Capitolo 4: Verso una nuova vita.

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Annamaria trascorse i giorni che seguirono quel tragico evento, nel silenzio e con il dolore nel cuore per la perdita subita. Aveva nello sguardo sempre un'infinita tristezza e i ricordi dei bei momenti passati con Andrea rimbalzavano nella sua mente insieme alla terribile visione della sua morte. Alternava il lavoro nei campi con le faccende domestiche, cercando di restare più impegnata possibile in modo da non avere troppo tempo libero per soffermarsi a pensare. Inoltre doveva anche subire la costante presenza di Vitaliano che era ospitato a cena tutte le sere da Peppino il quale, nonostante l'accaduto e la dimostrazione che fosse un uomo aggressivo e pericoloso, rimase fermo nell'idea di farlo sposare a sua figlia. La morte del povero Andrea aveva talmente terrorizzato Peppino che non avrebbe mai avuto il coraggio di mettersi contro i Melluso.

Annamaria tutte le sere, dopo cena, era costretta a sedersi davanti al caminetto con quell'uomo odioso, mentre il fumo del suo disgustoso sigaro riempiva tutta la stanza. Lui cercava in continuazione di raggiungere una certa intimità con la ragazza, accarezzandole i capelli e tentando più volte di darle un bacio, ma lei si voltava immediatamente dall'altra parte, dimostrandogli di disprezzare le attenzioni ricevute, poiché non poteva e soprattutto non voleva assolutamente dimenticare ciò che lui le aveva fatto. Così, dopo l'ennesimo rifiuto di Annamaria di instaurare un qualsiasi tipo di rapporto, Vitaliano diventò ancora più aggressivo, le prese il viso con la forza e con tono minaccioso, le disse:

<Prima o poi la dovrai finire con questo tuo modo di fare! Quando sarai mia moglie dovrai accontentarmi ogni volta che avrò voglia, altrimenti ti dimostrerò a modo mio chi comanda! L'ultima persona che si è messa contro di me è finita in una pozza di sangue, spero che tu non voglia fare la stessa fine!>

<Sei un maledetto! Io so come sono andate le cose. Tu hai aggredito sua madre ecco perché è venuto a cercarti e tu lo hai ucciso a sangue freddo. Non ti perdonerò mai, io non potrò mai amarti e poi ancora non siamo sposati e posso sempre sperare che mio padre cambi idea.>

<Non succederà mai! Sei ancora una bambina, che vive nel mondo dei sogni. Non preoccuparti ci penserò io a renderti una donna e una moglie obbediente e devota.>

Annamaria si rendeva conto che il periodo felice della sua giovane vita, era finito. L'avvenimento della morte di Andrea era stato un duro colpo che l'aveva completamente svuotata dentro e le aveva aperto la strada ad un periodo di grande sofferenza.

I giorni continuarono a trascorrere senza troppi cambiamenti, anche se uno spiraglio di luce si stava aprendo nel buio della sua vita.

Dopo quattro settimane di attesa, la zia Rosa rispose con un'altra lettera alla missiva di Giulia, nella quale comunicava di aver trovato lavoro alla ragazza come cameriera presso una famiglia facoltosa di Catanzaro, discendenti da una nobile famiglia di conti, i Vivaldi.

La mamma accolse quella notizia un po' a malincuore perché sapeva che momentaneamente si sarebbe dovuta separare dalla dolce figlia, ma nello stesso tempo non ebbe dubbi sul da farsi ed organizzò velocemente la partenza della ragazza. Giulia avrebbe fatto qualunque cosa per impedire ad Annamaria di rovinarsi la vita con un uomo come Vitaliano.

La mattina del 25 gennaio del 1939, quando mancavano ormai pochi giorni alle nozze, dopo che Peppino uscì di casa all'alba per andare nei campi a lavorare, Giulia affidò la ragazza a Mario, figlio della zia Rosa che era giunto a Marcellinara di nascosto proprio per accompagnare Annamaria in città. Dopo un commovente saluto con la madre, la ragazza si mise in viaggio verso Catanzaro, dove giunse nel pomeriggio.

La città, sorgeva su una ripida rupe, uno sperone a cavallo di due mari, lo Ionio e il Tirreno, tra le valli della Fiumarella e del torrente Musòfalo, che scendevano direttamente dalla Sila Piccola.

LA COMPAGNA DEL SOLDATODove le storie prendono vita. Scoprilo ora