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"Sit and Rot,
Hope you enjoy it."

Kailani

Kailani

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«Uno, due, tre, quattro, cinque.....» contai con gli occhi serrati.

L'obiettivo era arrivare a cinquanta senza rischiare di avere un attacco di panico, anche se a quel punto avvertivo i sintomi pronti ad assalirmi come un'ombra scura che si nascondeva dietro l'angolo.

La parte difficile non era cercare di non avere un attacco di cuore ma era convincere il tuo cervello che non eri sul punto di morire, che i tuoi polmoni non stavano per collassare e che la sensazione di soffocamento non era reale.

«Sei, sette» presi un respiro profondo, continuando a tenere gli occhi chiusi. Se li avessi aperti avrei peggiorato tutto.

«Otto, n-nove....»

Riuscivo a sentire il sangue pompare nelle orecchie- bum, bum, bum- e avvertivo il mio petto muoversi su e giù sotto gli strati di vestiti.

Ero in camera mia, nel mio letto, che però quella notte sembrava più scomodo del solito.

Era successo di nuovo, l'ultima volta risaliva ad un paio di mesi prima ed ero sopravvissuta a stento.

Stava accadendo di nuovo.

«Dieci, u-undici, do-dodici.»

Riconobbi tutti i segni, ma quella notte i sintomi erano amplificati, sembrava così reale.

La paura estrema, il terrore, il battito cardiaco martellante, l'incapacità di muovermi, il masso che sentivo premere all'altezza del petto, la gola e l'addome e la percezione della presenza di qualcuno nella stanza.

La chiamavano narcolessia, o meglio conosciuta come paralisi del sonno.

Quella volta però era diverso, sentivo tutto intorno a me muoversi come se non mi trovassi nel mio letto ma piuttosto nei sedili della mia auto.

Non mi era mai successo prima, solitamente riuscivo a riconoscere di non trovarmi in un ambiente famigliare e il pensiero che stessi sognando mi tranquillizzò.

Il cuore che sembrava volermi uscire dal petto e il panico che stava impedendo ai miei polmoni di funzionare correttamente facevano solo parte di un incubo, dovevo solamente provare a muovermi, o in alternativa aspettare le prime ore dell'alba.

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