Capitolo 16: La resa dei conti.

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Il giorno seguente Matteo, come promesso, mandò l'autista a casa del Dott. Bulla con una missiva nella quale invitava tutta la sua famiglia a casa Vivaldi per la sera stessa ed avvertì di quell'incontro anche i suoi genitori, il fratello Antonio e sua moglie Elena.

Giunsero le sei e nella sala principale del palazzo Vivaldi, si erano già riunite le famiglie convinte che, forse, Matteo volesse ugualmente sposare Lucia anche con la guerra in corso. Dopo pochi minuti di attesa giunsero Matteo ed Annamaria mano nella mano facendo restare tutti i presenti a bocca aperta. Lucia ed Elena si guardarono e si resero immediatamente conto che il ragazzo aveva sicuramente scoperto la verità su Vitaliano, mentre tutti gli altri presenti in sala rimasero scioccati da quel comportamento. Il Dott. Bulla, con uno scatto d'ira, si alzò in piedi ed urlando, disse:

<Matteo cosa significa questo gesto? Come ti permetti di mancare di rispetto a mia figlia in questo modo?>

<Dott. Bulla e tutti voi presenti, questa è la donna che amo e che voglio sposare! Io non amo Lucia e stasera voglio mettere fine al mio fidanzamento con lei!>

<Matteo, ma sei diventato pazzo tu e la cameriera? Che scandalo!> disse la madre, mentre si reggeva dal divano per non rischiare di cadere a terra a causa dello shock.

<Matteo non dire stupidaggini!> ribadì il padre. <Tu conosci bene la profonda amicizia che lega la nostra famiglia a quella dei Bulla, non puoi buttare tutto al vento per colpa di un capriccio.>

<Non è un capriccio papà, amo veramente questa donna da molti mesi ormai e voglio vivere la mia vita con lei.>

<Cerca di ragionare figlio mio!> disse la signora Grazia <Tutta la gente parlerà di noi. Il tuo matrimonio con Lucia doveva essere l'avvenimento più importante della città, non puoi farmi questo. Dott. Bulla lo faccia ragionare lei!>

<Matteo, tu hai preso un impegno con mia figlia, non puoi tirarti indietro così, la sua reputazione sarebbe rovinata. Pensa bene a quello che fai! Se non manterrai il tuo impegno, me la pagherai cara!>

Matteo ascoltava le parole di tutti, ma nella sua testa e soprattutto nel suo cuore, era irremovibile. Finalmente aveva avuto la forza e il coraggio di gridare l'amore che provava per Annamaria e niente e nessuno lo avrebbe fatto desistere dalla sua scelta. La madre, che piuttosto di avere una cameriera nella sua famiglia, avrebbe preferito morire, tentò ancora una volta di farlo ragionare mettendo in discussione la veridicità dei sentimenti della ragazza.

<Matteo, come puoi essere così sciocco? Questa donna non ti ama ma punta solo ai tuoi soldi. E' solo una cameriera che ha visto in te un modo veloce per migliorare la sua vita. Io e tuo padre non potremmo mai accettare la vostra unione, pensa bene a quello che fai o sarò costretta a toglierti dall'eredità di famiglia.>

<Non m'importa niente dei soldi di famigli e neanche ad Annamaria. Noi ci amiamo e questo è tutto.>

<Come puoi dire così? > gli disse Lucia tra le lacrime <Ho aspettato per anni il tuo ritorno, nonostante avessi molti corteggiatori pronti a prendersi un impegno con me e tu adesso mi lasci per lei? Come puoi comportarti in modo così meschino?>

<Parli proprio tu di comportamento meschino?> gli rispose in modo aggressivo Matteo <Ti disprezzo per quello che hai fatto. Sapevi benissimo che Vitaliano non era il fidanzato di Annamaria ed hai organizzato quella recita solo per farmela odiare. Ti eri accorta che io l'amavo con tutto me stesso e che un tradimento da parte sua non l'avrei potuto accettare. C'eri quasi riuscita a farmela odiare, ma poi fortunatamente ho saputo la verità. Ti odio per quello che hai fatto Lucia.>

