Capitolo 26: Paura e disperazione.

63 5 0
                                    

La vita nella città di Catanzaro trascorreva relativamente tranquilla, nonostante in tutta Europa persistesse la terribile guerra.

Annamaria sempre più preoccupata dal costante silenzio di Matteo, molto coraggiosamente, decise di recarsi a palazzo Vivaldi. Doveva assolutamente avere notizie del suo uomo altrimenti l'incertezza circa la sua sorte l'avrebbe portata alla pazzia.

Si fece annunciare dalla donna di servizio ma Elena, l'unica presente in quel momento nell'abitazione si rifiutò addirittura di farla entrare, facendole capire che non era affatto gradita in quella casa e che doveva andare via immediatamente. Annamaria come se nulla fosse si dimostrò più determinata che mai e mentre Elena le stava per sbattere la porta in faccia, la bloccò con la mano e le chiese informazioni su Matteo. Elena dopo un'iniziale riluttanza, le confermò che purtroppo anche tutta la famiglia Vivaldi non riceveva più sue notizie da almeno tre mesi, gettando la donna nella disperazione.

La moglie di Antonio notando il suo sconforto non ebbe la dimostrazione di un minimo d'umanità, anzi alzò le sopracciglia quasi a rimanere incredula per il suo comportamento e sorridendo, le disse:

<Se non sapessi il tipo di persona che sei, penserei che la preoccupazione che dimostri per il nostro Matteo è autentica!>

<Sono veramente preoccupata per lui altrimenti perché verrei qui a subire ancora umiliazioni da tutti voi?>

Annamaria lasciò Elena sulla porta e le voltò le spalle. Si fece scivolare via le brutte parole che quella odiosa donna le aveva detto perché non aveva nessuna intenzione di litigare ancora con lei, la sua priorità in quel momento era sapere dove fosse Matteo. Decise, così, di recarsi in un posto di polizia, solo loro potevano sapere qualcosa. Purtroppo anche i poliziotti non le diedero nessuna informazione utile, ma solamente una fievole speranze. Le dissero di stare comunque tranquilla in quanto era già una buona notizia non aver ricevuto alcuna comunicazione riguardante soldati morti con il nome di Matteo Vivaldi.

Annamaria trascorse i successivi mesi senza conoscere la sorte del suo compagno, finché nel marzo del 1942 qualcuno bussò al palazzo di Matilde. Si trattava di Antonio accompagnato da sua moglie Elena, che aveva, come sempre, stampato sulla faccia il suo solito ghigno. La nonna in un primo momento si rifiutò di farli entrare, poiché credeva che fossero andati per molestare nuovamente la sua ospite, ma quando Antonio le disse che la loro visita non aveva niente a che fare con Annamaria e tanto meno con il piccolo Luca, ma che purtroppo si trattava di Matteo, li fece accomodare e mandò immediatamente la cameriera a chiamare la ragazza. Antonio fissava Annamaria dalla testa ai piedi non curante del fatto che al suo fianco ci fosse sua moglie, l'attrazione che provava per quella donna era ancora irrefrenabile, anche se il sentimento d'amore provato fino a

quel momento iniziava a mescolarsi ad una parte nascente di odio.

<Nonna devo parlarti di Matteo. Ho delle importanti comunicazioni da farti, ma vorrei farlo in privato.>

<Antonio devi finirla con questo stupido comportamento. Sei in casa mia non scordartelo e se hai qualcosa da dire su Matteo parla liberamente davanti ad Annamaria. Lei è la sua donna, hanno anche un figlio insieme ed ha tutto il diritto si sapere.>

<Va bene come vuoi tu nonna! Purtroppo devo comunicarvi che Matteo...è stato dichiarato scomparso nel contingente mandato in Russia.>

<Non posso crederci Antonio. Tu stai mentendo!> disse Annamaria

tra le lacrime.

<Non sto affatto mentendo, ma è la verità. Guardate questa lettera. Si tratta di una comunicazione ufficiale che abbiamo ricevuto a casa proprio questa mattina. Non ci sono più dubbi. Matteo è morto!>

<Devi accettare la realtà Annamaria. La tua storiella è giunta al termine!> disse Elena senza un briciolo di pietà <Grazia e Vittorio sono disperati per la perdita del loro figlio ed è per colpa tua se non hanno neanche avuto la possibilità di trascorrere del tempo con lui prima della sua partenza. L'hai portato via alla sua famiglia e nessuno ti perdonerà mai. Ora che non hai più nessun legame con i Vivaldi perché non prendi le tue cose e vai via?>

<Elena, forse tu dimentichi che Annamaria ha ancora un legame con la nostra famiglia!> rispose Matilde con voce irata <Il figlio di Matteo, il piccolo Luca è il suo legame ed io mi prenderò cura di loro finché avrò vita. Ed ora, se non avete altro da dire, sarebbe meglio che voi lasciaste la mia abitazione.>

Antonio ed Elena lasciarono il palazzo della nonna mentre Annamaria piangeva dalla disperazione per la notizia che aveva appena ricevuto. Matilde le diede subito conforto, dicendole che doveva pensare solo al piccolo Luca ed essere forte per lui, un giorno il bambino sarebbe cresciuto, avrebbe chiesto di suo padre e lei gli avrebbe raccontato che era morto da eroe in guerra, sacrificando la sua vita per proteggere gli altri.

Annamaria decise allora di rimboccarsi le maniche e pensare solo al bene del figlio e grazie all'amore di Matteo, che avrebbe portato sempre con se, avrebbe avuto la forza di andare avanti.

Riprese in mano la sua vita e il giorno seguente si recò nuovamente a lavoro, senza però sapere che la scomparsa del suo amato non sarebbe stata l'unica brutta notizia che avrebbe ricevuto in quei giorni. Infatti, dopo la scuola decise di passare dalla zia Rosa, la quale, tra le lacrime, la informò che anche Mario, suo figlio, era stato dichiarato morto durante una battaglia. Le due donne si strinsero insieme nel dolore delle loro perdite e si promisero che si sarebbero fatte forza a vicenda, Oramai della loro famiglia d'origine erano rimaste solamente loro due. 

LA COMPAGNA DEL SOLDATODove le storie prendono vita. Scoprilo ora