Capitolo 29: Un fratello per Luca.

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Trascorsa una settimana dal suicidio di Luisa, Annamaria ricevette una lettera della sua amica, scritta negli ultimi momenti di lucidità, nella quale le chiedeva scusa per averla trattata male. Le scrisse che Francesco l'aveva delusa ancora una volta e le chiese di prendersi cura del suo bambino Ernesto, che aveva mandato in un istituto nelle vicinanze di Cosenza, in quanto lei non avrebbe più potuto farlo. Non aveva il coraggio di chiedere nuovamente aiuto alla sua famiglia e così aveva deciso di farla finita con quella "miserabile vita". Annamaria continuava tra le lacrime, la lettura di quelle parole mentre una morsa al cuore si stringeva sempre più. Tutte le persone che lei amava la stavano lasciando. Sopraffatta dal dolore per la terribile sorte toccata alla sua amica decise di onorare la sua memoria esaudendo il suo desiderio espresso nella lettera prima della sua morte e senza alcun ripensamento accettò volentieri il compito affidatale.

Alcuni giorni dopo, insieme ad un avvocato di fiducia di nonna Matilde si recò nell'istituto dove il bambino era stato rinchiuso e grazie alle parole scritte sulla lettera, che legalmente rispecchiavano la forma giuridica di un testamento, il piccolo Ernesto le fu affidato provvisoriamente, almeno fino alla fine della guerra o finché qualcuno dei familiare di Luisa non fosse andato a cercarlo.

Il piccolo fu accolto con tanto amore nella nuova famiglia. In poco tempo divenne il fratello maggiore del piccolo Luca ed anche Annamaria con il trascorrere dei giorni lo considerava sempre di più un altro figlio.

Passarono moltissimi mesi da quando Matteo era stato dichiarato scomparso e dal fronte bellico alle radio locali, giungevano le notizie più contrastanti. Si diceva che Mussolini era stato rovesciato e che l'Italia aveva un nuovo governo presieduto da Pietro Badoglio, il quale si stava per alleare con le truppe anglo-americane per sconfiggere i tedeschi. La gente per le strade commentava queste notizie con molto interesse, finalmente all'orizzonte si intravedevano piccoli spiragli di luce. Forse la terribile guerra stava per giungere la termine.

Una calda domenica di Luglio del 1943 Annamaria decise, insieme

alla nonna, di andare alla villa comunale, la bellissima e spettacolare "Villa Margherita" per far divertire i bambini lasciandoli liberi di giocare davanti il laghetto dei cigni. La giornata era meravigliosa, con un cielo azzurro, pieno di rondini ed un'aria arricchita da un delicato ma intenso profumo di fiori. I bambini giocavano felici mentre Annamaria, seduta su una panchina, osservava il cielo e pensava a come, nello stesso momento, sotto i cieli di altre città, c'era gente che moriva o che scappava per colpa della guerra. Venne così improvvisamente colta da un senso di malinconia pensando e ripensando al suo Matteo mandato a combattere e successivamente a morire in una guerra che nessuno aveva chiesto.

All'improvviso, però, la sua attenzione fu attirata da qualcuno. Poco distante, infatti, notò la presenza di Francesco e Giada che passeggiavano mano nella mano accanto al loro bambino. Li vide felici, ridere e scherzare come se Luisa non fosse mai esistita nelle loro vite. I suoi occhi si intristirono fino a diventare lucidi dalla commozione e in un istante dentro di lei si ribellò qualcosa che la scosse e le provocò una grande rabbia. La sua improvvisa ira fu tale che, dimenticandosi completamente delle buone maniere, si diresse come una furia scatenata verso Francesco, il quale vedendola sopraggiungere, chiese alla moglie di allontanarsi, si sarebbe occupato da solo di Annamaria.

<Ti vedo molto felice Francesco. Ma come riesci a convivere con la tua coscienza considerando quello che hai fatto a Luisa?> le disse

Annamaria sperando di suscitare in lui almeno un piccolo rimorso.

<Io non ho fatto niente alla tua amica. Abbiamo avuto di nuovo una

storiella e poi ci siamo lasciati. Non puoi farmene una colpa se non siamo fatti per stare insieme!>

<E tua moglie lo sa?>

<Lei sa tutto e mi ha perdonato ancora una volta. Questo è il vero amore. Ma perché lo dico a te, cosa ne sai tu dell'amore!>

<Io forse dell'amore non capisco niente ma di una cosa sono certa, Luisa non la considerava affatto una storiella, lei era convinta che tu avessi lasciato tua moglie per vivere con lei e se quello che mi hanno detto è vero Luisa era di nuovo incinta!>

A quelle parole Francesco gelò. Il suo volto divenne più serio e con voce dura, rispose:

<Io non so le stupidaggini che ti ha raccontato, ma non è vero niente. Lo sai che lei esagerava sempre nei suoi discorsi e se ha detto una cosa del genere è solo per vendicarsi di me.>

<Purtroppo ti sbagli. Non è stata Luisa a raccontarmelo, non ne ha avuto il tempo perché è morta, si è uccisa per colpa delle sofferenze che le hai provocato. Un'altra persona mi ha detto che era incinta, qualcun altro a cui lei lo aveva confidato e che sapeva di voi due...>

<Dimmi chi è stato. Dimmelo subito Annamaria!>

<Ma perché ti arrabbi tanto se asserisci che non è vero? O forse devo pensare che fosse tutto vero, dopotutto Luisa mi aveva detto della sterilità di tua moglie, come avete fatto ad avere quel bambino? Dimmi la verità Francesco, quello è il figlio che hai avuto da Luisa?>

Francesco in quel momento si sentì minacciato. Il suo segreto non era più tale. Quella donna sapeva benissimo cosa fosse successo con Luisa e per risolvere l'inconveniente cercò di spaventarla, dicendole:

<Non sono affari tuoi e cerca di sparire dalla mia vita se non vuoi fare la fine della tua amica.>

<Non capisco come fai a vivere con la coscienza sporca del suo sangue! Ma ricordati Francesco che prima o poi le cattive azioni si pagano sempre.>

Ad un certo punto sopraggiunse la nonna con i bambini, Luca chiamò Ernesto per nome e Francesco nell'udirlo guardò negli occhi Annamaria, la quale con la testa accennò un forzato si. Il ragazzo allora capì che si trattava di suo figlio, del suo primogenito. Si abbassò, mise una mano sulla testa del piccolo, lo guardò dritto negli occhi, notandone la straordinaria somiglianza con la madre e dopo, terrorizzato come se avesse visto un fantasma, scappò via. Giada lo vide ritornare sconvolto e gli chiese cosa fosse successo, ma lui rispose che non si sentiva bene e che voleva immediatamente rientrare a casa. Per giorni e giorni Francesco, pensò alle parole di Annamaria, alla morte di Luisa, al viso del suo primo figli e allora il rimorso per il suo comportamento iniziò a consumarlo lentamente.

LA COMPAGNA DEL SOLDATODove le storie prendono vita. Scoprilo ora