Corriere del Po

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Giusy si svegliò stirando le braccia e aprendo gli occhi. La penombra del pomeriggio colorava la camera di riflessi caldi e avvolgenti. Si massaggiò gli occhi e sbadigliò. Recuperò il telefono dal comodino. C'era un messaggio: "Vertice d'urgenza con Salzi a Comacchio, non aspettarmi per cena, stasera ti racconto". Giusy si lasciò andare sul cuscino sbuffando. Le sembrava che Fabio passasse la vita in riunione con questo o quel comando: era snervante. Si alzò lentamente cercando di non pesare sull'anca e quindi si mise seduta e si ravvivò i capelli selvaggi. Si sentiva la pelle tirare dal sole. Si alzò aiutandosi con una stampella e raggiunse la cucina. Il tavolo era cosparso delle carte di quel fascicolo. Le sistemò in un blocco accuratamente. Stava attendendo che la moca facesse il suo classico borbottio quando suonò il cellulare. Si guardò attorno perplessa. Quindi si ricordò di averlo lasciato in camera. Sospirò e si affrettò verso la stanza. Accettò la chiamata senza nemmeno controllare il numero.

«Giusy?» esordì una voce rotta e cavernosa. Il respiro affannato.

«Yatima?»

«Ha rapito Thomas, mi devi aiutare! Ti prego!»

«Aspetta, Dariusz? Vuole i soldi?»

«Sì, ma io non li ho, pensavo di sì, ma non lo so più. Possiamo parlarne di persona?»

«Certo, sono nel villaggio pescatori a Lido degli Estensi, la casa rossa. Ti aspetto sul portico» propose Giusy massaggiandosi l'anca. Yatima accettò e chiuse la chiamata.

Giusy si guardò attorno, decise di far sparire quei fascicoli. Finì velocemente di raccattare i propri appunti. Poi lentamente si mise a sedere sullo sdraio nel portico: le tremavano le mani. L'idea di rivedere quell'uomo non le piaceva, ma come faceva a mandare Yatima sola incontro al suo destino. Doveva farsi venire un'idea velocemente. Tra le promesse che facciamo e ciò che siamo costretti a fare per poterci guardare ancora allo specchio, c'è di mezzo la vita, le sue infinite curve, i sentieri battuti. Per la prima volta si chiese cosa avrebbe Catalano al suo posto? E la risposta la sapeva già, l'aveva sempre saputa.

L'auto di Ferrer si fermò davanti al cancello della casa. Giusy si fece coraggio, si alzò e lentamente con le stampelle si mosse verso la macchina. Il vento danzava tra i suoi capelli, il sole le pungeva la pelle nuda giocando con la sua maglietta bianca. Un buon carabiniere deve avere paura? Era pur sempre una donna, un essere umano. Yatima le franò tra le braccia piangendo. Giusy rimase per un attimo bloccata come una statua di sale poi l'abbracciò. Sembrava aver perso la forza di parlare tra i singhiozzi, ma le mise nelle mani la foto del figlio. Allora Giusy alzò gli occhi e le sembrò davvero di vedere il volto di Catalano nel riflesso del vetro oscurato di quell'auto. Annuì soltanto. Accarezzò il viso di quella donna e decise di prendere in mano la situazione. «Ti ha mandato il posto?»

«Non ancora.»

«Hai detto che avevi i soldi, dove li hai trovati?» disse cercando di ricostruire l'accaduto.

«È stato Carsi a mandarmeli» ammise la donna.

Giusy rimase senza parole. L'uomo che l'aveva quasi uccisa, che aveva distrutto la sua vita, che aveva piantato un proiettile nel collo di Catalano in un attimo di follia, aveva lasciato prima di morire una via d'uscita a Yatima. Poteva quel denaro sporco, marcio, coperto di sangue arrivare a salvare un bambino?

«Mi ha mandato questa prima di morire» spiegò Yatima porgendole una busta marrone. Le mani di Giusy tremavano: estrasse un bancomat e una lettera.

«I soldi sono lì dentro, ma non ho trovato il codice e se non lo do a Dariusz, lui ucciderà Thomas!»

Ora Giusy capiva, voleva che la aiutasse a trovarlo. Il Bancomat era di una famosa banca online, aprì l'app nel telefono di Yatima che le mostrò la casella dove indicava di immettere un codice a sei cifre per sbloccare la carta. «Ok, calmati, adesso leggo e cerco di capire.»

L'uomo nel fiumeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora