Capitolo 33

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Nathaniel

Apro il contenitore con il materiale infiammabile e inizio a buttare il liquido trasparente ovunque in cucina. Jake fa lo stesso nella sala da pranzo.

"Dove cazzo è Steve? Deve farlo lui questo cazzo di lavoro." Ringhio a denti stretti. Una volta che la tanica è vuota la lancio, fregandomene di dove atterra.

"Non lo so fratello. So solo che l'odore di questa robaccia non partirà facilmente." Jake fa una faccia disgustata e lancia la tanica anche lui. Si struffa le mani sporche sui jeans e si guarda intorno.

"Dove sta Harry?" Faccio cenno con la testa a Jake, che Harry si trova al piano superiore con la vittima. Un fottuto coglione che voleva fare il doppio gioco con Thomas.

"Harry è incazzato. Non lo farà mai parlare e il piano salterà." Tre spari uno dietro l'altro ci fanno sobbalzare. Jake mi guarda e io serro la mascella.

Ci affrettiamo ad andare al piano di sopra e raggiungiamo la camera. Il ragazzo è legato alla sedia. Un bavaglio in bocca non gli permette di parlare e le corde non gli permettono di muoversi.

Harry è davanti a lui, la pistola puntata in un punto indefinito della stanza. Con gli occhi seguo la traiettoria dell'arma e vedo tre fori sul muro bianco.

"Si può sapere che cazzo stai facendo?" Mi acciglio e afferro la pistola. Sta solo temporeggiando.

"Non mi rompere il cazzo." Afferra nuovamente la pistola e spara un colpo sul tavolo in legno dietro al ragazzo. I suoi occhi sono spalancati e il respiro cerca di contenersi nel pezzo di stoffa.

"Ha parlato?" Cambio argomento e faccio cenno con la testa. Lui serra la mascella e scuote la testa. Guardo l'orario sull'orologio da polso e passo una mano in viso.

"Una cosa dovevi fare, coglione. Vai ad aiutare Jake, ci penso io a lui." Lo vedo trattenersi dal saltarmi addosso. Si gira e mette la pistola nei pantaloni. Esce dalla stanza e sbatte la porta dietro di lui.

Faccio un respiro profondo e mi giro verso il ragazzo. Prendo la pistola da dietro la schiena e tolgo la sicura. Appena gli levo il bavaglio inizia ad urlare.

Alzo gli occhi al cielo e con la pistola miro al piede e sparo. Un urlo di dolore riecheggia nella stanza.

"Ascolta deficiente io non ho tempo da perdere con te. Quindi ti conviene parlare." Mugola qualcosa di incomprensibile, per poi scuotere la testa. La luce accesa sulla scrivania è l'unica ad illuminare la stanza. Faccio due passi indietro e accendo l'interruttore principale. Lui sbatte le palpebre per abituarsi.

"Parla." Prendo la mira anche sull'altro piede. Il rumore dello sparo rimbomba nella stanza. Lui sembra non ancora non aver afferrato il concetto.

Alzo la gamba e con una mossa veramente lo faccio cadere all'indietro, ancora bloccato dalla sedia e dalle corde. Mi avvicino a lui e premo la suola sul suo petto, in corrispondenza dei polmoni. Alzo lo sguardo e sento che boccheggia. Dieci secondi prima di cedere.

"Va bene, va bene. Thomas voleva fregarmi e io l'ho fregato per primo." Faccio cenno con la pistola di continuare a parlare.

"Ho fatto la spia al trasportatore." Il mio anfibio si sposta sul suo collo. Lo sento agonizzare, quando spingo la suola sulla trachea.

"Mi ha dato il doppio." Dice tra i respiri. Le sue pupille sono dilatate e le sue labbra stanno diventando viola.

"Allora vai a spartire la parte all'inferno." Tolgo la scarpa e lui esala l'ultimo respiro. Prendo la mira sulla fronte, in mezzo agli occhi, e premo il grilletto. Il proiettile attraversa velocemente il suo cranio. Guardo il suo corpo fermarsi. I suoi occhi sono aperti e la sua bocca è spalancata, mentre il sangue iniziare a diffondersi sul pavimento.

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