Capitolo 27: Il viscido Antonio.

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Annamaria, tornata a casa con la morte nel cuore per quell'altra terribile notizia ricevuta, sperava di concedersi un po' di svago giocando con il suo bambino, ma purtroppo la nonna era uscita portando con se il piccolo Luca. Si recò allora nel salone e si sedette alla scrivania intenta a correggere i compiti dei suoi piccoli alunni, quando sopraggiunse la cameriera che le comunicò l'arrivo del signor Antonio Vivaldi e la relativa richiesta di essere ricevuto. Annamaria pensando che dovesse informarla di qualche altra novità riguardante Matteo lo fece accomodare, dopotutto in casa non era sola e non le sarebbe potuto succedere nulla. Alla vista dell'uomo però si alzò in piedi quasi terrorizzata, perché nella sua mente in un istante si materializzò l'immagine di quando tentò di aggredirla. Così fece qualche passo indietro per cercare di mantenere le distanze, sperando di non far notare la sua paura. L'uomo invece non aveva nessuna intenzione di starle lontano. Pian piano si avvicinò a lei e quando le giunse praticamente davanti, con voce maliziosa, le sussurrò:

<Ieri quando ti ho comunicato la notizia della scomparsa di mio fratello sei rimasta sconvolta!>

<E' naturale che io sia sconvolta, lo amo tantissimo e poi lui è il padre del mio bambino.>

<Già il tuo bambino! Adesso è rimasto senza padre.>

<Non parlare in questo modo, Matteo non è morto. Sono certa che si tratta di un errore e presto tornerà da me.>

<Accetta la realtà Annamaria. Ora sei una donna sola, bella, libera e desiderosa come tutte le donne ed io sono pronto a prendermi cura di te e di tuo figlio. Io ed Elena non andiamo più d'accordo da quando tu sei entrata nella mia vita. Lei lo sa. Sa cosa provo per te, le ho detto che resterò al suo fianco solo per non umiliarla agli occhi della gente, ma è te che voglio. Mi stai facendo impazzire. Ricordi la proposta che ti ho fatto qualche anno fa? E' ancora disponibile!>

<Io non accetterò mai la tua offerta. Ti ripeto che Matteo non è morto,

ma se lo fosse non gli farei mai un tradimento del genere. Ma che fratello sei tu Antonio? Lo odiavi così tanto?>

<Io non odiavo mio fratello, ero solo geloso di lui, ma questo ormai non ha più importanza. Tu hai bisogno di un uomo che ti protegga e che si prendi cura di te e del tuo bambino.>

<Non ho bisogno della tua protezione, ne io e tantomeno mio figlio e comunque non sono affatto da sola, non dimenticare che fortunatamente Matilde è dalla mia parte e mi aiuterà sempre.>

<Sempre è una parola che non si può certo accostare a mia nonna.> disse con tono sarcastico Antonio.

<Cosa vuoi dire? Lei ha detto che...>

<Lo so bene cosa ha detto, non sono sordo. Ma considera che mia nonna oramai è vecchia e potrebbe lasciarci da un momento all'altro ed allora che ne sarà di te? Questa è l'ultima volta Annamaria che ti offro il mio aiuto, solo una stupida rifiuterebbe!>

<Allora sarò stupida! Ma la mia risposta è no!>

Dopo l'ennesimo rifiuto, Antonio fu colto da un raptus d'ira. Si avvicinò alla donna e la baciò con la forza mentre lei tentava, senza riuscirci, di spingerlo via. Riuscì a fargli un graffio sul viso con tutta la forza che aveva in corpo, ma purtroppo la robustezza fisica dell'uomo prese il sopravvento e lei non poté più difendersi. Antonio, dopo averle bloccato le mani dietro la schiena, la spinse verso il muro e ricominciò a baciarla contro la sua volontà. Lei sentiva le viscide mani di quell'uomo dappertutto, che le facevano provare un senso di repulsione e di tremenda vergogna.

Fortunatamente la cameriera, che era a conoscenza dell'odio che la famiglia Vivaldi provava nei confronti di Annamaria, preoccupata per lei, rimase nascosta dietro la porta socchiusa e vedendo la donna in difficoltà, entrò immediatamente nella stanza con la scusa di offrire un aperitivo all'inatteso ospite. Antonio dovette quindi lasciare la presa su Annamaria e rivolgendosi alla cameriera, le ordinò di lasciarli nuovamente soli e di non permettersi mai più di disturbarli per nessun motivo. La ragazza, impaurita per l'atteggiamento dell'uomo usci velocemente di casa e si recò dalla vicina alla ricerca di Matilde, la quale ascoltato il racconto su ciò che stava succedendo in sua assenza decise immediatamente di rientrare al palazzo.

Rimasti nuovamente soli Annamaria ribadì ad Antonio, per l'ennesima volta, il suo grande amore per Matteo e l'odio che al contrario nutriva nei suoi confronti.

<Devi lasciarmi in pace Antonio io non sarò mai tua!>

<Decido io quando smetterla cara Annamaria. Concediti a me anche solo per una volta ed io ti lascerò stare. Il desiderio di farti mia è più forte della mia ragione. Ti voglio...ti voglio adesso!>

Mentre le stava per mettere nuovamente le mani addosso, il tempestivo rientro a casa della nonna modificò i suoi intenti. Matilde guardò suo nipote dritto negli occhi notando immediatamente il graffio sanguinante che aveva sulla guancia e l'uomo, a quel punto, non potendo più portare a termine il suo intento decise di andare via. Annamaria tra le lacrime finalmente sfogò ciò che conservava nel suo cuore, raccontandole tutto quello che Antonio le aveva fatto subire in tutti quegli anni di conoscenza e delle sporche proposte ricevute.

La nonna, dopo aver ascoltato con molta pazienza le sue parole, le rispose di stare tranquilla, avrebbe sistemato lei la situazione facendo in modo che suo nipote non le desse più fastidio.

Il giorno seguente, Matilde, andò a palazzo Vivaldi e minacciò Antonio di diseredarlo se non avesse lasciato in pace Annamaria. Le parole della nonna furono dette in presenza anche di Elena che ancora una volta fu costretta a subire quelle umiliazioni per colpa di suo marito. Antonio, per discolparsi, si giustificò dicendo che Annamaria si era inventato tutto, ma lei non era più intenzionata ad ascoltare le sue "stupide" bugie, aveva raggiunto il suo limite di sopportazione e decise finalmente di lasciarlo.

LA COMPAGNA DEL SOLDATODove le storie prendono vita. Scoprilo ora