La cartina

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Il mattino dopo, quando Giusy entrò nell'ufficio del brigadiere per portare i suoi progressi, si stupì di trovarvi già Giulia e un loro collega, Chiaroni, seduti davanti a lui: entrambi facevano parte della sezione che si occupava del traffico di stupefacenti. Non c'era traccia di Catalano, ancora. Si domandò a che ora fossero rientrati la notte precedente e se avessero fatto centro. Lanciani le fece segno di avvicinarsi. Stavano commentando una grossa mappa del territorio che si estendeva da Comacchio fino oltre Ravenna, su cui erano segnati in rosso diversi canali. Non erta nemmeno certa non si trattasse di un latro caso.

«Abbiamo trovato questa cartina a casa di Carsi, ieri sera» chiarì il brigadiere vedendola dubbiosa. Giusy appoggiò il suo fascicolo al tavolo e si sedette accanto a loro curiosa. Almeno non l'aveva esclusa anche dall'analisi di quella cartina.

«L'idea di usare i canali per trasportare di nascosto la droga fino alle varie località di riviera non è nuova, non sarebbe il primo gruppo che ci prova. Nessuno ad oggi è riuscito a mettere in piedi una rete del genere.» stava spiegando Chiaroni.

«Come mai?» chiese Lanciani.

«Vede, brigadiere, ci sono diversi problemi in questa rete. Alle chiuse, ad esempio, ci sono sempre controlli. Su questi canali dovresti attraversane almeno sette o otto prima di arrivare a destinazione. Anche se paghi il personale che effettua le sorveglianze, non hai comunque garanzie: molti sono nostri informatori. Si intascano i soldi e poi ci chiamano lo stesso.»

«C'è un modo in cui potrebbero passare le chiuse?»

«Tutte le imbarcazioni vengono controllate. Quelle solitamente meno perquisite sono i barconi dei turisti, ma in questo caso la verifica avviene a monte, al porto di partenza. Non ho mai visto stipare panetti di cocaina in mezzo agli attrezzi per cucinare il fritto misto» Chiaroni era scettico.

«È molto volatile e inevitabilmente frammenti finirebbero nel mangiare che offrono ai turisti» appuntò Giulia.

«Quindi una barca di ragazzi in costume strafatti attirerebbe l'attenzione al porto, questo mi è chiaro. A inizio stagione il carico dovrebbe trovarsi in questa zona.» Lanciani indicò il quartiere industriale a nord di Ravenna. Chiaroni annuì convinto.

«Carsi non si è presentato alla firma sabato, quindi ipotizziamo che stiano iniziando il piano. Devono portare la droga qui, ma se noi perquisiamo prima questi tre capannoni nella zona industriale di Ravenna potremmo prenderli sul fatto» ipotizzò Lanciani. «Sento il giudice, voi state pronti coi cani e coordinatevi con la centrale antidroga di Ravenna» aggiunse dando loro le ultime istruzioni. Salutarono il brigadiere e si congedarono. Giusy rimase pensierosa a guardare quella cartina: non era molto esperta di traffici di droga e pertanto non si era sentita di intervenire.

«Parisi, avevi novità per me?» chiese allora Lanciani visto che il suo silenzio perdurava.

Giusy si mise sull'attenti. «Ho controllato le ultime chiamate della vittima. Alle 22:10 circa ha parlato col fratello. Lui mi ha riferito che Ferrer si trovava in un locale dove c'era la musica molto alta. Si sono accordati per il giorno successivo per far visita alla madre anziana e poi l'architetto ha chiuso la comunicazione frettolosamente dicendo che aveva un cliente che lo stava cercando.»

«Al sabato sera?»

«Il fratello mi ha detto che ogni tanto qualche committente li invita a festeggiare insieme la fine dei lavori»

«Quindi Ferrer si sposta alla barcaccia per un brindisi e poi lo fanno fuori? Perché allora non freddarlo all'interno?» si chiese Lanciani perplesso.

«Non lo so, ma c'è un ulteriore dettaglio interessante che è emerso. Alle 22:37 Ferrer ha risposto a un cellulare di cui non conosciamo il proprietario e alle 22:39 la linea è caduta, ma, vede, la chiamata non era finita, brigadiere, la persona all'altro capo è rimasta appesa ancora per una quindicina di secondi e poi ha chiuso la conversazione» spiegò Giusy mostrandogli i tabulati.

L'uomo nel fiumeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora