NevaehIl silenzio ci ha accompagnato per tutto il viaggio, insieme al rumore della gomma che stava masticando e delle volte la gonfiava, facendola diventare un piccolo palloncino. Era fastidioso, ma allo stesso tempo attraente, il modo in cui la sua mascella di contraeva ad ogni singolo movimento.
Qualche volta vedevo che mi sguardava di sotto e fuggi con la coda dell'occhio e addirittura ho visto un ghigno formarsi sul suo viso. Era stranamente calmo e la cosa non mi piaceva affatto. Chissà cosa sta pianificando in quella testa vuota e macabra.
Appena posteggia davanti, lo ringrazio per il passaggio e scendo. Avrei voluto tanto sbattere la portiera della Jaguar invece di un grazie, ma ero troppo stanca per affrontarlo, soprattutto era sobrio, quindi un motivo in meno per far arrabbiare il cane che dorme.
Non aspetto neanche che va via, infilo la chiave nella serratura e nello stesso momento sento uno sportello sbattere e il suono della macchina che si chiude. Mi giro e vedo Nate che attraversa il vialetto con passo felpato per poi sorpassarmi ed entrare prima di me. Inarco le sopracciglia e cerco di capire cosa ha appena fatto. Maleducato mancava alla lista.
"Cosa credi di fare?" Accendo la luce e lo guardo con le braccia incrociate. Si gira alzando le spalle e inizia a camminare in cucina. Lo seguo a ruota. Come diavolo fa a sapere dov'è la cucina? Evito di domandarglielo perché sicuramente ce l'ha portato Maddie. Si siede sullo sgabello dell'isola e tira fuori il telefono, iniziando a scrivere.
"Ma con comodo fai come se fosse casa tua." Ignora la mia affermazione e afferro il suo cellulare mettendolo nella tasca posteriore dei miei jeans.
"Si può sapere che cazzo ti passa per la testa?" Si alza strisciando lo sgabello sul pavimento emettendo un rumore stridulo e mandando un brivido lungo la mia schiena.
"Posso farti la stessa domanda. Sei entrato senza permesso e ti sei accomodato come se fosse casa tua e per di più mi ignori." Incrocio le braccia al petto e lo guardo. Sospira e serra la mascella, evitando il mio guardo.
"Sei vuoi farti i comodi tuoi vai a casa tua." Faccio un passo verso di lui. Lui guarda i miei movimenti per poi posizionare i suoi occhi verdi sui miei per poi farli viaggiare sul mio seno, messo in evidenza dalle braccia incrociate. Scuoto la testa e sposto le braccia sui fianchi.
"Sai tua sorella é molto più ospitale di te, mi offre sempre una birra dopo che scopiamo e guarda che coincidenza nel tuo frigo -lo indica- c'è la mia birra preferita." Un ghigno malefico appare sul suo volto.
"Numero uno, noi non abbiamo fatto niente." Faccio un passo in avanti. I suoi occhi viaggiano per il mio corpo.
"Numero due, non sono mia sorella." Alzo un sopracciglio e faccio ancora un passo avanti. Siamo troppo vicini, devo smetterla di procedere avanti.
"E numero tre?" Alza un sopracciglio con aria di sfida, facendo un passo avanti lui questa volta.
Faccio un passo indietro, ma con una mossa repentina mi cinge la vita con il suo braccio muscoloso e mi spinge contro di lui. Il mio seno di scontra con il suo petto muscoloso. Mi metto in punta di piedi per stare alla sua stessa altezza e poterlo guardare negli occhi.
I nostri respiri si uniscono facendo sì che il cocco e la menta si uniscono. I suoi occhi si spostano dai miei occhi alla mia bocca. I miei viaggiano per il viso, prestando particolare attenzione all'anellino argentato sulla narice destra e la pallina argentata sulla narice sinistra.
"Sto ancora aspettando il numero tre." Il suo viso é così vicino al mio che riesco quasi a sentire le sue labbra sulle mie. Chiudo gli occhi cercando di concentrarmi su quello che ha appena detto.
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DECEITFUL
Mistero / ThrillerDECEITFUL [de·ceit·ful] Avere una tendenza o disposizione di ingannare o dare un'impressione sbagliata. «Ascoltami bene, non ti azzardare a parlarmi in questo modo oppure-» Mi afferra le guance costringendomi a guardarlo. «Oppure cosa farai?» Lo...