Capitolo 25

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Nevaeh

Il silenzio ha regnato durante tutto il viaggio. Più volte cercavo di mettere un po' di musica, ma ogni volta la spegnava con il tasto sul volante. L'unico rumore che si sentiva erano le bolle che faceva con la gomma e che scoppiava con la lingua.

Mi guardo intorno quando parcheggia la macchina in un prato ormai marrone per il via del clima autunnale. Degli alberi senza foglie contornano il perimetro e tra i rami spogli filtra la luce del sole, che si sta piano piano affievolendo.

Il rumore della bolla che scoppia mi fa sobbalzare. Porto l'attenzione su Nate che si sta sporgendo nella mia direzione e porta la mano tatuata sul cassetto del cruscotto, lo stesso posto dove di solito tiene la pistola.

Con uno scatto veloce slaccio la cintura e apro lo sportello, iniziando muovere le gambe velocemente e il più lontano possibile da lui.

Sento lo sportello della macchina sbattere, segno che è sceso anche lui. Io non mi volto perché sicuramente mi sta puntando la pistola contro e girarmi mi rallenterebbe.

"Nevaeh dove cazzo stai andando?" Sento il suo tono di voce arrabbiato ma allo stesso tempo sorpreso. Scuoto la testa e continuo a correre, arrivando alla fine della distesa e l'inizio degli alberi.

Mi fermo un attimo pensando alla strada giusta da prendere, ma una presa intorno al mio braccio, mi fa lanciare un urlo.

"Si può sapere che cazzo hai in quella testa?" Mi strattona, costringendomi a guardarlo, ma cerco di resistere.

"Girati." La sua presa è forte e la mia forza esercitata sui piedi puntati a terra, sembra allentarsi sempre di più. Mi fa girare, costringendolo a guardarlo.

I suoi occhi color giada sono fissi su di me e delle ombre scuse contrastano le venature oro presenti nelle iridi. Il suo respiro è irregolare, anche se sta cercando di controllarlo e la sua presa intorno al mio braccio è così stretta che l'arto mi formicola.

"Lasciami." Con la mano libera spingo sul suo petto, ma le sue grandi dita tatuate si allacciano intorno al mio polso.

"Ora mi spieghi che cazzo di problemi ti affliggono." Il suo tono sembra confuso, ma allo stesso tempo sorpreso. I miei occhi vagano alla ricerca dell'arma nera, ma di essa nessuna traccia.

Strattono la sua presa, porto la mano libera dietro la schiena e inizio a tastare alla ricerca della pistola. Ci rimango male quando non trovo quello che stavo cercando.

Aggrotto le sopracciglia e vedo la sua mascella tesa, mentre sembra che sta per esplodere, però cerca di mantenere la calma.

"Mi hai portato qui per uccidermi vero? Gli psicopatici lo fanno." Inarca le sopracciglia e tira la testa indietro, pizzicando lo spazio tra le sopracciglia.

"Io pensavo fossi stupida, ma no fino a questi livelli." Passa una mano tra i capelli e mi guarda.

"Ha parlato il re delle teste di cazzo." Dico a denti stretti e guardandolo con aria di sfida.

"Dove lo trovi il coraggio di parlarmi così, dopo che se non sbaglio stavi scappando per paura che io potessi ucciderti." Schiocca la lingua sul palato e alza un sopracciglio.

"Ti ho portato qui così nessuno ti sente urlare." Lascia la presa sul mio braccio e porta la sua mano dietro alla mia schiena, spingendomi verso di lui, così che i nostri nasi si sfiorano.

"Mentre ti scopo come si deve, tesoro." Mi morde il labbro inferiore e lo tira verso di lui succhiandolo. I polmoni sembrano essersi ingranditi. Boccheggio alla ricerca di ossigeno.

"Quindi... posso scoparti oppure devo continuare ad inseguirti come il gatto con il topo?" Ingoio il groppo in gola e il mio sguardo si sposta sul suo pomo d'Adamo che si muove ogni volta che mastica la gomma.

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