Capitolo 10: Sensi di colpa.

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L'aria tiepida di giugno riscaldava il viso di Annamaria che affacciata alla finestra della sua stanza guardava il giardino del palazzo. Era molto pensierosa. Il tempo passava e la sua relazione con Matteo si stava complicando sempre di più ed anche se il ragazzo continuava a rassicurarla sul loro futuro insieme, lei aveva il sentore che qualcosa di brutto a breve sarebbe successo.

Quel giorno chiese alla signora Grazia un'intera giornata di permesso

dal lavoro, in quanto doveva finalmente sostenere i sospirati esami per passare al secondo anno del corso per diventare insegnante. La sera, Matteo, come regalo per aver superato a pieni voti le prove, la portò in un negozio dove lavorava un sarto di sua fiducia, il quale aveva confezionato apposta per lei un meraviglioso vestito di seta blu. Era emozionata, in fondo non le era mai capitato di indossare un abito di tale eleganza che la facesse sentire come una principessa. Elegantemente vestita, Matteo, la condusse in un lussuoso ristorante fuori città e durante la cena le fece un'altra inaspettata sorpresa. Le regalò una collana con un pendente a forma di diadema, che aprendosi conteneva all'interno la sua foto di Matteo che la ragazza avrebbe dovuto portare sempre con se come pegno del suo amore. Conclusero quella splendida giornata passando l'intera notte insieme in una delle stanze dell'albergo centrale, situato proprio su corso Vittorio Emanuele ed il mattino seguente, per non destare sospetti fecero rientro a palazzo Vivaldi in orari diversi.

Matteo, saltuariamente, le faceva molti regali perché voleva che lei avesse delle bellissime cose. Poco per volta le comprò molti vestiti, tutti confezionati dal suo amico sarto ed Annamaria, quando non lavorava, li indossava con molto orgoglio.

Un giorno, nel luglio del 1939, mentre stava uscendo per recarsi all'appuntamento con Matteo, si scontrò con Lucia che era andata al palazzo alla ricerca del suo fidanzato. Lei non aveva mai visto Annamaria senza abiti da lavoro e per la prima volta si rese conto di quanto veramente bella fosse. La vide con i capelli sciolti e ben pettinati e con un bellissimo vestito di colore bianco a fantasia floreale, che la faceva sembrare una donna sofisticata ed elegante. La osservò per qualche secondo dalla testa ai pieni, con aria sospettosa e poi, con un tono di superiorità, le chiese:

<Stavo cercando Matteo, "il mio fidanzato", lo hai visto?>

<No, signorina Lucia. Io non so dove sia.>

<Accidenti come sei elegante oggi! Stai andando in un posto speciale

o hai appuntamento con qualcuno?>

<Sto andando a casa di mia zia Rosa per fare visita a mia madre.>

<Vai da tua madre così elegante. Ma lei lo sa che fai la cameriera? >

<Certo che lo sa! Perché mi pone questa domanda?>

<Non ti offendere, ma sembra che tu voglia nascondere quello che sei. Così ben vestita sembri quasi una signorina di buona famiglia, anche se poi basta guardarti da vicino ed in particolare le mani e si vede benissimo che sei una serva!>

<Perché mi parla in questo modo? Cosa vuole da me signorina Lucia?>

<Niente, non voglio assolutamente niente da te. E' solo che non

riesco a capire come può una cameriera permettersi un vestito così elegante, ben confezionato ed un gioiello così splendente e prezioso al collo.> riferendosi evidentemente al diadema <Non credo che queste cose le abbia comprate tua madre non ha neanche una casa, come potrebbe? Dimmi la verità Annamaria da chi ti fai mantenere? Chi è l'uomo che ti ripaga con questi doni per portarti a letto?>

In quel momento entrò nella stanza il fratello di Matteo ridendo a gran voce per aver ascoltato tutta la loro conversazione e rivolgendosi a Lucia, quasi a volersi burlare di lei, disse:

<Vedo che anche tu hai notato il salto di qualità che ha fatto la nostra cara Annamaria. Quando è arrivata in questa casa non aveva neanche le scarpe ai piedi ed ora si può addirittura permettere un vestito così ben confezionato. Quanto costerà secondo te? Certo che a fare la cameriera si guadagna veramente bene.>

<Smettila di ridere, tu sai qualcosa e devi dirmelo. Chi è che le compra queste cose Antonio... E' forse Matteo?>

<Non so nulla e non sono affari miei cara cognata. Chiedilo direttamente al tuo fidanzato se hai dei dubbi.> Dette quelle parole lasciò nuovamente le due donne da sole e si allontanò.

<Se scopro che ti sei infilata nel letto di Matteo me la pagherai.> le

disse con tono minaccioso Lucia <Sei una poco di buono, lo devi lasciare in pace lui è impegnato con me. Sei solo una mantenuta!>

<Io non mi faccio mantenere da nessuno!> rispose Annamaria.

<Allora come riesci a comprare questa roba? Stai molto attenta perché potrei dirlo a Grazia ed allora dovrai dare veramente delle spiegazioni.>

<Io devo andare! Mi scusi signorina Lucia.>

Rimasta sola Lucia capì che Annamaria aveva la coda di paglia, altrimenti non sarebbe scappata come una ladra all'improvviso e il nervosismo che aveva dimostrato durante le sue domande faceva crescere sempre di più i suoi sospetti. Purtroppo non aveva prove per accusarla, anche se il suo intuito di donna l'aveva sicuramente messa nella direzione giusta.

Annamaria con la testa rivolta in basso e con le lacrime che a stento riusciva a trattenere per evitare che scendessero a fontana giù dagli occhi, si recò nell'albergo centrale dove aveva l'appuntamento con Matteo. Pensava e ripensava alle parole di quella ragazza e si rendeva conto che non aveva del tutto torto. In parte, si sentiva veramente una mantenuta. Continuava a frequentare Matteo di nascosto, nonostante lui fosse già fidanzato, mantenendo un comportamento immorale nei confronti di Lucia e di tutta la famiglia Vivaldi. Con il cuore che le palpitava in gola raccontò tutto l'accaduto al giovane che immediatamente la rassicurò e le disse:

<Amore mio, ma come puoi credere alle parole di Lucia?>

<Io non credo alle sue parole Matteo! Ma purtroppo è così che mi sento. In fondo è vero! Una cameriera come me non può permettersi degli abiti così eleganti. Nella tua famiglia, sono sicura, che pensano tutti la stessa cosa. Io sono una mantenuta! e se solo sapessero che sei proprio tu a regalarmi questa roba, mi sbatterebbero fuori da quella casa immediatamente. Come ho fatto a cacciarmi in questa situazione? Sono stata una sciocca!>

<Non dire così. Tu non sei sciocca e non sei neanche una mantenuta,

sei solo una donna innamorata. Non ti faccio questi regali per ringraziarti del fatto che andiamo a letto insieme, ma solo perché ti amo. Usciremo presto da questo pasticcio, devi solo avere ancora un

po' di pazienza. Ti chiedo solo questo piccolo sacrificio.>

<Dimmi la verità Matteo. Pensi davvero che noi due avremmo mai un futuro insieme?>

<Si amore mio. Io credo in noi e devi crederci anche tu. In clinica già si parla delle nuove assunzioni ed il mio periodo di prova sta ormai finendo. Manca poco tesoro mio, non ti arrendere proprio adesso. Tra poco tempo lascerò Lucia e staremo sempre insieme.>

LA COMPAGNA DEL SOLDATODove le storie prendono vita. Scoprilo ora