<Aspetta Matteo lasciami spiegare. L'ho fatto solo perché ti amo e non voglio perderti. Tu non puoi amare lei, non fa parte del nostro mondo!>

<Quale sarebbe il nostro mondo? Un mondo falso e immorale, vero fratellino! E tu Elena...> rivolgendosi alla cognata <come puoi ancora dividere il letto con quest' uomo dopo tutte le umiliazioni che ti ha fatto passare? Anche tu sei una donna immorale. Mio fratello ha desiderato Annamaria dal primo momento che l'ha vista e tu sei sempre rimasta a guardare. Basta! Non voglio più far parte di tutto questo.>

<Se questo mondo e quello che noi rappresentiamo non ti piace più, sei libero di andare.> disse sua madre con aria di superiorità ed esasperata dalle parole di suo figlio <Andate fuori tutti e due. Io non vi voglio sotto il mio tetto, ma ricordati figlio mio, per te la nostra casa è sempre aperta e quando vorrai ritornare potrai farlo. Lei non sarà mai la benvenuta.>

Il giovane, messo davanti a quella scelta, con estrema convinzione, decise di assecondare la richiesta di Grazia ed andò via insieme ad Annamaria. Lasciarono il palazzo Vivaldi e si recarono dalla zia Rosa per raccontare l'accaduto alla signora Giulia e chiedere ospitalità per la notte, la circostanza non era certo la più adeguata ma finalmente Annamaria fece conoscere Matteo a sua madre.

La mattina dopo come ogni giorno, Matteo, si recò in clinica per la sua consueta giornata lavorativa, ma giunto sul posto trovò, purtroppo, un'amara sorpresa. Ad attenderlo sulla sua scrivania c'era una lettera di licenziamento. Matteo avrebbe potuto ribellarsi, avrebbe potuto avviare una denuncia nei confronti della direzione sanitaria per far valere il suo diritto a mantenere il posto di lavoro, ma si rese conto che forse allontanarsi dalla clinica era la soluzione migliore. Come avrebbe potuto continuare a collaborare con Ernesto Bulla dopo aver lasciato Lucia in quel modo? Anche se a malincuore accettò quella situazione e, alquanto demoralizzato, liberò il suo studio immediatamente. Il lavoro che aveva sognato per tutta la sua vita e che aveva meritatamente conquistato gli era stato portato via da sotto il naso. Caricò le sue cose sull'auto e successivamente si recò dalla nonna materna che abitava nel quartiere Bellavista, per cercare conforto come faceva da bambino.

Sua nonna si chiamava Matilde ed era vedova da ormai tanti anni. Viveva sola, circondata dalla servitù che si occupava delle sue necessità, in un grande palazzo, posto sopra le antiche mura che delimitavano la città di Catanzaro, dal quale si era possibile ammirare il meraviglioso panorama della vallata fino al mare compreso il suggestivo golfo di Squillace. Matteo le raccontò tutto ciò che gli stava accadendo, della rottura del suo fidanzamento, dell'amore per Annamaria, della perdita del lavoro e la nonna, che amava tantissimo suo nipote, si rese subito disponibile ad ospitarli, dopotutto aveva sempre creduto che Lucia non fosse la ragazza giusta per lui. Annamaria e Matteo iniziarono, così, a vivere a casa della nonna Matilde che accolse fin da subito la ragazza proprio come una figlia.

Trascorrevano le giornate facendosi compagnia a vicenda e Matilde, che le aveva permesso di chiamarla nonna, dedicava molto tempo ad insegnarle le buone maniere per farla diventare più raffinata ed elegante. Matteo, invece, andava ogni giorno alla ricerca di un lavoro in tutti gli studi medici privati di Catanzaro, ma trovava solo risposte negative. Purtroppo, il Dott. Bulla era primario della clinica da ormai tanti anni e conosceva tutti i Dottori della zona, i quali non avrebbero mai assunto Matteo per non fare un torto ad una persona così influente in città.

LA COMPAGNA DEL SOLDATODove le storie prendono vita. Scoprilo ora