Capitolo 61

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Nathaniel

Le gocce dell'acqua che cadono sul pavimento sporco seguono lo stesso ritmo dei miei battiti cardiaci. Giro la testa verso il rubinetto appena utilizzato per far scivolare via il liquido scarlatto dalle mani dell'uomo accanto a me.

«Tocca a te, Nathaniel.» I miei occhi si spostano sul braccio scoperto e il laccio emostatico stretto sopra al gomito. La siringa vuota mi sta fissando, ma una mano la scaraventa a terra per essere
sostituita da una pistola.

«Cos..cosa?» Guardo l'uomo appoggiato al tavolo, lo stesso uomo, che ha iniettato nel mio corpo non so quale sostanza.

«È così che vendicherai la morte dei tuoi genitori, Nathaniel.» Mi da una pacca sulla spalla e mi fa cenno con la testa di alzarmi, ma l'arma nera ha la mia totale attenzione.

«Prendila.» La mia mano esitante si sposta e le dita afferrano l'oggetto freddo. L'avvicino per osservarla meglio e ingoio il groppo in gola, che mi stava opprimendo la respirazione.

«Diventerà l'unica cosa di cui potrai fidarti.» Allunga la mano verso un'altra siringa, questa volta piena e la direziona verso il mio braccio. Striscio la sedia sul pavimento, ma una forza sulla mia spalla mi fa tornare alla posizione precedente.

I miei occhi si muovono ad ogni mossa che fa Thomas. Prende il mio braccio e infila l'ago nella pelle e subito il liquido entra nelle mie vene ed entra in circolo in tutto il mio. Questa volta gli effetti iniziano a farsi sentire, così chiudo gli occhi.

Il ritmo cardiaco sta aumentando, la testa tutt'uno tratto si alleggerisce da tutti pensieri e dalle voci che continuano a ripetersi nella mia testa come un martello pneumatico.

Quando li riapro tutto sembra diverso. Gli strati di pesantezza mi hanno abbandonato, lasciando spazio ad una sensazione di benessere.

«Dopo un mese riesci a sentire la differenza con il senso di oppressione, non è vero, Nathaniel?» Alzo lo sguardo verso di lui e sbatto le palpebre quando la sua figura non è più nitida.

Sul suo viso appare un ghigno e fa un cenno all'uomo dietro di me e lui lascia la presa. Mi alzo e corruccio le sopracciglia quando la stanza sembra essere più piccola.

Con la pistola in mano e lo sguardo su di essa, le converse bianche si muovo lentamente verso il centro delle quattro mura. In fondo alla stanza c'è un cartonato rappresentante una sagoma e diversi fori sono presenti in corrispondenza della testa.

Più avanti c'è il corpo senza vita di un tizio che è stato torturato ed ucciso davanti ai miei occhi. Le sue urla strazianti hanno sovrastato il ronzio nella mia testa. Le sue preghiere di risparmiargli la vita bruciavano nel mio corpo, come se l'artefice fossi stato io.

La suola delle mie scarpe raggiunge la sedia occupata da un'altro uomo. Questa volta ha il nastro sulla bocca, il suo sguardo è spaventato e i suoi occhi chiedono pietà.

«Questo tipo di sguardo ti trarrà in inganno, perché entrerà nella tua testa e piazzerà il covo di sensi di colpa.» Spiega Thomas piazzandosi dietro alla vittima. Passo lo sguardo da lui all'uomo sottostante e alzo pistola, mirando alla sua fronte.

«Se lo uccidi ora le mie parole saranno vane, Nathaniel.» Afferra e io mi acciglio.
«I minuti che precedono la morte sembrano non passare mai, sopratutto se ti puntano una pistola addosso.» Fa una pausa e si sposta vicino a me.

«I loro strepiti e le loro preghiere saranno il motivo che ti farà premere il grilletto.» Abbasso l'arma e lo sguardo. Si gira verso di me e mi mette una mano sulla spalla.

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