Capitolo 78

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Nevaeh Rose

Passo una mano sul viso e poso il telefono sul bancone dopo aver scritto ad Harry, dove stavo visto che mi stava riempiendo di messaggi. Poso i gomiti sulla superficie in legno e mi massaggio le tempie. Per quanto io mi sforzi di capire la situazione, trovo solo molto fatica a farlo.

Con Nate qualsiasi cosa è imprevedibile, è come camminare su un terreno minato pronto ad esplodere anche solo per aver cercato di avanzare.
Dopo la sua dichiarazione le domande hanno iniziato ad occupare la mia mente. Molte volte si pente di ciò che dice e che fa, facendo passi indietro.

Si è pentito anche questa volta?

Scaccio via i pensieri e le domande che mi assalgo e mi alzo dallo sgabello. Afferro la borsa e recupero il telefono, dirigendomi verso la porta. Scrivo velocemente a Jo che parto ora da casa, visto che le ho promesso che sarei andata da lei ad aiutarla.

Apro la porta principale ed esco, chiudendola poi a chiave una volta fuori. Metto le chiavi nella borsa e attraverso la veranda, scendendo i tre scalini.

Le mie gambe si bloccano quando sollevo la testa e i miei occhi si posano sulla figura davanti a me. Il tizio vestito completamente di nero e con il casco in testa è fermo all'inizio del sentiero di pietre. Sbatto più volte le palpebre e faccio dei respiri profondi, cercando di mantenere la calma.

Fa un passo avanti ed io automaticamente ne faccio uno indietro, maledicendomi mentalmente. Lui ne approfitta di questa cosa e avanza di nuovo, lentamente. Ingoio il groppo in gola e resto al mio posto.

Il tizio porta una mano sul cinturino e con un click lo slaccia. Sta per rilevare la sua identità? Per quale motivo lo sta facendo? La mia lucidità inizia a vacillare quando entrambe le mani si posano sul casco e lentamente lo alza, scoprendo il mento.

Abbasso lo sguardo sulla mia mano e la stringo con l'altra quando le dita si muovono senza sosta. Una scarica di brividi percorre la mia schiena, quando il casco si alza del tutto.

«Tu...» La parola scivola involontariamente dalla mia bocca e alzo il dito tremolante puntandoglielo contro. Un ghigno divertito appare sul suo viso e inclina la testa guardandomi. Le gambe iniziano a tremare e i conati di vomito salgono fino alla gola, facendomi portare una mano sullo stomaco.

«Io.» Sostiene facendo un altro passo avanti. Il mio corpo è immobilizzato, incapace di muoversi. Non batto ciglio, eccetto per quanto mette una mano dietro la schiena, estraendo la pistola. I miei occhi saettato dall'arma nera che punta nella mia direzione, alla sua figura.

«Non hai idea di quanto io abbia aspettato questo momento, Nevaeh Rose.» La sua frase esce quasi come una condanna. Sento gli occhi pizzicare, ma scuoto la testa reprimendo le lacrime, che non verserò mai. La mia mano sale sul petto, che massaggio insistentemente, visto che il formicolio si dilania su tutto il corpo.

«Cosa vuoi?» I miei occhi si spostano sui suoi, evitando il contatto con l'arma nera. Una risata malefica lascia la sua bocca, scuotendo la testa.

«Da te?» Toglie la sicura, facendomi trasalire, facendogli solo prendere giovamento della cosa. «La cosa mi sembra piuttosto ovvia.» Sta diminuendo la distanza troppo velocemente.

Trattengo il respiro e conficco le unghie nei palme della mano, cercando di restare il più impassibile possibile, ma con scarsi risultati. Lentamente la ragione mi sta abbandonando e devo lottare finché riesco.

«Le medicine ti hanno bruciato il cervello.» Mi mordo l'interno della guancia alle sue parole e mi guarda con una serietà da farmi venire la pelle d'oca. La mia concentrazione si sposta sul mio profumo alla lavanda, l'unica cosa a cui posso aggrapparmi ora.

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