Capitolo 22

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Nevaeh

Il tempo sembra essersi fermato da quando le sue labbra mi hanno marchiato per un'ultima volta. I suoi occhi color giada sono fissi sul soffitto bianco, mentre i raggi lunari che filtrano dalla finestra contornano il suo volto stanco.

Le sue molteplici collane luccicano, soprattutto il piccolo pugnale che mezz'ora fa si agitava velocemente sul mio petto, graffiando delicatamente la mia pelle.

Le sue braccia sono incrociate dietro alla nuca, donandogli un'aria intimidatoria, forse per via dei suoi bicipiti muscolosi che sono contratti e dell'inchiostro nero che li rende più definiti e scolpiti.

La coperta bianca ricade morbida sui fianchi, lasciando intravedere la V. Il mostro che ha tatuato sullo stomaco, sembra essersi calmato. Non fa paura come prima.

Il suo petto si alza e si abbassa lentamente, andando al ritmo dei suoi pensieri, così come le lunghe ciglia, che sbattono lentamente, donandogli un'aria quasi del tutto rilassata.

Le labbra rosse e gonfie che poco prima vagavano  sul tutto il mio corpo, ora sono dischiuse. Porta una mano in avanti e afferra con l'indice e il pollice il labbro inferiore, tirandolo leggermente.

Il suo viso sembra rilassato, anche se segnato da lividi che ormai stanno diventando violacei, per colpa del suo carattere da coglione e dei suoi istinti irrazionali.

"Nate." Lo richiamo dai suoi pensieri.

"Dimmi." La sua voce è più roca del solito, anche se riesco a sentire un pizzico di stanchezza.

"Ti sei pentito?" Corruga la sopracciglia e sposta l'attenzione su di me. Si gira su un fianco, sostenendosi con il gomito.

"Non dovrei fartela io questa domanda?" L'ironia attraversa la sua domanda, costringendomi ad alzare gli occhi al cielo.

In risposta con la mano libera dagli anelli si insinua sotto le coperte e mi afferra un fianco, facendo sì che sono più vicino a lui. Il mio petto si scontra con il suo e un brivido attraversa la mia schiena quando il mio seno si scontra con il piercing sul suo capezzolo.

"Non mi sono pentito di averti scopato, tesoro."  Arriccio il naso alla sua brutalità e freddezza, che sta piano piano tornando in superficie.

"Il tuo tempismo è sempre perfetto, coglione." Cerco di allontanami da lui, ma la sua presa ferrea me lo impedisce, facendo sì che il suo corpo, con uno slancio, si posiziona su di me.

"Sai cosa mi ha trattenuto dallo scoparti così violentemente a tal punto che non saresti riuscita nemmeno ad alzarti?" I suoi occhi sono incollati nei miei. La sua mano sinistra afferra il mio seno scoperto, stringendolo leggermente, mentre la destra si allaccia intorno al collo, applicando una leggera pressione.

Il mio petto si muove velocemente, ma l'ossigeno sembra bloccarsi in gola, facendomi boccheggiare. In risposta scuoto la testa, tenendo il contatto visivo.

"Il tuo cazzo di profumo alla lavanda." Le ultime parole prima che passa il naso lungo il mio collo, inspirando lentamente.

"È peggio dell'anestesia, ti paralizza il cervello, mandando a fanculo i neuroni." La nocca dell'indice percorre la mia clavicola, per fermarsi poi alla spalla.

"Intendi i pochi neuroni che ti sono rimasti." Aggiungo, cercando di allenare la tensione che aveva creato.

"Sai preferivo la tua bocca quando mi pregavi." Un ghigno perverso si fa strada sul suo volto, illimitato per metà. Alzo leggermente la testa, in modo che il mio sguardo si sposta altrove. Nate poggia il peso sui gomiti, così che il suo mento si posiziona tra i miei seni. Fortunatamente avevo infilato gli slip e lui i boxer, altrimenti la situazione non sarebbe stata così calma.

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