Avvertimento ufficiale

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Il brigadiere fermò l'auto nella notte profonda: le mani gli tremavano. Si era svegliato di soprassalto alla chiamata della centrale. Il messaggio non era molto chiaro; un arresto alla barcaccia, un agente ferito. Si era vestito in borghese senza uniforme, aveva preso la TTS che era davanti nel garage e aveva lasciato la sua casa di Corte Maggiore senza nemmeno ricordarsi di mettere l'allarme. Rovistò nello scomparto della macchina sportiva: niente gocce.

Maledisse la mala sorte. Scese dall'auto e cominciò a correre verso le luci. Erano quasi le due di notte; eppure, un nugolo di giornalisti era presente oltre le transenne a tentare di riprendere. Si fece largo tra i flash coprendosi il volto. La domanda che tutti gli facevano era la stessa che si stava facendo anche lui. Chi avevano arrestato? Carsi? Mostrò il cartellino e lo fecero passare richiudendo il nastro dietro di lui. Quel posto era maledetto! Si guardava attorno perso, ma i volti gli parevano sfuocati: gli unici occhi che avrebbe voluto trovare non erano da nessuna parte. Il senso di colpa per non averle risposto si fece largo in lui. E se le era successo qualcosa? Si sentiva mancare il fiato.

«Oh, brigadiere, la stavamo aspettando» disse una donna in divisa. Nell'oscurità riconobbe Giulia.

«Si tratta di cocaina, ottima purezza: Carsi questa volta ha puntato in alto. Aveva nascosto la droga sul fondo della barcaccia, un antro in acciaio ricavato sotto la linea di galleggiamento, chiuso da una botola, probabilmente coperto per gran parte della giornata. Camera stagna, un lavoro fatto coi fiocchi

Lanciani la seguiva tra le volanti e l'ambulanza. «Chi ha tentato di recuperare la droga?»

«Arthur Sinani, albanese, 24 anni. Chiaroni l'ha condotto in centrale per l'interrogatorio di garanzia. È stato colto in flagrante mentre tornava sul sentiero dopo aver riempito un contenitore per le consegne con quasi otto chili di cocaina. Si muovevano usando le ciclabili tra i canali in mountain bike munite di grossi fari. Sembra un modello da professionisti, risaliremo col numero di telaio per capire se è stata rubata.»

A stento la ascoltò: vide Catalano che gli faceva un cenno dietro ad un'ambulanza. Si avvicinò ringraziando Giulia.

Il brigadiere parlò diversi minuti con Catalano, ogni tanto si voltavano verso Giusy: scuoteva la testa, arrabbiato. Fece molte domande, troppe. Giusy sospirò profondamente. Nemmeno lei era fiera del suo arresto. Non pretendeva che Catalano la coprisse: aveva perso il controllo. Era la prima volta che si era trovata a tu per tu con un sospettato, in uno scontro fisico, corpo a corpo. Qualcosa era scattato in lei, qualcosa di istintivo e primordiale. In fondo ognuno di loro per quanto addestrati rimaneva un animale che lotta per la propria sopravvivenza. Però aveva trovato la droga. Doveva pur contare qualcosa! E se l'uomo avesse detto che gli aveva puntato una pistola addosso per farsi dire dove si trovava la droga?

Catalano svanì tra le volanti e Fabio lentamente venne verso di lei. Salì in silenzio, ringraziò il paramedico e gli chiese un attimo. L'uomo lasciò l'ambulanza. Fabio si sedette, le prese il viso violaceo tra le mani e le studiò la faccia pesta. Aveva tutto il naso coperto da pesanti garze, ma sarebbe dovuta andare in ospedale a medicarlo e a mettere un tutore. Una parte di lui avrebbe preso quell'albanese e l'avrebbe picchiato a sangue ed era proprio quello a terrorizzarlo. Come poteva mantenere il comando se poi doveva resistere a prendere a pugni chi aveva cercato di farle del male mentre era in servizio? Proprio per quello era necessario attenersi a delle regole: le stesse che tanto detestava in quei giorni e che gli toglievano il sonno. Più cercava una soluzione, più capiva che non c'era. Non puoi essere lucido nel mandare la persona che ami a fare un arresto, una retata o un appostamento. Non avrebbe mai funzionato. Abbassò gli occhi senza osare guardarla.

«Fabio, ti prego...» Giusy cercò di alzare una mano verso di lui, di stabilire un contatto, ma lui si scostò.

«Questa sera, sono il Brigadiere Lanciani e mi aspetto da lei il rispetto che il mio grado merita» disse Fabio con voce austera e tagliente.

L'uomo nel fiumeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora