.

«È arrivato Ferrer!» gridò la voce di Catalano senza osare entrare. Giusy guardò l'orologio perplessa. Era addirittura in anticipo? Non era certa di cosa potesse significare. Scese le scale di corsa e seguì il vicebrigadiere fino alla sala interrogatori, poi lui si offrì di andare ad accogliere Ferrer.

Lanciani era alla finestra a osservare gli ultimi pescatori chiudere le bancarelle del mercato del pesce. Era stato talmente certo della colpevolezza di Carsi, che aveva escluso troppe piste: tra l'evasione e la storia con Giusy l'aveva distratto. Se non avessero raddrizzato quel caso in fretta sarebbe finita male. Certo avevano trovato la droga, ma l'omicidio era in alto mare ed erano passate già più di due settimane. Dalla scena ormai non avrebbero ricavato più nulla, Yatima era ancora scomparsa: forse aveva sbagliato a non assecondare Giusy nel trovarla.

Dato che non era stato Carsi a uccidere Ferrer, allora avevano due assassini ancora a piede libero a poco meno di due settimane dalla notte rosa. Salzi non era contento, il comando di Ferrara stava per togliere loro il caso. L'unica pista che rimaneva era l'indagine finanziaria ormai, ma era lunga e piuttosto complicata.

Catalano non aveva mai amato spulciare estratti conti: col fatto della nota, chiaramente toccava a Giusy... Parisi. Si corresse mentalmente e si girò a guardarla. Era seduta al tavolo e stava rivedendo gli appunti del precedente interrogatorio. Gli piaceva molto di più quando aveva i capelli sciolti e ribelli: quei ricci gli avevano tolto il fiato dal primo istante. Si sgranchì la voce e si sedette al suo fianco. Doveva rimanere concentrato e professionale, ma il solo sentire il suo profumo gli causava dei brividi lungo la schiena.

«Signor Ferrer, prego si accomodi» scattò in piedi appena vide la porta aprirsi; quindi, lo invitò a sedersi davanti a loro. «Sono felice che abbia trovato un momento per noi. L'ho chiamata perché è emerso un nuovo inquietante scenario, riguardo la morte di suo fratello. Non so se ha sentito dell'arresto di Arthur Sinani» cominciò a dire il carabiniere.

L'uomo nel fiumeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora