Capitolo 33: Il ritorno del guerriero.

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La radio della città di Catanzaro iniziava a comunicare finalmente le prime buone notizie. I partigiani insieme agli alleati stavano debellando la Germania e pian piano l'Italia sarebbe stato di nuovo un paese libero.

L'imminente fine della guerra però, non era l'unica buona notizia che sarebbe giunta a palazzo Vivaldi. Qualcosa di inimmaginabile e sconcertante che avrebbe lasciato tutti a bocca aperta stava per investire l'intera famiglia.

Nell'aprile del 1944 davanti la porta del palazzo si presentò un uomo. Aveva una lunga barba incolta, abiti mimetici ed era visibilmente frastornato. Bussava con forte insistenza e quando la cameriera andò ad aprire, dopo un primo momento di sbandamento, riconobbe in quell'uomo Matteo. Si mise ad urlare e Grazia attirata da quel trambusto si recò nell'atrio del palazzo e le chiese:

<Ma cosa ti prende, perché urli in questo modo?>

<Un miracolo signora...un miracolo!> rispose la donna di servizio con le lacrime agli occhi.

<Ma di cosa stai parlando? Fammi vedere!>

Grazia si spostò verso l'esterno della porta e quando vide Matteo per

poco con le venne un colpo.

<Figlio mio...sei tu. Matteo tu sei vivo?>

La donna tra le lacrime si buttò immediatamente tra le braccia del figlio, il quale a sua volta la strinse a se con tutta la forza che aveva in corpo. Finalmente era di nuovo tra i suoi affetti, finalmente era di nuovo a casa. Grazia portò Matteo nel salone e poi rivolgendosi ancora alla cameriera, con la voce tremolante dall'emozione, le disse:

<Vai subito a chiamare mio marito ed Antonio, sono nello studio!>

Grazia si sedette accanto al figlio e rimase con lui tenendolo stretto dalle mani come se avesse paura che si trattasse solo di un sogno e che in qualunque momento gli sarebbe svanito davanti. In pochi secondi giunsero correndo Vittorio ed Antonio. Non potevano credere ai loro occhi, Matteo era tornato a casa sano e salvo.

L'uomo raccontò ai suoi familiari di ricordare pochissimo degli ultimi giorni di guerra, l'unica immagine nella sua mente è una tremenda esplosione, che gli provocò il coma e la successiva perdita della memoria per molti mesi. Solo da pochi giorni aveva iniziato ad avere delle visioni confuse del suo passato, che con il trascorrere del tempo si facevano sempre più chiare. I suoi familiari ascoltavano in silenzio tutto il racconto di Matteo, ringraziando il Signore per il miracolo che gli aveva concesso. Il più commosso di tutti era suo padre Vittorio che, da quando Matteo era stato dichiarato scomparso, non si era più dato pace, soprattutto per il rimorso di averlo trattato male nel loro ultimo incontro. Sicuramente tra tutti i presenti, però, Antonio era il più sconvolto, perché aveva sulla coscienza la violenza fatta ad Annamaria e non voleva neanche immaginare la reazione del fratello se un giorno l'avesse saputo. Sembrava freddo e distaccato per il rientro di Matteo il quale, notandone lo strano comportamento gli chiese:

<Antonio, cosa ti succede, non sei felice di vedermi vivo?>

<Ma che sciocchezza stai dicendo?> rispose lui accennando un forzato sorriso <Certo che sono felice!>

<Mi dispiace di avervi fatto stare male inutilmente, ma ero veramente all'oscuro del mio passato. Non ricordavo di avere una famiglia e soprattutto non ricordavo di avere una compagna. Cosa mi dite di lei?

Dov'è Annamaria?>

A quella richiesta, i suoi parenti si guardarono l'uno con l'altro e la madre, sperando che Matteo le credesse senza esitazioni, gli disse:

<Non pensare più a lei figlio mio! Non ti merita.>

<Perché dici queste parole mamma?>

<Quella donna non ti ha aspetto affatto. Subito dopo la tua partenza ha conosciuto un altro uomo ed ha iniziato una relazione con lui. Dopo che tu sei stato dichiarato scomparso ha lasciato il palazzo della nonna per andare a vivere con lui. Attualmente non abbiamo più sue

notizie, sappiamo solo che ha anche avuto due figli.>

<Non posso credere a ciò che mi stai dicendo! Il nostro amore era troppo grande e lei non si sarebbe mai comportata così. Per molto tempo ci siamo scritti delle lunghe lettere nelle quali mi ribadiva il suo amore.>

<Ti scriveva solo un sacco di menzogne, figlio mio.> rispose prontamente Grazia.

<Com'è possibile credere a ciò che mi dite, ho bisogno di avere delle conferme. Andrò dalla nonna Matilde lei saprà dirmi qualcosa di più.>

<Non sprecare il tuo tempo Matteo! > gli disse Antonio <E' stata proprio la nonna a cacciarla di casa quando l'ha trovata con un altro uomo nel vostro letto, ma purtroppo lei non potrà più confermarti niente perché è morta sotto i bombardamenti che hanno sconvolto la nostra città ed in quanto ad Annamaria si è dimostrata la donna che tutti noi abbiamo sempre cercato di farti capire.>

Matteo non poteva credere a quel racconto, era troppo assurdo e soprattutto conoscendo il rancore che tutta la sua famiglia aveva sempre avuto nei confronti della ragazza, decise di andare immediatamente dalla zia Rosa, solo lei poteva sapere la verità. Giunto sul posto purtroppo non la trovò però riuscì a scambiare due parole con la vicina di casa, la quale lo informò che la signora Rosa si era trasferita a casa di alcuni parenti in un altro paese e che anche la nipote non abitava più in quel quartiere, poiché era andata via già da un po'di tempo, portando con se i suoi "due bambini".

Due Bambini? Matteo rimase sconvolto da quella frase. La madre e suo fratello questa volta non avevano mentito. Annamaria aveva avuto due figli da un altro uomo. Improvvisamente gli scoppiò un terribile mal di testa, che non lo fece più ragionare. L'eco dell'esplosione che aveva subito in guerra ancora rimbombava nella sua mente e di tanto in tanto gli provocava questi profondi malesseri. Frastornato fece ritorno a casa con una grande sofferenza nel cuore. Come aveva potuto Annamaria dimenticarsi totalmente del loro amore dopo tutti i sacrifici che lui aveva fatto per stare con lei? Allora quella donna, che lui aveva amato con tutto se stesso, mirava veramente solo ai suoi soldi? Erano tante le domande che Matteo si poneva ma non riusciva a trovare nessuna risposta, ma solo una profonda sensazione di tristezze e di grandissima delusione.

A Marcellinara, intanto, Annamaria, ignara del ritorno di Matteo, faceva praticamente la schiava a casa di Vitaliano, il quale provvedeva a tutto il necessario per il mantenimento dei bambini, ma in cambio aveva preteso che fossero mandati in collegio. Per lei il prezzo da pagare per il sostentamento dei piccoli fu enorme, poiché non solo dovette separarsi da loro ma oltre a ripagare l'uomo, con i lavori domestici, doveva anche sottostare alla sua volontà, alle sue "particolari pretese" ogni qualvolta che lui ne avesse voglia. Dopo aver atteso molti anni, l'uomo, finalmente, era riuscito a soddisfare il desiderio di farla sua, anche se solo con uno sporco ricatto.

Vitaliano in tutti quegli anni trascorsi nel rancore nei confronti di Annamaria, non si era mai sposato e viveva in quella grande tenuta circondato dalla servitù, completamente solo, in quanto anche sua madre era morta alcuni mesi prima. Annamaria, però aveva capito, che oltre alle donnine di facili costumi che saltuariamente si portava a casa quando era completamente ubriaco, aveva anche una relazione duratura con una misteriosa donna, che con frequenza settimanale andava a fargli visita.

LA COMPAGNA DEL SOLDATODove le storie prendono vita. Scoprilo ora