Capitolo 5: Il cuore batte ancora.

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Annamaria, passava le sue giornate agli ordini della signora Grazia cercando di svolgere al meglio le mansioni assegnatele. Tutte le mattine, svolte le faccende di pulizia domestica, usciva a fare la spesa, recandosi nel quartiere delle Cocole, dialetticamente chiamato "i Coculi", famoso per l'infinità di negozietti che vendevano prevalentemente generi alimentari, nei quali i proprietari attiravano la clientela urlando a squarciagola le offerte del giorno. Annamaria era sempre più incuriosita da quei modi coloriti di esprimersi, in fondo lei era abituata al tranquillo piccolo mercato del suo paese e tutto ciò le sembrava una grossa novità. Le venne così una gran voglia di conoscere meglio quella città che la stava ospitando, in tutte le sue parti, in tutte le sue sfumature. Nei momenti liberi, amava fare delle lunghe passeggiate, tra i vicoli e le viuzze e con il passar dei giorni iniziò ad amarla come se avesse sempre vissuto in quella realtà. La gente di città era cordiale, amorevole, vivace e rumorosa, nulla a che fare con il silenzio e la tranquillità a volte noiosa dei suoi compaesani.

Annamaria dimostrò fin dal primo giorno ai suoi nuovi padroni, una grande determinazione e voglia di lavorare e i coniugi Vivaldi come ricompensa le concessero di frequentare tutti i giorni dopo pranzo, alle tre e mezza circa, la scuola Magistrale pomeridiana che le avrebbe permesso di conseguire il diploma di maestra in pochi anni. Con il trascorrere del tempo e grazie ai molti impegni che aveva nell'arco della giornata, il ricordo di Andrea e di tutto ciò che era successo si affievoliva sempre di più, anche se nel suo cuore il sentimento per quel suo primo amore era ancora presente.

Una mattina di marzo del 1939 in casa Vivaldi la signora Grazia  era particolarmente agitata poiché stava per fare rientro definitivamente il giovane Matteo, dopo alcuni anni di studio in un'altra città e dopo aver ottemperato al servizio di leva. Per l'occasione la padrona di casa decise di organizzare un grandioso ricevimento al quale furono invitate tutte le famiglie più influenti di Catanzaro.

Gli ospiti erano attesi per le ore nove della sera ed anche quel giorno Annamaria, dopo aver svolto il suo lavoro ed aver preparato tutto per il ricevimento della sera, si allontanò da casa Vivaldi per frequentare il suo corso di studio.

Verso le cinque e mezza fece il suo ingresso a casa il giovane Matteo accompagnato dal fratello Antonio, che era andato a prenderlo alla stazione di Catanzaro Sala. Matteo aveva un aspetto piacevole, con lineamenti delicati da ragazzo per bene, alto, con i capelli castani, gli occhi chiari ed uno sguardo molto espressivo. Era molto bello fuori tanto quanto dentro, un giovane di sani principi, molto buono, che credeva molto nelle amicizie ed aveva una grande fiducia nel prossimo. La famiglia fin da piccolo gli aveva già deciso il percorso di vita. Una volta laureato si sarebbe dovuto specializzare nel suo lavoro ed avrebbe dovuto sposare una ragazza di buona famiglia. Matteo, però, ancora non pensava assolutamente al matrimonio, si sentiva troppo giovane per prendere un impegno così netto, al contrario voleva solo continuare a divertirsi. Infatti, rientrato a casa dopo tanti anni di assenza, dopo aver salutato i suoi familiari decise immediatamente di uscire, nonostante l'insistenza della madre che invece avrebbe preferito che restasse a casa a prepararsi per il ricevimento. Si recò nel centro di Catanzaro dai suoi amici, che come al solito passeggiavano su e giù per il corso Vittorio Emanuele, come se fosse una specie di rito da praticare tutte le sere, per poi fermarsi a prendere qualcosa da bere al bar "Colacino", che, in quel periodo era il punto di ritrovo per molti giovani della loro età.

Nel percorrere di nuovo le vie della sua città e nel ritrovare i suoi amici dopo tanto tempo, fu sopraffatto da meravigliosi ricordi. Ricordi d'infanzia, di amicizie e di sentimenti importanti, rendendosi immediatamente conto di aver portato in ogni momento nel suo cuore quell'atmosfera e quegli amici di tante avventure. Tutti furono felici di rivederlo, in particolare il suo miglior amico Francesco Bulla, figlio di un ricco e famoso medico di Catanzaro, primario di un'importantissima clinica. Francesco era un ragazzo che amava molto scherzare, ma allo stesso tempo aveva un carattere ambizioso e spregiudicato anche se portava addosso come un fardello, il peso del continuo giudizio di suo padre. Durante il periodo in cui Matteo si era assentato da Catanzaro, avevano continuato ad alimentare la loro amicizia scrivendosi delle lettere nelle quali si raccontavano le loro vicissitudini, soprattutto quelle amorose. Matteo, iniziò a raccontare come aveva trascorso gli ultimi anni prima di iniziare il servizio militare e le meravigliose sensazioni che aveva provato ritornando nella sua città. Poi la loro conversazione diventò più frivola ed iniziarono a parlare di ragazze, l'argomento più interessante della loro età.

LA COMPAGNA DEL SOLDATODove le storie prendono vita. Scoprilo ora